comunicazione aggiornamenti alfabetizzazione digitale

Gentilissimi,

Desideriamo fornire un chiarimento in merito agli ultimi sviluppi.
In base a quanto stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) del Comparto Istruzione e Ricerca, sottoscritto in data 18/01/2024, si specifica che:

Tutte le certificazioni informatiche non certificate da Accredia non sono ritenute valide come titoli di accesso per partecipare al bando per il personale ATA.

Ad oggi è vero che EIPASS  ed ICDL sono organismi accreditati da ACCREDIA ma secondo quanto riportato in un comunicato ufficiale da Accredia, la certificazione richiesta per questo bando potrebbe essere unicamente quella in linea con DIGCOMP 2.2.

Tuttavia, affinché questa affermazione diventi definitiva, è necessario che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIM) la confermi.

Al momento, non è stata emessa alcuna circolare ufficiale in proposito, pertanto ribadiamo il nostro consiglio di attendere ulteriori sviluppi.

Agatos è sia Ei-center EIPASS, sede ICDL AICA che Pekit Center ma siamo in attesa di aggiornamenti da parte degli enti certificatori riguardo le procedure da attuare.

Vi invitiamo a diffidare da enti che indicano con certezza la validità di presunte Certificazioni di alfabetizzazione digitali.

Al momento non esiste una scadenza concorsuale definita, e potrebbe esserci anche un possibile slittamento delle graduatorie ATA.

Questo messaggio è volto a tranquillizzare gli studenti e chi è già in possesso di una certificazione Eipass, Icdl o Pekit, sottolineando che non c’è alcun motivo di affrettarsi, poiché agire in fretta potrebbe comportare errori.

Ringraziamo anticipatamente per la vostra preziosa collaborazione e auguriamo un buon proseguimento di giornata

Cordiali saluti,

Agatos Sevice Srl

Il corso di dattilografia di Agatos Service è pensato per aiutare le persone a sviluppare una buona tecnica di digitazione, aumentare la velocità di scrittura e ridurre gli errori. È particolarmente utile per coloro che lavorano in ambito amministrativo e trascorrono molte ore al computer, ma può essere utile anche a chiunque desideri imparare a digitare in modo più efficiente. Grazie al corso, sarà possibile acquisire le competenze necessarie per scrivere con le dieci dita senza dover guardare continuamente la tastiera, aumentando la produttività e la precisione nella digitazione.

Il corso di dattilografia di Agatos Service è un’opportunità per chi vuole migliorare la propria tecnica di digitazione e aumentare la velocità di scrittura al computer. Offre una formazione completa, che parte dalle basi e arriva all’utilizzo avanzato della tastiera.

Durante il corso di dattilografia di Agatos, saranno trattate le seguenti tematiche:

  • Impostazione corretta della postura e della posizione delle mani sulla tastiera
  • Utilizzo delle dita in modo ottimale per digitare più velocemente e con meno sforzo
  • Imparare a digitare con le dieci dita senza guardare la tastiera
  • Esercizi pratici per aumentare la velocità e la precisione nella digitazione
  • Consigli e trucchi per digitare in modo efficiente in diverse situazioni lavorative

Il corso di dattilografia di Agatos è rivolto a tutti, sia a chi è alle prime armi con la tastiera sia a chi ha già esperienza di digitazione ma vuole perfezionare la propria tecnica.

È particolarmente indicato per coloro che lavorano nell’ambito amministrativo (ATA-A), garantendo 1 punto per le graduatorie, ma può essere utile anche a chiunque desideri imparare a digitare in modo più efficiente.

Grazie all’apprendimento delle tecniche di digitazione con le dieci dita, sarà possibile aumentare la produttività e ridurre gli errori nella scrittura al computer, sia in ambito lavorativo che personale.

Crediti formativi

Chi è nel mondo universitario o comunque ci è stato sa bene quanto i crediti formativi universitari siano importanti. Il piano di studi viene rigidamente scandito dalla conquista dei crediti che in genere vengono associati o al superamento di un esame o allo svolgimento di un’attività extracurriculare come sono i corsi di formazione come ad esempio la certificazione informatica o i periodi di tirocinio. 

 

La quantità di crediti formativi universitari  di cui si ha bisogno per il conseguimento della laurea variano da istituto a istituto. Ma tu sai realmente come funzionano i crediti formativi universitari? Se vuoi maggiore chiarezza in merito ti consigliamo di continuare a seguirci. 

