diventare un Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU)

Chi è il consulente Tecnico d’ufficio?

Il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) è una figura professionale di fondamentale importanza nei processi giudiziari. Il suo compito è quello di fornire una valutazione tecnica su una specifica questione oggetto di un processo. La sua nomina avviene a seguito di una richiesta avanzata dalle parti coinvolte o su iniziativa del giudice. Il CTU può essere scelto tra gli iscritti in un apposito elenco redatto dai tribunali o, in alcuni casi, anche tra i professionisti individuati dalle parti in causa.

Il CTU ha il compito di fornire al giudice una valutazione oggettiva e tecnicamente attendibile sulla materia oggetto del processo, in modo che questi possa prendere decisioni basate su elementi concreti e affidabili. Per questo motivo, il CTU deve possedere una conoscenza approfondita della materia in questione, nonché delle normative che la regolamentano. Inoltre, deve avere una buona conoscenza delle procedure giudiziarie e delle tecniche di redazione di relazioni tecniche, in modo da presentare al giudice una relazione chiara e completa.

La nomina del Consulente Tecnico d’Ufficio

La nomina del CTU è un momento cruciale del processo, in quanto la sua valutazione tecnica può influire significativamente sulle decisioni del giudice e, di conseguenza, sui diritti delle parti coinvolte. Per questo motivo, il CTU ha l’obbligo di mantenere costantemente aggiornate le proprie conoscenze e competenze, partecipando a corsi di formazione e aggiornamento professionale. In questo modo, può garantire la correttezza delle sue valutazioni tecniche e la tutela dei diritti delle parti coinvolte nel processo.

Come si diventa CTU nei Tribunali?

Per soddisfare gli obblighi formativi specifici, è necessario seguire le leggi e i regolamenti propri di ogni professione. Ad esempio, per diventare CTU medico, è richiesto di possedere la laurea in medicina e specializzarsi in una specifica branca, seguita da almeno cinque anni di esperienza professionale e frequentare corsi di formazione specifici.

È fondamentale che il CTU mantenga costantemente aggiornate le proprie conoscenze e competenze partecipando a corsi di formazione e aggiornamento professionale. In questo modo, può garantire la correttezza delle sue valutazioni tecniche e la tutela dei diritti delle parti coinvolte nel processo.

Quale corso scegliere per diventare Consulente Tecnico d’Ufficio?

Molti tribunali richiedono un corso di formazione di almeno 20 ore per poter inserire nell’albo dei CTU.

Se sei interessato a diventare CTU o vuoi aggiornare le tue competenze, ti consigliamo di seguire il nostro corso, che ottempera ai requisiti richiesti da suddetti soggetti. Per maggiori informazioni, visita il nostro corso online Corso CTU Aggiornato alle nuove norme sul processo telematico.

corso diisocianati

Il Regolamento (UE) n. 2020/1149 ha introdotto l’obbligo di idoneità professionale per tutte le attività a contatto con prodotti contenenti diisocianati, da acquisire entro il prossimo 24 agosto attraverso idonei corsi di formazione. Esaminiamo i motivi di questa restrizione europea e come adempiere all’obbligo di legge.

I diisocianati sono un gruppo molto ampio di composti chimici caratterizzati dalla presenza di due unità di cianati ed un’unità di idrocarburi alifatici o aromatici; essi sono classificati in modo armonizzato come sensibilizzanti delle vie respiratorie di categoria 1 e come sensibilizzanti della pelle di categoria 1, oltre a possedere elevata tossicità acuta e evidenze sospette o accertate di cancerogenicità. La valutazione effettuata nell’ambito dei passaggi di approfondimento REACh ha evidenziato a livello UE la comparsa di oltre 5.000 nuovi casi all’anno di asma professionale da isocianati, un dato ritenuto inaccettabile. La sensibilizzazione a diisocianati conduce ad una forma particolarmente grave di asma, ad andamento irreversibile e degenerativo, e può essere innescata anche dal contatto cutaneo ed anche a basse dosi espositive: sono estremamente importanti le prassi di lavoro, i presidi di protezione collettiva e individuale e l’addestramento del personale coinvolto.

