milano

Regione Lombardia ha adottato il regolamento edilizio-tipo (RET) che recepisce l’Intesa tra Governo, Regioni e Autonomie Locali.

“Il regolamento edilizio tipo (RET) è da oggi patrimonio di Regione Lombardia che ne ha adottato ufficialmente lo schema tipo e le definizioni tecniche uniformi – ha commentato Foroni – Con oggi la semplificazione edilizia in Lombardia ha fatto dunque un deciso passo in avanti, e da oggi tutti i Comuni inizieranno a parlare la stessa lingua, potranno confrontarsi e far tesoro ognuno delle esperienze degli altri, anche in caso di sentenze del Tar in materia edilizia, che faranno giurisprudenza per tutta la Lombardia. Si tratta – ha concluso l’assessore – di un risultato di grandissima importanza che arriva alla fine di un percorso condiviso passo a passo con Anci Lombardia, nonché con le associazioni dei professionisti del settore e i costruttori edili. Percorso che abbiamo completato in tempi rapidi, come promesso all’inizio di questa legislatura”.

Procedure uniformi e rilancio del settore. Una semplificazione burocratica che ha anche l’obiettivo, oltre che di standardizzare le norme in tutti i Comuni lombardi facilitando così la vita di cittadini e professionisti, anche di favorire la valorizzazione delle risorse energetiche, rilanciare il settore edile e la rigenerazione urbana sostenibile. Con il recepimento di questa norma, infatti, si uscirà dalla complessità delle centinaia di regolamenti diversi per approdare finalmente ad uno schema di definizioni uniformi, metodi, procedure e tempi certi da seguire.

Tempi certi e incontri di accompagnamento sul territorio. I Comuni dovranno adeguarsi entro e non oltre 180 giorni e il mancato adeguamento comporterà comunque la diretta applicazione delle definizioni uniformi che prevarranno sulle disposizioni comunali. A tal fine l’assessore nei prossimi giorni scriverà una lettera a tutti i sindaci fornendo loro le prime indicazioni per procedere all’adeguamento. Inoltre sono stati già previsti quattro incontri di ‘accompagnamento’ sul territorio, uno a Milano e altri tre a Brescia, Lecco e Lodi. In queste sedi ai tecnici e amministratori comunali verrà fornito un testo commentato, per aiutarli a ridefinire i regolamenti edilizi.

technology transfer

Quali sono gli strumenti che il governo negli ultimi anni ha messo a disposizione per sostenere la crescita delle aziende e delle start up ad alto contenuto tecnologico?

Quali sono gli strumenti che il governo negli ultimi anni ha messo a disposizione per sostenere la crescita delle aziende e delle start up ad alto contenuto tecnologico? Come si può facilitare il dialogo con il mercato, facendo crescere i progetti imprenditoriali meritevoli, così da avere una ricaduta positiva sull’intero sistema socio-economico?

Sono questi i temi centrali dell’evento “4T – Tech Transfer Think Tank”, che ha messo a fattore comune le esperienze di Università, centri di ricerca e aziende per evidenziare come il trasferimento tecnologico sia possibile e funzionale allo sviluppo dell’economia italiana. Il convegno, giunto alla sua quinta edizione, ideato da Jacobacci & Partners e organizzato in collaborazione con il Politecnico di Torino, che ha portato aziende e operatori del settore a confrontarsi attorno alla tematica “Tech transfer per accelerare la digital transformation: un nuovo dialogo tra imprese, startup e università.

E relatori di rilievo hanno portato come risposte le loro esperienze e le loro conoscenze: presenti Don Tapscott, economista di fama internazionale, Stefano Firpo e Francesco Morgia del Ministero dello Sviluppo Economico, Alberto Di Minin e Riccardo Varaldo dalla Scuola Superiore Sant’Anna, Marco Cantamessa e Giuseppe Scellato dal Politecnico di Torino e Lorenzo Allevi di Oltre Venture.