Crediti formativi universitari: cosa sono

È stato il decreto ministeriale del 3 novembre 1999 n.509 a introdurre quelli che sono conosciuti come crediti formativi universitari. Lo scopo di questa introduzione è stato quello di offrire in numeri un quantitativo del lavoro svolto dallo studente in tutto l’arco del suo percorso di studi. 

 

Essi stanno ad indicare sostanzialmente tutte le ore che sono state passate in aula a fare lezione, ma anche quelle passate a studiare a casa, all’interno dei laboratori o svolgendo stage di qualunque genere. Insomma i crediti formativi universitari dovrebbero essere indice di preparazione di uno studente poi divenuto professionista. 

 

Un percorso di studi che viene poi preso in considerazione anche nel momento in cui si concorre per un posto di ruolo, come succede con le graduatorie d’istituto

 

Come detto in apertura, il quantitativo di crediti formativi universitari varia a seconda dell’istituto, ma la totalità delle università nè prevede l’utilizzo e il bisogno per conseguire la laurea. Questo vale tanto per le università fisiche, quanto per quelle telematiche. 

Come funzionano i crediti formativi universitari

Quindi che i crediti formativi universitari siano insiti nell’organizzazione proprio del percorso di studi a questo punto dovrebbe essere chiaro, ma in che modo funzionano? Ad ogni esame che viene affrontato corrisponde un certo numero di crediti i quali si possono ottenere solo nel momento in cui l’esame viene superato, indipendentemente dal voro conseguito.

 

Per il conseguimento dei crediti formativi universitari, l’esame può essere: 

  • orale; 
  • scritto; 
  • richiedere la partecipazione a un’attività professionale. 

 

Ogni dipartimento in genere riconosce un certo numero di crediti per ogni esame e per ogni attività, anche se in linea di massima non si possono superare i 12 crediti per ogni  voce prevista nel percorso di studi.  

 

In linea di massima il numero di crediti formativi che si ottiene alla fine di un percorso di studi sono: 

  • 180 per le lauree triennali; 
  • 120 per le lauree magistrali; 
  • 360 per i percorsi quinquennali di medicina, chirurgia e giurisprudenza; 
  • 300 per i percorsi magistrali in medicina, chirurgia, giurisprudenza.  

 

Come anticipato in precedenza il numero di crediti formativi universitari sono importanti anche una volta concluso il percorso di studi. Non a caso una professione come l’insegnante, richiede, anche dopo il conseguimento della laurea una serie di corsi di formazione per docenti che vanno a rafforzare i numeri di crediti posseduti, indispensabili per presentarsi ai concorsi come insegnanti e per salire nelle graduatorie. 

 

A tal proposito non sono da dimenticare anche i crediti formativi riconosciuti per ogni master a cui si prende parte al fine di arricchire la propria preparazione, affinarla o mantenersi costantemente aggiornati. 

Come ottenere crediti formativi universitari

Lo abbiamo già accennato in precedenza, ma lo ripetiamo volentieri. I crediti formativi universitari si possono conseguire solo sostenendo tutti gli esami che il percorso universitario prevede.

 

Ognuno di essi può avere un valore molto basso che però non può scendere al di sotto del 3 o un valore massimo di 12. Ma, sempre come abbiamo più volte accennato, questo non è certo l’unico modo che si ha per conseguire i crediti formativi universitari. 

 

Ogni piano di studi, infatti, prevede lo svolgimento di attività extracurricolari, come possono essere dei corsi di formazione, ma anche dei laboratori, tirocini e stage di qualunque genere. Per attività lavorative come quella dell’insegnante l’importanza dei crediti formativi non si esaurisce al conseguimento del titolo di studi, ma va ben oltre e se ne tiene conto anche per accedere alle graduatorie. 

 

Graduatorie in cui si considerano anche i master, i corsi di aggiornamento e altri corsi di formazione. 

Corso CLIL

La sigla CLIL indica un approccio di apprendimento innovativo che è stato introdotto anche in Italia, da circa un decennio. CLIL significa Content and Language Integrated Learning e prevede l’insegnamento di materie non linguistiche in lingua straniera.

Cos’è corso CLIL

Il corso CLIL si compone di una serie di lezioni, teoriche e pratiche, al termine delle quali si riceve una certificazione valida per insegnare materie curriculari, umanistiche e scientifiche, in lingua straniera.

Questo approccio all’insegnamento delle lingue straniere è molto utile per gli studenti: innanzitutto, può essere applicato nei diversi gradi di scuola, dalla scuola primaria all’ università. Non si tratta di un approccio classico, in cui il docente si preoccupa che gli studenti apprendano dettagli fondamentali di una lingua, come la grammatica, il lessico e la morfologia, ma affronta con gli allievi un argomento scolastico non in italiano.