Attraverso il Regolamento (UE) 2020/1149 la Commissione europea ha dunque introdotto la restrizione n. 74 nell’allegato XVII del Regolamento n. 1907/2006 (c.d. REACh), che limita l’uso dei diisocianati in prodotti con concentrazioni pari o superiori allo 0,1% in peso nelle applicazioni industriali e professionali ai soli casi in cui gli operatori coinvolti abbiano conseguito una specifica idoneità professionale, da ottenere entro il 24 agosto 2023 mediante la frequenza a idonei corsi di formazione e l’attestazione finale del completamento con esito positivo.

Soggetti ai nuovi obblighi di qualificazione professionale risultano tutti gli “utilizzatori industriali e professionali” dei prodotti, ovvero non solo i lavoratori dipendenti ma anche i lavoratori autonomi (es. artigiani), e coloro che pur non direttamente addetti alle lavorazioni con diisocianati sono incaricati della supervisione di tali attività (preposti, capireparto, capiturno, …).

Il training disposto dal regolamento, di durata quinquennale, può essere svolto anche online e dev’essere condotto da un esperto in materia di salute e sicurezza sul lavoro con competenze acquisite attraverso una pertinente formazione professionale; prevede un modulo di formazione generale e eventuali moduli intermedio ed avanzato per alcuni specifici utilizzi, col seguente schema:

  1. training base per tutti gli usi industriali e professionali; deve comprendere almeno i seguenti argomenti:
  • chimica dei diisocianati;
  • pericoli di tossicità (compresa tossicità acuta);
  • esposizione ai diisocianati;
  • valori limite di esposizione professionale;
  • modalità di sviluppo della sensibilizzazione;
  • odore come segnale di pericolo;
  • importanza della volatilità per il rischio;
  • viscosità, temperatura e peso molecolare dei diisocianati;
  • igiene personale;
  • attrezzature di protezione individuale necessarie, comprese le istruzioni pratiche per il loro uso corretto e le loro limitazioni;
  • rischio di esposizione per contatto cutaneo e per inalazione;
  • rischio connesso al processo di applicazione utilizzato;
  • sistema di protezione della pelle e delle vie respiratorie;
  • ventilazione;
  • pulizia, fuoriuscite, manutenzione;
  • smaltimento di imballaggi vuoti;
  • protezione degli astanti;
  • individuazione delle fasi critiche di manipolazione;
  • sistemi di codici nazionali specifici (se pertinente);
  • sicurezza basata sui comportamenti (behaviour-based)
  1. training intermedio per i seguenti usi: — manipolazione di miscele all’aperto a temperatura ambiente (compresi tunnel per la produzione di schiuma); — applicazione a spruzzo in cabina ventilata; — applicazione con rullo; — applicazione con pennello; — applicazione per immersione o colata; — trattamento meccanico successivo (ad esempio taglio) di articoli non completamente stagionati che non sono più caldi; — pulitura e rifiuti; — qualsiasi altro uso con un’esposizione simile per via cutanea e/o per inalazione; deve comprendere almeno i seguenti argomenti:
  • tutti quelli del training base
  • ulteriori aspetti basati sui comportamenti (behaviour-based);
  • manutenzione;
  • gestione dei cambiamenti;
  • valutazione delle istruzioni di sicurezza esistenti;
  • rischio connesso al processo di applicazione utilizzato
  1. training avanzato per i seguenti usi: — manipolazione di articoli non completamente reagiti (ad esempio, appena reagiti, ancora caldi); — applicazioni per fonderie; — manutenzione e riparazioni per le quali è necessario accedere alle attrezzature; — manipolazione all’aperto di formulazioni calde o bollenti (> 45 °C); — applicazione a spruzzo all’aperto, con ventilazione limitata o esclusivamente naturale (anche in grandi capannoni industriali) e applicazione a spruzzo ad alta pressione (ad esempio schiume, elastomeri); — qualsiasi altro uso con un’esposizione simile per via cutanea e/o per inalazione; deve comprendere almeno i seguenti argomenti:
  • tutti quelli del training base
  • tutti quelli del training intermedio
  • eventuali certificazioni ulteriori necessarie per gli usi specifici previsti;
  • applicazione a spruzzo al di fuori dell’apposita cabina;
  • manipolazione all’aperto di formulazioni calde o bollenti (> 45 °C)

Come si può notare, il Regolamento ha definito i contenuti minimi obbligatori mentre non ha definito una durata minima: questa andrà definita nella fattispecie in base alla complessità dei processi di lavoro.