4T –Tech Transfer Think Tank nasce dal desiderio di mettere a fattore comune in Italia l’esperienza che abbiamo maturato in azienda- spiega Enrica Acuto Jacobacci, Amministratore delegato di Jacobacci & Partners -nonché l’opportunità che abbiamo di essere presenti a vario titolo nei luoghi in cui i cambiamenti più importanti stanno avvenendo grazie ai contatti che abbiamo con svariate realtà in Cina, nella Silicon Valley, in parchi tecnologici ed il mondo universitario italiano ed internazionale.

Fonte: unioneingegneri.com

come diventare amministratore di condominio

Nello scenario lavorativo italiano, l’amministratore di condominio sta per inquadrarsi come una nuova figura professionale.

Entro la prossima primavera, infatti, sarà istituito un apposito Albo o un registro sotto l’egida del Ministero della Giustizia che distinguerà (una volta per tutte) la figura dell’amministratore da quella dell’Avvocato e del Commercialista. La formazione è dunque obbligatoria per una identificazione professionale.

Chi è l’amministratore di condominio?

L’amministratore è colui che, all’interno di un condominio si occupa di amministrare e gestire i beni comuni e di dare esecuzione alle delibere dell’assemblea condominiale, diventando di fatto il suo rappresentante legale. Può dunque riscuotere i contributi e promuovere azioni giudiziali per il recupero dei crediti, sia contro i terzi sia contro i condomini e dirimere le controversie interne tra inquilini.  La nomina, è obbligatoria quando all’interno di uno stabile vi siano più di otto condomini e la sua carica è di durata annuale con rinnovo automatico. L’amministratore di condominio può essere una persona fisica oppure una persona giuridica, quindi una società ( l’art. 71-bis disp. att. c.c.) In quest’ultimo caso è necessario che una persona al suo interno possieda i requisiti previsti per legge.

Quali requisiti possedere per diventare amministratore di condominio?

Ad oggi, così come stabilito dalla legge 220 dell’11/12/2012 l’amministratore-persona fisica deve essere in possesso di determinati requisiti e di una formazione costante nel tempo. Per svolgere l’incarico è necessario:

  • Godere dei diritti civili
  • Non riportare condanne per delitti contro la pubblica amministrazione, l’amministrazione della giustizia, la fede pubblica, il patrimonio o per ogni altro delitto non colposo che prevede una pena minima di due anni
  • Non essere stati sottoposti a misure di prevenzione (ad es.: l’obbligo di soggiorno) divenute definitive, salvo che non sia intervenuta la riabilitazione
  • Non essere stati annotati nell’elenco dei protesti cambiari
  • Non essere interdetti o inabilitati
  • Possedere il diploma di scuola secondaria di secondo grado
  • Frequentare un corso di formazione iniziale
  • Svolgere attività di formazione periodica in materia di amministrazione condominiale

Formazione obbligatoria: quali sono le aree di competenza e le responsabilità dell’amministratore di condominio?

Oggi, le nuove regole impongono all’amministratore condominiale una formazione sempre più specifica che abbracci competenze tecniche, giuridiche, contabili, amministrative e gestionali.

A stabilire i criteri e le modalità di formazione degli amministratori è il DL 140 del 2014: tutti coloro che intendono rivestire il ruolo di amministratore condominiale devono seguire un apposito corso base della durata minima di 72 ore (Corso abilitante alla professione ai sensi della legge dell’11.12.2012 n. 220 e al Decreto del Ministero della Giustizia n. 140 del 13/08/2014) e di un aggiornamento annuale di almeno 15 ore.

Per garantire una preparazione efficace il corso di amministratore di condominio non si limita solo all’analisi della normativa propriamente condominiale, ma approfondisce tutti gli istituti giuridici che possono interessare il rapporto amministratore-condominio nonché la disciplina del mandato così come previsto dall’art. 1130 c.c.

Il corso si struttura idealmente in tre parti. Nella prima, partendo da una analisi dei profili strutturali e funzionali del condominio si arriverà, più direttamente e con esempi pratici, a tutti gli aspetti della gestione condominiale approfondendo l’elenco dei poteri e dei doveri in capo all’amministratore.