Potrebbe quindi ad esempio, affrontare una lezione di storia in inglese, o di matematica in spagnolo. In questo modo, il CLIL stimola l’apprendimento della lingua in un modo più fluido e interattivo, spingendolo a migliorare le capacità di ascolto e di comunicazione.

A chi è rivolto il corso CLIL?

Trattandosi di un approccio all’insegnamento, i destinatari del corso CLIL sono i docenti. In particolare:

  • insegnanti di discipline non linguistiche provenienti da scuole secondarie di II grado
  • insegnanti di lingua straniera di scuole secondarie di I e di II grado
  • insegnanti della scuola primaria che desiderano introdurre il CLIL in via sperimentale nelle proprie classi
  • neolaureati che vogliono diventare insegnanti al pari di quelli appena citati.

I requisiti che ognuno di questi candidati deve avere sono:

  • possesso di un diploma di laurea, diploma di laurea di primo livello ovvero laurea magistrale o specialistica conseguita secondo l’ordinamento antecedente e successivo al DM 509/99
  • possesso di competenze metodologico-didattiche acquisite attraverso un corso di perfezionamento erogato dall’università che offra almeno 60 crediti formativi.

Il corso CLIL: struttura e argomenti

Il corso CLIL consente di ottenere l’omonima certificazione riconosciuta dal MIUR. Una volta che l’insegnante acquisisce tutte le abilità fornite dal corso, può insegnare una disciplina non linguistica in lingua straniera in scuole primarie e secondarie, di I e II grado.

Possedere questa certificazione potrebbe rivelarsi utile in caso di graduatorie scolastiche, concorsi pubblici, o per insegnare in scuole straniere.

Il Corso è suddiviso in sei aree che comprendono tematiche di interesse generale, basi psicopedagogiche di didattica, fondamenti di linguistica e applicativi per imparare a insegnare secondo l’approccio CLIL, approfondimento della lingua straniera.

E’ poi previsto un Modulo 7 a scelta del partecipante in base alla lingua che vuole approfondire e un Laboratorio disciplinare. Il monte ore del corso è di 1.500 ore.

Al termine del corso, lo studente sarà sottoposto a una prova finale che consisterà nell’elaborazione e discussione di una tesi basata su una lezione CLIL in una specifica disciplina non linguistica.

In caso di esito positivo della prova finale, sarà rilasciato il Diploma di Corso di Perfezionamento in “Metodologia CLIL e didattica dell’insegnamento”.

BES e DSA significato

Da circa un decennio la scuola italiana si sta rendendo sempre più sensibile all’argomento dei disturbi dell’apprendimento e delle disabilità. Oggi, infatti, possiamo contare sul supporto di insegnanti qualificati che possono accompagnare l’alunno nel suo percorso scolastico, fino a raggiungere i suoi obiettivi di apprendimento.

Gli studenti con BES e DSA sono sempre più numerosi, un po’ per i nuovi metodi per la diagnosi dei disturbi, un po’ perché non si tratta più di argomenti tabù. E’ stato necessario, negli anni, ripensare alle modalità di insegnamento per favorire l’inclusione di questi ragazzi e tenerli al pari con il piano di studi dei loro compagni.

A questo proposito, abbiamo deciso di dedicare un articolo a questo argomento, evidenziando le differenze tra BES e DSA e andando ad analizzare le normative del MIUR circa i metodi di didattica inclusiva.

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BES e DSA: quali sono le differenze?

BES e DSA: cosa si indica con questi termini? Perché è importante distinguerli?

Innanzitutto, non si tratta della stessa cosa: non sono tutti dislessici allo stesso modo, come molte persone erroneamente pensano. L’acronimo DSA indica una serie di disturbi specifici dell’apprendimento, come dislessia, disgrafia, discalculia. Riguardano quindi principalmente l’andamento a scuola e nello studio.

BES, invece, indica un gruppo di studenti molto più complesso. I ragazzi con BES, infatti, sono alunni con bisogni educativi speciali, quindi con disabilità, difficoltà socioculturali, linguistiche, Disturbi Specifici dell’Apprendimento o problematiche simili.

Per riassumere, possiamo dire che DSA è un disturbo dell’apprendimento, BES indica un bisogno specifico dello studente. Mentre i DSA vengono diagnosticati da professionisti neuropsichiatri, i BES no e non esistono certificazioni che attestano un bisogno educativo speciale, in quanto sono innescati dalla condizione dello studente.