I prodotti che possono contenere diisocianati sono moltissimi, in particolare resine bicomponenti, adesivi, sigillanti, rivestimenti, schiume, vernici e pitture: l’ambito applicativo può spaziare dalle carrozzerie, a molte lavorazioni dell’edilizia, alla produzione di mobili (in particolare di imbottiti) ed elettrodomestici o di componentistica varia. Non sono state previste deroghe per prodotti o utilizzi particolari: la condizione che rende obbligatoria la formazione e’ la sola presenza di uno o più diisocianati liberi in concentrazioni individuali pari o superiori allo 0,1% in peso nel prodotto in uso.

E’ essenziale verificare le schede di sicurezza alla sezione 3, che esplicita la composizione del prodotto fornito, e controllare le etichette fornite insieme al prodotto: per i prodotti interessati dal nuovo obbligo l’etichetta dovrebbe già riportare, dal 24 febbraio 2022, la frase “A partire dal 24 agosto 2023 l’uso industriale o professionale è consentito solo dopo aver ricevuto una formazione adeguata”.

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    cni donne ingegnere

    Si è chiuso il 23 giugno 2022 il tempo a disposizione per presentare le domande di ammissione all’esame di Stato per architetti e ingegneri. Al via le prime sessioni a luglio e, nel novembre 2022, prenderanno il via le altre. La seconda tranche di candidati dovevano presentare le domande di ammissione entro il 19 ottobre.

    La prova riguarda le professioni di: paesaggista, conservatore, ingegnere e ingegnere junior, architetto e architetto junior, pianificatore e pianificatore junior, chimico e chimico junior, biologo e biologo junior, geologo e geologo junior, psicologo, dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro e dottore in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità, dottore agronomo e dottore forestale, agronomo e forestale junior, biotecnologo agrario, assistente sociale specialista e assistente sociale, come esplicitamente indicato nell’ordinanza emanata il 5 maggio 2022 dal MIUR.

    I candidati che hanno presentato domanda all’esame dovevano aver conseguito il titolo accademico entro il termine stabilito per ciascuna sessione dai bandi emanati dalle singole Università.

    Esame di Stato Ingegneri e Architetti: cosa dice il MIUR

    Anche con la fine dello stato di emergenza da Covid-19, si confermano le modalità di svolgimento dell’esame di Stato per Ingegneri e Architetti. I candidati dovranno superare solo una prova orale su questioni teorico-pratiche relative all’attività svolta durante il loro tirocinio professionale, ma anche su aspetti di legislazione e deontologia professionale.

    Non sono più quindi previste una prova scritta e una orale, come nel periodo prima della pandemia, ma solo un’unica prova orale svolta con modalità a distanza. Le Università si impegnano a fare in modo che il colloquio abilitante all’esercizio delle professioni indicate, verta su tutte le materie previste dalle specifiche normative di riferimento e che sia in grado di accertare l’acquisizione delle competenze, nozioni e abilità richieste dalle normative riguardanti ogni singolo profilo professionale.

    Coloro che hanno presentato le domande di ammissione presso la segreteria dell’università o istituto di istruzione universitaria presso cui volevano sostenere l’esame entro il 23 giugno 2022 hanno già sostenuto la prova orale a luglio. Chi non si sentiva preparato o non fosse in grado di presentarsi alla prova, ha potuto posticipare l’esame di abilitazione alle professioni di architetto e ingegnere al novembre 2022, presentando la domanda entro il 19 ottobre.

    I candidati che intendono ottenere l’abilitazione alla professione possono partecipare a una sola sessione e presentare una nuova domanda nel caso la prima non abbia avuto esito positivo. La sessione autunnale dell’esame di Stato per ingegneri e architetti ha avvio il 17 novembre 2022.