Nella seconda parte del corso si approfondiranno gli aspetti contrattuali, sia in termini generali che attraverso un’analisi specifica delle fattispecie contrattuali che maggiormente interessano il condominio analizzando le possibili responsabilità, sia in ambito civile (verso terzi o verso gli stessi condomini) che penale dell’amministratore.

Altra tematica affrontata è la mediazione civile e commerciale, in grado di fornire una rapida soluzione alle controversie tra privati.

Qual è il compenso medio di un amministratore di condominio?

L’amministratore di condominio percepisce in media 300 euro mensili per ogni palazzo in sua gestione. Senza una revoca scritta un amministratore di condominio, di fatto, resta in carico due anni. Una giusta preparazione  e formazione consente quindi di ampliare il proprio spazio lavorativo raggiungendo uno stipendio mensile particolarmente consistente.

corso amministratore di condominio

Rivedere la regolamentazione e la formazione della figura dell’Amministratore di condominio attraverso l’istituzione di un Albo o di un Registro nazionale obbligatorio per gli amministratori di condominio.

Alla Biennale del Condominio che si terrà il prossimo 20 ottobre a Bari, interverrà l’Onorevole Avv. Anna Rita Tateo, Segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera e componente della II Commissione Giustizia, in rappresentanza del Sottosegretario di Stato alla Giustizia, On. Avv. Jacopo Morrone.

Proprio il Sottosegretario Morrone ha più volte ribadito l’attenzione da parte di questo Governo verso le professioni economiche, dichiarando il proprio impegno a rivedere la regolamentazione e la formazione della figura dell’Amministratore di condominio attraverso l’istituzione di un Albo o di un Registro sotto l’egida del Ministero della Giustizia e a rimettere mano al decreto formazione n. 140 del 2014.

“La presenza dell’Onorevole Tateo al BiCoBa 2018 in rappresentanza del Sottosegretario di Stato, Onorevole Morrone, rappresenta un segnale importante di attenzione e dialogo verso la categoria, attesa la partecipazione alla manifestazione di oltre 30 associazioni e organizzazioni, e può costituire l’inizio di un Tavolo Tecnico di concertazione tra Governo e Associazioni per dare corso ad una stagione di riforma sistemica dell’intero paradigma normativo di riferimento.” ha dichiarato il Presidente Nazionale ARCO, Francesco Schena.

L’Onorevole Tateo ha manifestato la disponibilità a confrontarsi sul tema dell’Albo con le associazioni degli Amministratori che siederanno alla terza tavola rotonda della manifestazione. Si tratterà di vere e proprie anticipazioni sulle intenzioni del Governo.

Il registro sarà istituito presso il Ministero della Giustizia e sarà a carattere nazionale e dovrebbe prevedere una tassa da pagare per gli iscritti. Inoltre, secondo l’Onorevole, al fine del raggiungimento di tale obbiettivo, occorrerà la realizzazione di un tavolo tecnico con tutte le associazioni di categoria al fine di avere una visione comune e soprattutto l’obbiettivo unico di una maggiore regolamentazione della professione dell’amministratore.

Registro nazionale obbligatorio per gli amministratori di condominio: la formazione obbligatoria

La formazione obbligatoria per una identificazione professionale. Con l’introduzione del registro, ci saranno anche dei cambiamenti per quanto riguarda la formazione obbligatoria. In pratica, secondo l’Onorevole Tateo, il D.M. 140/2014 deve essere migliorato e finalizzato a rendere la figura dell’amministratore un professionista con una notevole preparazione. Proprio su tale aspetto, è stata evidenziata anche la questione dell’indipendenza del professionista. In pratica, si vuole distinguere (una volta per tutte) la figura dell’amministratore da quella dell’Avvocato e del Commercialista. Si tratta di un vero e proprio lavoro di ricollocazione del professionista.

Fonte: Blog Unione Professionisti

meno pil ma peso fiscale in aumento

Con il Pil in frenata, rispetto alle previsioni elaborate dai principaliistituti economici qualche mese fa, già da quest’anno la pressione fiscale sui contribuenti italiani è destinata a crescere.