La distinzione è fondamentale per creare dei percorsi personalizzati per i singoli alunni, garantendo la migliore istruzione e inclusione possibile.

La normativa del MIUR per alunni con BES e DSA

Nel 2012, il MIUR ha emanato una Direttiva che approfondiva alcuni aspetti della legge 170/2010, la quale regolamenta le attività didattiche degli alunni con BES e DSA. La direttiva portava come titolo Strumenti d’intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica ed era atta a disciplinare le attività didattiche inclusive.

Veniva offerta una definizione dettagliata di BES, insieme ad una lista di difficoltà che questi alunni potevano incontrare. Per garantire loro la migliore istruzione, gli insegnanti dovevano essere preparati per portare un supporto speciale e personalizzato agli studenti.

Ogni insegnante è tenuto quindi a seguire dei programmi di studio e specializzazione specifici, per poter coprire il ruolo di tutore per ragazzi con BES.

Per quanto riguarda i ragazzi con DSA, la legge 170/2010 offriva una definizione di alcuni disturbi molto comuni, quali la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia ed emanava i principi del diritto allo studio di alunni con DSA. A ogni studente con disturbi dell’apprendimento spetta un percorso personalizzato efficace per metterlo alla pari con gli altri compagni.

Il MIUR ha offerto anche delle linee guida per generare piani didattici personalizzati basati su misure compensative e dispensative. Ciò significa che se da una parte vengono forniti agli alunni strumenti didattici per compensare i deficit dell’alunno, dall’altra egli deve essere esonerato da certi compiti, per non creare situazioni penalizzanti o di disagio.

La consapevolezza circa i disturbi dell’apprendimento sta aumentando di anno in anno e le soluzioni per garantire il successo di tutti gli alunni sono sempre più all’avanguardia. I docenti devono seguire percorsi specifici per supportare lo studio di questi ragazzi e non mancano poi soluzioni che coinvolgono anche i compagni e i familiari. L’obiettivo è quello di garantire la massima integrazione scolastica.

didattica inclusiva bes dsa

A giugno del 2021, è stato emanato, dal Ministero dell’Istruzione, il Decreto Ministeriale n. 188 circa la formazione del personale docente ai fini dell’inclusione degli alunni con disabilità.

Il decreto era stato previsto per la fine di gennaio 2021, accompagnato da un fondo di 10 milioni di euro da investire nella didattica inclusiva BES DSA. Ad oggi però i docenti sono ancora in attesa di ulteriori indicazioni circa lo svolgimento delle attività formative e le altre modalità per garantire l’inclusione agli studenti con bisogni educativi speciali.

Il monte ore delle lezioni è attualmente fissato in 25 ore, da svolgersi entro la fine del 2021.

BES e DSA: quali sono le differenze?

Importante al fine di comprendere appieno il Decreto Ministeriale n. 188 è la differenza tra BES e DSA. Cosa si indica con questi termini?

Con la sigla BES indichiamo i bisogni educativi speciali, che vanno a individuare quegli alunni che non solo necessitano di sostegno nello studio a scuola, ma anche di attenzioni ulteriori per via di uno svantaggio sociale, culturale, economico o linguistico.

I disturbi legati ai BES non sono solo quindi esclusivamente di tipo scolastico, ma riguardano l’individuo anche fuori dalle istituzioni educative.

DSA, invece, indica una serie di disturbi specifici dell’apprendimento quali il disturbo specifico di lettura, della compitazione, delle abilità scolastiche, aritmetiche ecc. Tra questi sono quindi inclusi dislessia, disgrafia, discalculia e molti altri.

Che cos’è il Decreto Ministeriale n. 188?

Il Decreto ministeriale n. 188, come anticipato, disciplina le modalità di intervento di formazione obbligatoria degli insegnanti che presentano nelle loro classi alunni con disabilità, per l’anno scolastico 2021/2022. L’obiettivo è quello di includere nell’apprendimento questi studenti e garantire loro la migliore istruzione.

Gli interventi si divideranno in unità formative della durata complessiva di 25 ore, da svolgere in presenza o a distanza. Secondo il Decreto, saranno necessarie anche prove pratiche di sperimentazione didattica e corsi di approfondimento personale e collegiale, il tutto osservato e documentato dalla scuola stessa.

A chi è rivolto il Decreto Ministeriale n. 188?

Le attività formative appena indicate sono destinate al personale docente nelle cui classi vi siano alunni con disabilità. In particolare, è rivolto a quegli insegnanti che non possiedono un titolo di specializzazione sul sostegno.