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    Le commissioni

    Con la deroga delle disposizioni normative vigenti, gli atenei devono ancora fare riferimento al DM n. 661 del 24 settembre 2020 che illustra le modalità, in accordo con gli ordini professionali territoriali di riferimento, per la nomina delle commissioni degli esami di Stato per l’anno 2022.

    Solo per l’esame abilitante alla professione di psicologo verrà applicato l’articolo 7, comma 2, della legge 8 novembre 2021, n. 163.

    I tirocini

    Il MIUR chiarisce, nelle varie ordinanze, anche le modalità di svolgimento dei tirocini. Questi ultimi devono essere svolti all’interno del percorso di studio o successivamente ad esso, e possono essere espletati in modalità remota.

    Secondo il comma 4 dell’articolo 10 dell’Ordinanza Ministeriale n. 444 del 5 maggio 2022, il tirocinio professionale, anche nello svolgimento con modalità a distanza, dovrà in ogni caso perseguire gli obiettivi e le finalità previsti negli accordi eventualmente stipulati tra gli atenei, le istituzioni, gli enti accreditati e gli ordini professionali per le professioni che ne prevedono l’esistenza e comunque nel rispetto di quanto previsto dal decreto ministeriale 11 dicembre 2019, n. 1135, recante le linee guida sull’organizzazione e il riconoscimento dei tirocini professionali.

    PES PAV per Addetti ai Lavori Elettrici

    Quando ci sono dei lavori in corso e nella loro vicinanza c’è una qualunque fonte di energia elettrica, gli operatori che sono alle prese con lo svolgimento dei lavori sono esposti a pericoli per la loro salute. Tale pericolo in questi casi si chiama rischio  elettrico per la cui valutazione ci si affida alle figure di PES, PAV, PEI

    Si tratta di 3 figure estremamente importanti nella gestione del rischio elettrico. Scelte dal datore di lavoro, il quale decide di affidare il compito di vigilare sulla sicurezza dei lavoratori a 3 soggetti che vengono formati con appositi corsi di formazione. 

    In questo post ci occuperemo proprio di tutto ciò che ti servirà per conoscere il rischio elettrico, come si valuta e qual è la normativa di riferimento. Inoltre conosceremo quali possono essere le maggiori conseguenze di un rischio elettrico nel caso in cui non venga valutato e tenuto sotto controllo.

    Rischio elettrico: cos’è

    Iniziamo subito dal fulcro del discorso e quindi cerchiamo di conoscere il rischio elettrico. Ce ne offre una definizione il Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro: 

    deriva dal contatto diretto o indiretto con una parte attiva e non protetta di un impianto elettrico, così come il rischio d’incendio o esplosione derivanti dal pessimo stato di manutenzione o dall’imperizia nell’impiego di impianti e strumentazione”.

    In altre parole il rischio elettrico sta a rappresentare il rischio potenziale a cui tutti gli operatori elettrici possono andare incontro durante lo svolgimento del proprio lavoro. Per operatori elettrici si intendono: 

    • elettricisti; 
    • impiantisti;
    • installatori;
    • addetti alla manutenzione.

    Normativa di riferimento

    Di rischio elettrico ne parla la Legge n. 46 del 5 marzo 1990, che venne poi abrogata dal decreto legislativo D.lgs 37 del 2008. Successivamente l’argomento venne affrontato in maniera specifica dal Testo Unico per la Sicurezza che ha stabilito: 

    • obblighi del datore di lavoro; 
    • requisiti di sicurezza; 
    • sanzioni. 

     

    Lo svolgimento dei lavori elettrici viene poi regolamentato in maniera specifica dalla IV edizione della Norma CEI 11-27, la quale:

    • definisce le figure responsabili dei lavori elettrici; 
    • definisce il lavoro elettrico; 
    • introduce la distanza DA9 per i lavori non elettrici; 
    • modifica la distanza di lavoro sotto tensione e a bassa tensione; 
    • porta innovazione nella modulistica dei lavori. 

