BES e DSA: significato, differenza e normative che regolano la scuola

BES e DSA significato

Da circa un decennio la scuola italiana si sta rendendo sempre più sensibile all’argomento dei disturbi dell’apprendimento e delle disabilità. Oggi, infatti, possiamo contare sul supporto di insegnanti qualificati che possono accompagnare l’alunno nel suo percorso scolastico, fino a raggiungere i suoi obiettivi di apprendimento.

Gli studenti con BES e DSA sono sempre più numerosi, un po’ per i nuovi metodi per la diagnosi dei disturbi, un po’ perché non si tratta più di argomenti tabù. E’ stato necessario, negli anni, ripensare alle modalità di insegnamento per favorire l’inclusione di questi ragazzi e tenerli al pari con il piano di studi dei loro compagni.

A questo proposito, abbiamo deciso di dedicare un articolo a questo argomento, evidenziando le differenze tra BES e DSA e andando ad analizzare le normative del MIUR circa i metodi di didattica inclusiva.

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BES e DSA: quali sono le differenze?

BES e DSA: cosa si indica con questi termini? Perché è importante distinguerli?

Innanzitutto, non si tratta della stessa cosa: non sono tutti dislessici allo stesso modo, come molte persone erroneamente pensano. L’acronimo DSA indica una serie di disturbi specifici dell’apprendimento, come dislessia, disgrafia, discalculia. Riguardano quindi principalmente l’andamento a scuola e nello studio.

BES, invece, indica un gruppo di studenti molto più complesso. I ragazzi con BES, infatti, sono alunni con bisogni educativi speciali, quindi con disabilità, difficoltà socioculturali, linguistiche, Disturbi Specifici dell’Apprendimento o problematiche simili.

Per riassumere, possiamo dire che DSA è un disturbo dell’apprendimento, BES indica un bisogno specifico dello studente. Mentre i DSA vengono diagnosticati da professionisti neuropsichiatri, i BES no e non esistono certificazioni che attestano un bisogno educativo speciale, in quanto sono innescati dalla condizione dello studente.

La distinzione è fondamentale per creare dei percorsi personalizzati per i singoli alunni, garantendo la migliore istruzione e inclusione possibile.

La normativa del MIUR per alunni con BES e DSA

Nel 2012, il MIUR ha emanato una Direttiva che approfondiva alcuni aspetti della legge 170/2010, la quale regolamenta le attività didattiche degli alunni con BES e DSA. La direttiva portava come titolo Strumenti d’intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica ed era atta a disciplinare le attività didattiche inclusive.

Veniva offerta una definizione dettagliata di BES, insieme ad una lista di difficoltà che questi alunni potevano incontrare. Per garantire loro la migliore istruzione, gli insegnanti dovevano essere preparati per portare un supporto speciale e personalizzato agli studenti.

Ogni insegnante è tenuto quindi a seguire dei programmi di studio e specializzazione specifici, per poter coprire il ruolo di tutore per ragazzi con BES.

Per quanto riguarda i ragazzi con DSA, la legge 170/2010 offriva una definizione di alcuni disturbi molto comuni, quali la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia ed emanava i principi del diritto allo studio di alunni con DSA. A ogni studente con disturbi dell’apprendimento spetta un percorso personalizzato efficace per metterlo alla pari con gli altri compagni.

Il MIUR ha offerto anche delle linee guida per generare piani didattici personalizzati basati su misure compensative e dispensative. Ciò significa che se da una parte vengono forniti agli alunni strumenti didattici per compensare i deficit dell’alunno, dall’altra egli deve essere esonerato da certi compiti, per non creare situazioni penalizzanti o di disagio.

La consapevolezza circa i disturbi dell’apprendimento sta aumentando di anno in anno e le soluzioni per garantire il successo di tutti gli alunni sono sempre più all’avanguardia. I docenti devono seguire percorsi specifici per supportare lo studio di questi ragazzi e non mancano poi soluzioni che coinvolgono anche i compagni e i familiari. L’obiettivo è quello di garantire la massima integrazione scolastica.