Gli insegnanti sono obbligati a seguire le attività formative, in nessun caso è previsto l’esonero dal servizio. E’ responsabilità del Dirigente scolastico assicurarsi che gli insegnanti prendano parte allo svolgimento delle attività formative.

Come avverrà il monitoraggio delle attività?

Il monitoraggio qualitativo dei percorsi di formazione avviene secondo le disposizioni fornite dalla Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico, presso la quale è costituito un Comitato tecnico-scientifico nazionale, per il coordinamento e il supporto delle attività indicate dal Decreto.

Ogni Ufficio scolastico regionale presenterà quindi il suo Comitato tecnico-scientifico, il quale farà riferimento ai Dirigenti scolastici delle Scuole-polo per la formazione e ai Gruppi di lavoro interistituzionali regionali.

Indicazioni sulle risorse finanziarie per la didattica inclusiva

Il Decreto Ministeriale n. 188 cita anche l’argomento delle risorse finanziarie, destinate alle finalità di formazione degli insegnanti per la didattica inclusiva BSE DSA. Come già anticipato, sono già stati stanziati 10 milioni di euro per l’anno 2021, ripartiti tra le Scuole-polo regionali per la formazione dei docenti.

La somma di denaro destinata alla singola scuola dipende dalla percentuale di docenti non in possesso del titolo di specializzazione, che insegnano in classi con alunni con disabilità. Sarà quindi necessario operare un censimento e raccogliere informazioni circa la situazione della didattica inclusiva nella scuola.

insegnare con metologia clil

La sigla CLIL significa Content and Language Integrated Learning. Si tratta di una metodologia che porta all’apprendimento integrato di competenze linguistico comunicative e disciplinari, in lingua straniera.

Quando si decide di studiare in determinate scuola italiane o nel mondo, oppure di trasferirsi all’estero per cercare nuove opportunità di lavoro, un requisito fondamentale è la conoscenza delle lingue straniere. A maggior ragione, questo requisito è fondamentale se una persona desidera insegnare una disciplina scolastica in lingua straniera.

Per fare questo, servono delle certificazioni valide e riconosciute a livello europeo, le quali attestino le competenze didattiche e linguistiche dell’insegnante.

Il corso CLIL è una certificazione che si ottiene a seguito di un corso dedicato all’apprendimento dell’insegnamento delle materie scolastiche in lingua straniera. Non si tratta dell’insegnamento di una lingua straniera in senso stretto, in cui si studia la grammatica, il lessico e la morfologia della lingua stessa, ma di affrontare una materia, solitamente umanistica, in lingua straniera.

A chi serve il CLIL?

Il CLIL è fondamentale per quelle figure professionali che desiderano insegnare materie curriculari della scuola secondaria in lingua straniera. Quindi, è rivolto a:

  • Docenti e aspiranti docenti di discipline non linguistiche di scuole secondarie di II grado
  • Docenti di lingua straniera di scuole secondarie di I e di II grado
  • Docenti della scuola primaria che desiderano introdurre il CLIL in via sperimentale nelle proprie classi
  • Laureati che vogliono diventare insegnant,i come quelli appena citati.

Requisiti minimi per accedere al CLIL

Per accedere all’approccio CLIL, bisogna almeno aver conseguito la laurea magistrale o specialistica, conseguita secondo l’ordinamento antecedente e successivo al DM 509/99.

Inoltre, l’insegnante che desidera accedere all’approccio CLIL dovrà possedere competenze linguistico-comunicative nella lingua straniera veicolare almeno a livello B2 o C1.

Infine, dovrà essere anche in possesso di competenze metodologico-didattiche acquisite attraverso un corso di perfezionamento erogato da un Università, che offra almeno 60 crediti formativi.

Il corso CLIL

Il corso CLIL consente di ottenere l’omonima certificazione riconosciuta dal MIUR. Questa attesta le competenze acquisite per l’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera e serve in caso di graduatorie scolastiche, concorsi pubblici, ma anche lezioni private e insegnamento in alcune scuole straniere.

Il programma del corso si divide principalmente in tre aree:

  1. Basi psicopedagogiche di didattica
  2. Fondamenti di linguistica e applicativi per imparare a insegnare secondo l’approccio CLIL
  3. Conoscenza della lingua straniera e il suo approfondimento

Il corso di concluderà poi con una prova finale. Questa consisterà nell’elaborazione e discussione di una tesi basata su una lezione CLIL in una specifica disciplina non linguistica.