“Per la conferma, comunque, dovremo attendere la pubblicazione della nota di aggiornamento al Def prevista entro il prossimo 27 settembre – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo -. In effetti, a seguito del rallentamento del Pil, è molto probabile che nel 2018 la pressione fiscale sarà superiore al 42,2 per cento previsto a inizio anno. Se dovesse tornare a salire addirittura oltre il risultato conseguito nel 2017, invertiremmo la tendenza che era iniziata nel biennio 2012-2013, anni in cui la pressione fiscale nazionale aveva toccato il record storico del 43,6 per cento”.

Il peso delle imposte sui redditi

Tra le imposte che gravano maggiormente sui contribuenti italiani ricordiamo quelle sul reddito (Irpef e addizionali comunali/regionali Irpef) che alleggeriscono le tasche delle persone fisiche (lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti, pensionati… ) per circa 186,5 miliardi di euro all’anno. Anche le società di capitali (Spa, Srl) sono sottoposte ad un prelievo sul reddito (Ires) significativo che vale circa 34 miliardi di euro all’anno.

“Per ridurre strutturalmente le tasse dobbiamo in misura corrispondente tagliare la spesa pubblica improduttiva – segnala il Segretario della CGIA Renato Mason.

Se dal 2011 abbiamo subito un costante aumento del prelievo fiscale, a partire dal 2014 si è invertita la tendenza, anche se la stragrande maggioranza dei benefici introdotti dal governo Renzi/Gentiloni non ha interessato il popolo delle partite Iva, in particolar modo coloro che non hanno dipendenti che, tra gli artigiani e i commercianti, sono il 70 per cento del totale. Pertanto, questo mondo produttivo, piegato dalla crisi dei consumi, dalle tasse eccessive e dalla stretta creditizia praticata dalle banche, attende con grande fiducia l’introduzione della flat tax che dovrebbe avvenire con la prossima legge di Bilancio.

Le micro imprese pagano più delle grandi

E nonostante la dimensione aziendale di queste realtà sia molto contenuta, il contributo fiscale ed economico reso al Paese è rilevantissimo. In materia di imposte e tasse, ad esempio, nel 2017 i lavoratori autonomi e le piccolissime imprese (per intenderci solo quelle sottoposte agli studi di settore), hanno versato al fisco 43,9 miliardi di euro (pari al 53 per cento del totale delle principali imposte versate dal sistema economico). Tutte le altre, prevalentemente medie e grandi imprese, hanno invece corrisposto “solo” 39,6 miliardi (il 47 per cento del totale).

emissione italiana gas serra

Online sul sito dell’ISPRA la pubblicazione “Emissioni nazionali di gas serra: Indicatori di efficienza e decarbonizzazione nei principali Paesi Europei”

Quello italiano è uno dei sistemi energetici più efficienti d’Europa e a minor impatto ambientale in termini di emissioni di gas serra. Un traguardo importante soprattutto se si considera che in molti paesi europei si ricorre ancora ad un forte utilizzo del nucleare.

A dimostrarlo l’ISPRA con lo studio “Emissioni nazionali di gas serra: indicatori di efficienza e decarbonizzazione nei principali Paesi Europei” che mette a confronto l’evoluzione dei sistemi energetici dell’Unione prendendo in considerazione diversi fattori (andamento economico dei vari settori produttivi, composizione del mix di fonti energetiche fossili e rinnovabili insieme al loro consumo e alle emissioni di gas serra ad esso connesse).

Il pedale dell’accelerazione nell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, solare termico, geotermico, eolico, bioenergie e rifiuti rinnovabili) l’Italia lo spinge nel 2007, portando nel 2016 la quota nazionale al 17% contro la media europea di poco superiore al 13%. Non solo. Nonostante il ruolo preponderante che ancora svolgono le fonti fossili in Italia, le emissioni di gas serra per unità di consumo di questo tipo di fonti sono tra le più basse a livello europeo (3,41 tonnellate di CO2 equivalente per ogni tonnellata equivalente di petrolio contro 3,56 tCO2eq/tep degli altri Paesi UE).