     

    Inoltre sempre la normativa impone l’obbligatorietà del corso PES, PAV e PEI

    Valutazione del rischio elettrico

    La valutazione del rischio elettrico dovrebbe essere fatta dalle figure che il corso pes pav pei – cei 11-27 forma. Essa è indispensabile nel momento in cui ci si trova in presenza di lavoratori che sono ad operare nelle vicinanze di una fonte di energia elettrica. 

    Tale valutazione si rivela indispensabile perchè tali soggetti lavoratori sono particolarmente esposti al rischio di elettrocuzione. In presenza di tali lavori si possono verificare incendi ed esplosioni, dovuti a volte a un cattivo stato di manutenzione degli impianti. 

    Solo valutando il rischio elettrico sarà possibile mettere in atto tutte le  procedure necessarie per salvaguardare sicurezza e salute di ogni singolo lavoratore. 

    Conseguenze rischio elettrico

    Il corso aggiornamento PES PAV PEI previsto proprio dal Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro serve alle figure citate a restare sempre aggiornati e ad affrontare il rischio elettrico nel migliore dei modi, per limitare al massimo possibili infortuni e problematiche di qualunque genere. 

    Perchè le conseguenze del rischio elettrico possono mettere in serio pericolo l’incolumità del lavoratore e di tutti coloro che possono trovarsi in prossimità del cantiere. Uno dei maggiori pericoli che derivano dall’utilizzo di un impianto elettrico è la folgorazione, ossia il corpo umano che viene attraversato da una scarica elettrica. 

    Le conseguenze in caso di folgorazione possono andare l’ustione del corpo  con distruzione e danneggiamento di arti e arterie. La tetanizzazione è un’altra possibile conseguenze e cioè la contrazione involontaria dei muscoli interessati dal passaggio della corrente. 

    Fino all’arresto respiratorio e alla fibrillazione ventricolare. 

    La folgorazione è una delle conseguenze, infatti ancora più comuni, come detto in precedenza, sono gli incendi e le esplosioni. Generalmente tali eventi disastrosi possono essere causati da: anomalia all’impianto elettrico, un corpo circuito, un calore molto elevato, la vaporizzazione dei metalli e il sovraccarico di corrente. 

    Ognuna delle conseguenze del rischio elettrico possono essere tenute sotto stretto controllo dalle figure del PES, PAV e PEI. 

    network agatos service

    Agatos Service offre corsi di formazione e aggiornamento per adempiere ai più svariati obblighi in tema di sicurezza e lavoro.

    Rappresentiamo la migliore scelta nell’ambito dell’istruzione per i lavoratori e siamo già partner di svariati professionisti e aziende, che offrono ai dipendenti la formazione necessaria per essere abilitati ai loro ruoli.

    Con Agatos Service è possibile entrare a far parte del nostro programma di affiliazione e guadagnare una percentuale sui corsi re-sold. Siamo molto attenti a mantenere alti gli standard di qualità e, per questo, scegliamo con cura le figure professionali e i partner che entrano a far parte del nostro network.

    Tra i nostri partner, spiccano nomi prestigiosi nel mondo della formazione professionale e della consulenza aziendale, come Unione Professionisti, leader nel campo della formazione e dell’aggiornamento professionale tramite corsi in E-Learning, o Cesynt Advanced Solutions SpA, società di consulenza e servizi di ITC tecnologicamente avanzati.

    Se sei interessato a diventare nostro partner, continua a leggere di seguito quali sono i requisiti e i vantaggi per entrare nel network di Agatos Service.

    Requisiti per entrare nel Network di Agatos

    Se un affiliato richiede l’accesso al Network di Agatos, deve possedere dei requisiti, per noi imprescindibili, per mantenere alti gli standard di qualità. L’affiliato dovrà quindi:

    • presentarsi al meglio, con educazione e professionalità
    • presentare il suo curriculum o quello della sua azienda
    • essere in linea con la nostra vision etica, basata sul rispetto dei principi professionali
    • aver maturato un’esperienza di almeno un anno nell’ambito della consulenza aziendale o professionale
    • oppure l’affiliato deve lavorare in una realtà legata alla formazione da almeno sei mesi

    I vantaggi di entrare a far parte del Network di Agatos

    Entrare a far parte del Network di Agatos Service significa innanzitutto aprirsi a nuove opportunità professionali. I nostri corsi permettono di adempiere ai principali obblighi previsti dalla legge in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Grazie alle nostre certificazioni, è possibile svolgere quelle mansioni che richiedono specifici corsi di formazione o aggiornamento.