Durante il corso, invece, saranno previste delle verifiche dell’apprendimento. Esso ha una durata di 1500 ore con 60 crediti formativi previsti. Al termine di questo lasso di tempo, il candidato otterrà il Diploma di Corso di Perfezionamento in “Metodologia CLIL e didattica dell’insegnamento”.

Vantaggi del CLIL per gli studenti

  • Il metodo CLIL può essere applicato in diverse classi scolastiche
  • Consente di apprendere allo stesso tempo una lingua straniera e una materia scolastica
  • Motiva l’alunno a utilizzare la lingua straniera in classe, stimolando l’apprendimento della stessa e anche la comunicazione
  • Offre un approccio multiculturale e multidisciplinare del sapere
  • Si tratta di un approccio più coinvolgente e che suscita anche maggiore interesse negli alunni.
graduatorie ata tutto quello che ce da sapere

Ancora non è stato presentato il decreto definitivo di riapertura e aggiornamento della terza fascia ATA per il prossimo triennio, ma è già possibile consultare una bozza sul sito ufficiale del Ministero dell’Istruzione.

Nel mondo della scuola, l’incertezza è ancora tanta per via delle restrizioni anti-contagio e per le modalità di lavoro, in quanto non si sa ancora quando si tornerà alla normalità. Tuttavia, le modalità di presentazione della domanda sono già chiare e così anche i requisiti.

Vediamo insieme tutto ciò che è indispensabile sapere sulle graduatorie per l’assunzione del personale ATA.

Presentazione della domanda

Per ora si suppone che la domanda possa essere presentata dai primi giorni di marzo, a differenza di ciò che dicevano alcune indiscrezioni a metà gennaio. Forse, addirittura, la partenza per la presentazione delle domande slitterà a giugno del 2021.

Per ora, è certo che la domanda non potrà più essere presentata in forma cartacea, ma solo telematica, velocizzando di molto il processo di valutazione dei candidati. L’aggiornamento del profilo o la registrazione, dovrà avvenire sulla piattaforma Ministeriale Polis Istanze Online del Miur.

Requisiti e punteggio

Per quanto riguarda i requisiti necessari per l’assunzione e le modalità di assegnazione dei punti, in linea di massima, il nuovo Bando per l’a.s 2021-2022 resterà del tutto simile al precedente Bando del 2017, a quanto si evince dalla bozza.

Se si vuole lavorare come Personale ATA è necessario informarsi sulla Valutazione dei Titoli del Personale ATA, attraverso la lettura della tabella ufficiale aggiornata al 2021. Qui è possibile trovare il punteggio di tutti i titoli che un candidato ATA può conseguire o che già possiede e permette di determinare il punteggio all’interno delle Graduatorie di Terza 3 Fascia.

Come aumentare il punteggio di valutazione?

In base alla posizione che si vuole coprire, ci saranno dei requisiti minimi a cui si sommano quelli aggiuntivi che possono aumentare il punteggio di valutazione. Tra questi, quelli da segnalare sono certamente un attestato ufficiale di addestramento professionale per la dattilografia, le certificazioni informatiche e digitali, la laurea, qualifiche ottenute al termine di corsi in materia socio-assistenziale e socio-sanitaria e molto altro.

Il consiglio è dunque quello di consultare il sito ufficiale del MIUR e consultare tutte le tabelle riguardanti valutazioni e punteggi, così da non farsi cogliere impreparati.

videoconferenza elearning

Sempre più diffusi, i corsi di formazione online sono fruibili con modalità diverse, per questo è bene conoscere la differenza tra e-learning e videoconferenza e capire i vantaggi dell’uno rispetto all’altro

La formazione a distanza è ormai una realtà consolidata, molto apprezzata dagli utenti e decisamente preferita ai classici corsi in aula, visti gli indubbi vantaggi offerti. Con l’evoluzione della tecnologia, poi, i corsi di formazione Online sono oggi fruibili in diverse modalità, delle quali l’e-learning e la videoconferenza sono le più diffuse. Ma qual è la differenza tra corsi in e-learning e in videoconferenza? Quali le caratteristiche e i benefici dell’uno rispetto all’altro?

Come capire se è preferibile seguire un corso in e-learning anziché uno in videoconferenza?

Corsi in e-learning e in videoconferenza: le differenze

I corsi in e-learning e in videoconferenza sono molto diversi tra loro, sebbene si tratti in entrambi i casi di formazione online.