In generale nel periodo 2008-2016, le emissioni di origine energetica rappresentano mediamente l’82% delle emissioni totali, mentre quelle prodotte da processi industriali e dall’agricoltura rappresentano rispettivamente il 7,4% e il 6,5%. Gli assorbimenti dovuti alle attività forestali nel periodo 2008-2016 ammontano mediamente a 28,3 Mt CO2eq/anno.

Ancora, gli indicatori nazionali indicano un’elevata efficienza energetica ed economica: l’intensità energetica, espressa in termini di consumo interno lordo di energia per unità di PIL, è tra le più basse nei principali paesi europei, 98,50 tep contro 118,62 tep dei Paesi dell’Unione Europea nel 2016). Inoltre, le emissioni di gas serra nazionali per unità di consumo interno lordo di energia sono in linea con la media europea (2,76 tCO2eq/tep contro i 2,62 tCO2eq/tep dei Paesi UE), nonostante l’apporto di una non trascurabile quota di energia di origine nucleare ancora presente in Europa.

Emissioni e Pil in Italia non seguono lo stesso andamento: il confronto del trend delle emissioni di gas serra con quello del PIL mette in risalto il loro disaccoppiamento. Nel periodo 1990-2016, infatti, la crescita delle emissioni è stata generalmente più lenta di quella dell’economia. A giocare un ruolo fondamentale, la sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale, avvenuta principalmente nel settore della produzione di energia elettrica e nell’industria, unita all’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili.

Anche l’efficienza complessiva del sistema energetico è al di sopra della media europea: nel 2016 l’energia disponibile per i consumi finali nazionali costituisce il 78% dell’energia primaria contro il 72% della media dei Paesi UE, mostrando quindi una elevata efficienza di trasformazione energetica.

Ottimi risultati anche per l’ industria italiana: il consumo di energia finale e le emissioni di gas serra per unità di valore aggiunto, collocano l’Italia tra i paesi con i valori tra i più bassi dei 28 Stati Europei (259 tCO2/M€ a fronte di una media EU28 di 306 tCO2/M€).

Diversa, invece, la situazione del settore terziario dove si registra un’emissione per unità di valore aggiunto pari a 23 tCO2eq/M€ contro le 19 tCO2eq/M€ della media EU28. La pubblicazione si inserisce nel quadro più ampio delle attività svolte da ISPRA che riguardano i cambiamenti climatici. L’Istituto, infatti, produce annualmente l’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, ne calcola le proiezioni sul medio e lungo periodo, fornisce il supporto tecnico-scientifico al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per valutare le politiche che riguardano la riduzione delle emissioni. Inoltre, l’ISPRA sta collaborando con il MATTM per rilanciare il coordinamento gestionale delle stazioni di monitoraggio delle concentrazioni di CO2 in atmosfera e, nel settembre scorso, ha dato avvio alle attività del progetto ICAT (Initiative on Climate Action Transparency), un progetto di supporto ai Paesi emergenti e in via di sviluppo che hanno bisogno di formazione per migliorare la trasparenza negli impegni assunti con l’Accordo di Parigi. Più recentemente, l’Istituto ha introdotto il calcolo dell’andamento delle emissioni nazionali su base trimestrale

notizie per professionisti

Agatos Service S.r.l. nasce nel 2011 su iniziativa di un gruppo di persone che si prefiggono di costituire una società che si occupi della fornitura di servizi a privati ed aziende.

Questo nell’ottica di un nuovo approccio al mondo dell’erogazione dei servizi, che privilegi la fruibilità del servizio e metta in evidenza la professionalità dell’erogatore.

Grazie alla presenza in organico di diverse figure professionali e ad una vasta rete di collaborazioni esterne, Agatos Service S.r.l. è in grado di fornire un gran numero di servizi secondo le necessità dell’utenza.

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Oltre ai tradizionali corsi in aula, per conciliare l’aggiornamento professionale con i ritmi lavorativi e nello stesso tempo adempiere agli obblighi formativi, Agatos Service S.r.l. propone corsi in E-Learning fruibili dove e quando vuoi 24 ore su 24, tramite dispositivi mobili o personal computer.

Agatos Service S.r.l. dal 2 Febbraio 2018 è Ente Accreditato presso l’Assessorato Regionale all’Istruzione e Formazione Professionale, Dipartimento Regionale Istruzione e Formazione Professionale della Regione Sicilia. Provvedimento di accreditamento: D.D.G. 1412 del 20 Aprile 2018 CIR ORGANISMO: BT2632

Agatos Service S.r.l. in quanto affiliato di UniPro S.r.l. e UniPro Accademy permette l’assolvimento agli obblighi della formazione continua per ingegneri, architetti, periti industriali e geometri.

I corsi sono erogati e organizzati dalla casa madre UniPro S.r.l. tramite la loro piattaforma FAD.

Agatos Service S.r.l. seleziona in tutta la SICILIA esperti e/o prima esperienza Procacciatori, automuniti per ampliamento della rete di vendita.

I candidati dovranno avere:

  • Forte propensione alla vendita e alle relazioni interpersonali;
  • Dinamicità;
  • Ambizione;
  • Buone capacità nell’ autogestione;
  • Capacità di aiutare il cliente nelle sue esigenze;
  • Buone capacità nel procacciare possibili clienti;
  • Autonomia nella pianificazione dell’agenda appuntamenti;
  • Eccellenti abilità commerciali, comprovate dal raggiungimento di obiettivi di vendita ambiziosi;
  • Determinazione e orientamento al risultato;
  • Capacità di ascolto e analisi dei bisogni del cliente;
  • Ottime doti comunicative e persuasive;
  • Passione per le sfide e capacità di gestione dello stress;
  • Essere auto muniti;

Cosa farai nel ruolo di commerciale / sales:

  • Sviluppo del mercato di riferimento attraverso l’identificazione di nuove opportunità di business;
  • Gestione completa delle negoziazioni commerciali finalizzata all’acquisizione di nuovi clienti;
  • Supporto al manager nella pianificazione, definizione e implementazione delle strategie commerciali;

Offriamo:

  • Affiancamento, rimborso spese (fisso stabilito con la Direzione) più provvigioni.
  • Ottime opportunità di guadagno in un mercato dinamico, innovativo e in forte crescita.

Retribuzione:

  • Da definire con la Direzione Aziendale, secondo le capacità e le esperienze effettivamente maturate.

Contratto di lavoro:

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Il presente annuncio è rivolto ad entrambi i sessi, ai sensi delle leggi 903/77 e 125/91, e a persone di tutte le età e tutte le nazionalità, ai sensi dei decreti legislativi 215/03 e 216/03.

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    importante partano tanti piccoli cantieri

    Siamo in un periodo dove ci sono tagli fortissimi nelle PA. Questo porta alla mancanza di risorse. La legge di stabilità è uno dei temi in discussione, ci sono diversi aspetti che dovranno essere valutati.

    “Siamo in un periodo dove ci sono tagli fortissimi nelle PA. Questo porta alla mancanza di risorse. La legge di stabilità è uno dei temi in discussione, ci sono diversi aspetti che dovranno essere valutati. Posso dire che è intento comune, ma lo era già nel contratto di Governo, che ci fosse un’attenzione spostata sulle piccole e medie imprese. I progetti sono sbilanciati verso le grandi aziende, con importi che limitavano l’accesso alle piccole e medie. E’ importante che partano tanti piccoli cantieri rispetto a macro cantieri”. Così il Sottosegretario allo Sviluppo Economico Davide Crippa, intervenuto alla tavola rotonda “La sfida delle conoscenze nei nuovi scenari 4.0” nell’ambito dei lavori del 63° Congresso degli Ingegneri Italiani.

    Al dibattito ha partecipato anche Giuseppe Amaro (Gae Engineering srl) che ha sottolineato la necessità di avere nuove figure professionali giovani che sappiano utilizzare strumenti innovativi. Rita Cucchiara (Direttore Laboratorio Nazionale Intelligenza Artificiale) si è soffermata sull’intelligenza artificiale, fattore strategico in Italia e nel mondo intero, settore nel quale l’Italia dovrebbe cominciare ad investire, anche nella produzione. Stefano Cuzzilla (Presidente Federmanager) ha affermato che gli ingegneri sono una parte importante della sua organizzazione e, sulla base di questo osservatorio, ha constatato come dal mondo del lavoro arrivi la richiesta di esperienze trasversali e soft skills. Claudio Freddi (Business&Process advisor), infine, ha sottolineato la necessità di avere passione ed un continuo aggiornamento in modo da cogliere le numerose opportunità per gli ingegneri.