Nello specifico, i corsi in videoconferenza altro non sono che una trasposizione virtuale dei classici corsi in aula, poiché si segue una lezione in un giorno e in un orario prestabilito (e in maniera sincronica) collegandosi con webcam e microfono.

In questa tipologia di corsi, dunque, l’interazione tra docente e allievi sussiste, poiché è prevista la possibilità d’intervenire durante la lezione per porre domande o richiedere chiarimenti.

Trattandosi di formazione online, i corsi in videoconferenza sono poi fruibili dovunque e permettono al docente di registrare la presenza degli allievi e d’impedire interferenze esterne, visto che l’accesso è consentito solitamente tramite un link riservato.

Di contro, però, le lezioni in videoconferenza pongono anche dei limiti, come ad esempio il fatto che una loro corretta fruizione richiede la disponibilità non solo di una connessione stabile e di buona qualità ma anche di strumenti che assicurino audio e visione perfetta.

Inoltre, per seguire un corso in videoconferenza è necessario dare disponibilità in un giorno e in un orario specifico, cosa che potrebbe interferire con altri impegni, non permettendo così agli allievi di partecipare alla lezione.

Passando ai corsi in e-learning è possibile individuare molti punti di forza.

Tra i principali vantaggi delle lezioni e-learning c’è innanzitutto l’autonomia dell’utente, ovvero la possibilità di poter gestire e modulare il percorso di formazione sulle proprie specifiche esigenze. Un corso e-learning, infatti, può essere seguito in ogni momento, le lezioni possono essere visionate più volte ed è possibile modularne il ritmo sulla propria velocità di apprendimento.

Inoltre i contenuti in e-learning sono personalizzabili, così da realizzare un percorso formativo su misura, senza tralasciare che sono sempre aggiornati e mai obsoleti. L’apprendimento in e-learning è poi estremamente coinvolgente, grazie agli strumenti interattivi (come video e animazioni) che è possibile implementare, e permette un monitoraggio costante sia dei progressi che delle difficoltà riscontrate dall’allievo.

E’ vero che nei corsi in e-learning non è prevista l’interazione docente-allievo e allievo-allievo, ma si tratta di un limite che attiene essenzialmente alla sfera sociale e non a quella prettamente didattica.

Inoltre non bisogna dimenticare che la maggior parte dei percorsi formativi in e-learning permette oggi la comunicazione tra gli studenti grazie a strumenti come chat e forum dove è possibile confrontarsi, scambiarsi idee e risolvere eventuali dubbi, facendo in sostanza “networking”.

Corsi in videoconferenza e in e-learning: quale scegliere?

La scelta tra corso in e-learning e in videoconfernza deve innanzitutto tenere conto delle esigenze formative del singolo, anche se i vantaggi dell’e-learning sono maggiori, specialmente in termini di flessibilità e adattabilità.

Per l’immediato futuro, una soluzione potrebbe venire dall’integrazione della videoconferenza nei percorsi di e-learning, così da favorire e potenziare, anche per questa tipologia di formazione online, l’interazione tra i partecipanti.

 

graduatorie personale ata

Grazie all’acquisizione di determinati titoli è possibile migliorare il proprio punteggio nelle graduatorie terza fascia personale ATA e avere così più probabilità di essere convocati

Investire nella formazione è fondamentale per tutti coloro che ambiscono a lavorare nel mondo della scuola come personale ATA.

Come i docenti, infatti, anche queste figure professionali devono “aggiornare” il proprio profilo, acquisendo certificazioni che permettono di aumentare il punteggio e quindi la propria posizione nelle graduatorie di circolo e d’istituto.

Con cadenza triennale, infatti, le graduatorie scolastiche per il personale ATA III Fascia vengono aggiornate così è possibile “rinnovare” la propria domanda, arricchendola con titoli riconosciuti e ai quali viene assegnato uno specifico punteggio in base alle tabelle di valutazione predisposte dal ministero.

Ma quali sono le certificazioni che consentono di migliorare il punteggio ATA?

Quali i corsi valutabili per i profili professionali di personale amministrativo, assistente tecnico e collaboratore scolastico?

Personale ATA: i profili professionali e i relativi titoli

Il personale ATA, Personale Amministrativo-Tecnico-Ausiliare, comprende una serie di diverse figure professionali le quali svolgono svariate mansioni all’interno degli istituti scolastici.

Si tratta, pertanto, di profili differenti ai quali può essere conferito un incarico di supplenza o di lavoro a tempo determinato o indeterminato.

I profili ricompresi nel personale ATA sono quelli di collaboratore scolastico, personale amministrativo e assistente tecnico ai quali sono richiesti titoli precisi per poter svolgere le funzioni di riferimento.