    I lavori della mattinata, condotti dalla giornalista Simona D’Alessio, sono stati completati dalla tavola rotonda “Ingegneria: le nuove frontiere dei big data e della cybersecurity”. Agostino Bruzzone (Università Genova) ha affermato che in un’Italia in crisi economica permanente servono ragazzi che sappiano mettere mano sulle nuove tecnologie e che poi diventino classe dirigente. Domenico Favuzzi (Exprivia Italtel) ha testimoniato come la sua azienda selezioni ingegneri di quasi tutte le branchie ma con prevalenza nel mondo dell’informatica. Michele Pierri (Cyberaffairs) ha sottolineato come ormai sia cambiata radicalmente la percezione dell’ingegnere, diventato quasi una pop star del nuovo millennio, soprattutto coloro i quali agiscono nel settore informatico. In questo quadro le competenze dell’ingegnere devono essere trasversali. Giovanni Brusoni (SAS Institute Innovation Consultant) si è soffermato sui big data. A suo avviso è necessario raffinare la qualità di gestione dei dati in funzione della sicurezza.

    I lavori del pomeriggio, condotti da Andrea Pancani (La 7) hanno vissuto un importante momento iniziale dedicato al progetto del CNI WorkING. “I dibattiti di questo Congresso – ha detto Gianni Massa, Vice Presidente CNI e responsabile del progetto – hanno messo in evidenza quanto i nuovi linguaggi stanno cambiando, evidenziando le nuove forme di lavoro, le competenze trasversali. Questo è il motivo per cui è nato WorkING. Siamo nella fase di partenza ma siamo in tanti, è un progetto che mette al centro le competenze. Gli studenti di ingegneria possono accedere e nel brevissimo potranno profilarsi”.

    Germano Buttazzo (Sales Manager Linkedin) ha sottolineato l’importanza di un progetto come WorkING. Francesca Contardi (Managin Director EasyHunters srl) ha affermato che è giusto che un ordine professionale si muova nella direzione di WorkING. Gaetano Fausto Esposito (Segretario Generale Assocamerestero) ha segnalato la possibilità che WorkING si apra anche ad una rete internazionale. Giorgio Fipaldini (CEO Open Milano) ha affermato che progetti del genere se trovano l’entusiasmo del pubblico possono diventare determinanti. Catia Mastracci (Rete Eures), infine, ha confermato che il profilo degli ingegneri è tra quelli più gettonati. Soprattutto in Europa è molto alta la richiesta di ingegneri formati in Italia. A seguire il dibattito si è sviluppato attorno al tema dei servizi e le reti per i professionisti.

    metropolitane

    Gli interventi per il trasporto rapido di massa saranno finanziati dalle risorse 2018 del Fondo Investimenti. Il 29 ottobre info day per gli enti interessati

    In arrivo nuove risorse per la realizzazione e il potenziamento delle metropolitane. È stato pubblicato sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) l’Addendum all’avviso del 1° marzo 2018, che spiega agli Enti locali come richiedere i contributi per finanziare gli interventi sul trasporto rapido di massa e successivamente bandire le gare d’appalto per la realizzazione dei lavori.

    Metropolitane, le risorse in campo

    Ricordiamo che la Legge di Bilancio 2017 (L.232/2016) ha istituito il Fondo Infrastrutture con una dortazione iniziale di 46 miliardi di euro. All’interno del Fondo, 1,4 miliardi di euro sono stati destinati e assegnati al trasporto rapido di massa. La Legge di Bilancio 2018 (L.205/2017) ha rifinanziato con 36 miliardi di euro il Fondo Infrastrutture, confermando i capitoli di spesa, quindi una nuova disponibilità di risorse per le metropolitane. In realtà il decreto che dovrebbe ripartire con precisione i fondi disponibili sui capitoli di spesa è ancora una bozza. E infatti nè l’avviso nè l’Addendum contengono delle cifre di riferimento. Tanto che nella nota esplicativa dell’avviso si legge “Per quanto riguarda l’assegnazione delle risorse da destinare al completamento e al potenziamento di interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa si può ipotizzare la disponibilità di ulteriori risorse a valere sul Fondo Investimenti, istituito ai sensi dell’articolo 1, comma 140 della legge 11.12.2016, n. 232, e rifinanziato dall’articolo 1, comma 1072 della legge 27.12.2017, n.205”.