Vediamo, quindi, quali sono le certificazioni che aumentano il punteggio in graduatoria in base alle singole figure professionali.

I titoli valutabili per il Personale Amministrativo

Gli Assistenti Amministrativi (AA- Area B) possono essere impiegati in tutti gli istituti scolastici e il requisito di base per presentare domanda è il possesso del diploma di maturità.

Per quanto concerne invece i titoli che è possibile acquisire per migliorare il proprio punteggio nella graduatoria ATA, la tabella ministeriale 2020/2023 ritiene validi per il punteggio:

  • Gli attestati di qualifica professionale relativi alla trattazione di testi e/o alla gestione dell’amministrazione mediante strumenti di video-scrittura o informatici (Punti 1,5)
  • Attestato di addestramento professionale per la dattilografia o per i servizi meccanografici (Punti 1,00)
  • Certificazioni informatiche e digitali: ECDL Core 0,5, ECDL Advanced 0,55, ECDL Specialised 0,6, Nuova ECDL Base 0,5, Nuova ECDL Advanced 0,55, Nuova ECDL Specialised e Professional 0,6, Microsoft MCAD o equivalente 0,5, Livello MCSD o equivalente 0,55, Livello MCDBA o equivalente 0,6, EUCIP (European Certification oflnformatics Professionals) 0,6, IC3 0,6, MOUS (Microsoft Office User Specialist) 0,6, CISCO (Cisco System) 0,6, Pekit 0,6, Eipass 0,6, EIRSAF Full 0,6, EIRSAF Four 0,5, EIRSAF Green 0,5;

Le certificazioni per gli Assistenti Tecnici e i Collaboratori Scolastici

I profili di Assistente Tecnico (AT-Area B) sono impiegati presso le scuole secondarie di secondo grado e per fare domanda è richiesto un diploma di maturità corrispondente alla specifica area professionale.

Per migliorare il proprio punteggio nelle graduatorie d’istituto di III Fascia, i profili di Assistente Tecnico devono puntare sopratutto sull’ottenimento di certificazioni informatiche e digitali, così come previsto dalla tabella ministeriale. Nel dettaglio danno punteggio i seguenti titoli:

  • Certificazioni informatiche e digitali: ECDL Core 0,5, ECDL Advanced 0,55, ECDL Specialised 0,6, Nuova ECDL Base 0,5, Nuova ECDL Advanced 0,55, Nuova ECDL Specialised e Professional 0,6, Microsoft MCAD o equivalente 0,5, Livello MCSD o equivalente 0,55, Livello MCDBA o equivalente 0,6, EUCIP (European Certification oflnformatics Professionals) 0,6, IC3 0,6, MOUS (Microsoft Office User Specialist) 0,6, CISCO (Cisco System) 0,6, Pekit 0,6, Eipass 0,6, EIRSAF Full 0,6, EIRSAF Four 0,5, EIRSAF Green 0,5;

Per quanto riguarda, invece, i Collaboratori Scolastici (CS-Area A), da impiegare in tutte le scuole, il requisito richiesto per presentare domanda nelle graduatorie III Fascia ATA è il diploma di maturità mentre i titoli che concorrono ad aumentare il punteggio sono:

  • Qualifiche ottenute al termine di corsi Socio-Assistenziali e Socio-Sanitari (Punti 1,00)
  • Certificazioni informatiche e digitali: ECDL Core 0,25, ECDL Advanced 0,28, ECDL Specialised 0,3, Nuova ECDL Base 0,25, Nuova ECDL Advanced 0,28, Nuova ECDL Specialised e Professional 0,3, Microsoft MCAD o equivalente 0,25, Livello MCSD o equivalente 0,28, Livello MCDBA o equivalente 0,3, ECDL Core 0,25, ECDL Advanced 0,28, ECDL Specialised 0,3, Nuova ECDL Base 0,25, Nuova ECDL Advanced 0,28
    Nuova ECDL Specialised e Professional 0,3, Microsoft MCAD o equivalente 0,25, Livello MCSD o equivalente 0,28, Livello MCDBA o equivalente 0,3;

Conseguire titoli che permettono di migliorare il proprio punteggio nelle graduatorie ATA III Fascia è quindi fondamentale così come lo è sapere quali sono quelle certificazioni da conseguire in base al profilo professionale ATA scelto. Ricordiamo, infine, che nel punteggio ATA sono considerati, oltre ai titoli di cultura anche quelli di servizio.

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