    Nel frattempo gli Enti locali possono però iniziare a presentare delle proposte.

    Trasporto rapido di massa, gli interventi finanziabili

    Possono presentare domanda le Città metropolitane e i Comuni capoluogo delle città metropolitane, i Comuni capoluogo di Regione e i Comuni con oltre 100mila abitanti

    Al contributo possono accedere gli interventi di rinnovo e miglioramento del parco veicolare, potenziamento e valorizzazione delle linee metropolitane, tranviarie e filoviarie esistenti, realizzazione di linee metropolitane, tranviarie e filoviarie ed estensione/implementazione della rete di trasporto rapido di massa, anche con sistemi ad impianti fissi di tipo innovativo.

    La selezione degli interventi sarà eseguita ai sensi del DM n. 300 del 16 giugno 2017, recante le Linee guida per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche.

    Trasporto rapido di massa, come chiedere i contributi

    Per la richiesta dei contributi sono previste die scadenze, la prima il 31 dicembre 2018, la seconda il 30 settembre 2019.

    Le istanze devono essere inviate alla Direzione Generale per i Sistemi di Trasporto ad Impianti Fissi e il Trasporto Pubblico Locale ed alla Struttura Tecnica di Missione esclusivamente via pec ai seguenti indirizzi: [email protected] e per conoscenza [email protected].

    Tutti gli interventi oggetto delle istanze di finanziamento devono prevedere l’assunzione dell’obbligazione giuridicamente vincolante per l’affidamento dei lavori entro il 31 dicembre 2021.

    L’addendum ha messo a disposizione l’indirizzo [email protected] per fornire assistenza durante la compilazione delle richieste. È stato inoltre organizzato un Info day che si terrà il 29 ottobre 2018 presso la sala Emiciclo della sede del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le Amministrazioni interessate ad intervenire alla giornata informativa, devono segnalare la propria partecipazione entro il 24 ottobre p.v. all’indirizzo di posta elettronica: [email protected].

    qualità delle costruzioni

    Una delegazione dell’organizzazione dei professionisti tecnici italiani a confronto su diversi temi, tra cui la rigenerazione urbana e la qualità delle costruzioni.

    Incontro al Ministero dei beni e delle attività culturali per la RPT. Una delegazione dell’organizzazione dei professionisti tecnici ha incontrato ieri il Direttore Generale della DGAAP del Ministero, Architetto Federica Galloni, e il Capo Segreteria Tecnica Annalisa Bottoni.

    Tra i temi affrontati c’è stato quello dei beni vincolabili. Sul punto la Rete ha chiesto al Ministero di lavorare per la realizzazione di procedure più veloci atte a verificare se un edificio è assoggettabile o meno a un vincolo. Inoltre, è emerso che il Ministero sta lavorando alla realizzazione di linee guida per gli interventi in aree vincolate. In considerazione della carenza di figure tecniche nella pubblica amministrazione, più volte sottolineata dalla Rete, il Ministero ha confermato che procederà quanto prima all’assunzione di un numero notevole di professionisti tecnici.

    Oggetto dell’incontro è stato anche il piano di rigenerazione urbana con l’elaborazione delle linee guida sulla qualità delle costruzioni. In particolare, le parti hanno convenuto sull’esigenza di realizzare un coordinamento, su questo tema, tra le professioni tecniche da una parte e Mit e Ministero dei Beni Culturali dall’altro. I rappresentanti della Rete, infine, hanno sottolineato anche la necessità di un coordinamento tra professionisti e il Ministero delle Politiche Agricole sulla questione della tutela del paesaggio agricolo.