    Entrando, poi, a far parte del nostro programma di affiliazione, è possibile riproporre i nostri corsi ad altri professionisti, generando così un’imperdibile opportunità di guadagno. Avrai così la possibilità di formare i tuoi clienti o contatti, attraverso corsi con docenti qualificati e che non tralasciano alcun dettaglio sulla materia trattata, neanche il lato pratico.

    L’ingresso nel network non prevede alcun costo e si potrà avere accesso alla nostra piattaforma e-learning per seguire i corsi, tutti ai prezzi più competitivi che si possano trovare sul mercato.

    Inoltre, è l’affiliato stesso a monitorare, grazie alla condivisione delle aule virtuali, le iscrizioni, che non devono necessariamente raggiungere un numero minimo. E’ quindi possibile erogare formazione in tutta Italia!

    Qualora un affiliato sia anche particolarmente preparato su un argomento e abbia tutti i requisiti necessari per ricoprire il ruolo, ha la possibilità di diventare docente in uno dei nostri corsi. Siamo molto attenti nella valutazione del professionista che desidera insegnare, cercando tutte le caratteristiche necessarie per mantenere elevati gli standard di qualità dei corsi di Agatos Service.

    Agatos Service offre un servizio di supporto e consulenza marketing a tutti i suoi affiliati, in modo da risolvere qualsiasi dubbio e trovare le soluzioni adatte a ognuno.

    Entrare nel network richiede professionalità e serietà, mentre uscire è più semplice: basta avvisare Agatos Service, che non pretenderà il rispetto di alcun patto di non concorrenza dopo la chiusura del rapporto.

    archicad

    Cos’è e come funziona

    ArchiCAD è un’utile e potente suite studiata sia per Microsoft che Macintosh per la progettazione di edifici. Il software ArchiCad è firmato Graphisoft, che dal 1984 supporta il lavoro di architetti e designer.

    Oggi, quasi nessun professionista nell’ambito dell’ingegneria e della progettazione può rinunciare a questo innovativo programma. Infatti, è in grado di velocizzare i tempi di lavoro, offrire un ambiente di progettazione semplice e intuitivo, fornendo una serie di funzionalità utili per i professionisti e anche la possibilità di condividere il lavoro con i colleghi.

    Cos’è e come funziona ArchiCAD?

    ArchiCAD è un software BIM, una metodologia di progettazione che utilizza un modello parametrico contenente al suo interno tutte le informazioni che possono riguardare l’intero ciclo di vita di un’opera.

    La suite di Graphisoft è stata pensata per quei professionisti che devono lavorare a contatto con altre figure professionali nell’ambito dell’architettura o dell’ingegneria e che hanno bisogno, non solo di uno strumento completo e affidabile per la progettazione, ma anche di un mezzo per condividere le opere (il payoff sul sito ufficiale recita Building Together).

    ArchiCAD consente di progettare interi edifici, analizzarli e agire anche sulla realizzazione sia di interni che di esterni. L’interfaccia offre una visuale 2D o 3D in base alle esigenze. Il software supporta progetti di qualsiasi dimensione ed è estremamente intuitivo. Dà infatti la possibilità di utilizzare elementi e strumenti di forma libera, senza dover sottostare a forme geometriche preimpostate.

    Non solo: ArchiCAD offre una serie di oggetti personalizzabili come pareti, mobili e travi, in modo da non tralasciare neanche il minimo dettaglio.

    Strumenti di ArchiCAD 24, l’ultima versione della suite di Graphisoft

    ArchiCAD 24 è stato lanciato nel luglio dello scorso anno e non ha deluso le aspettative:  il software è infatti ancora più efficiente, intuitivo e in grado di favorire una migliore esperienza team-oriented.

    L’interfaccia è sempre semplice e completo, supporta modelli di grandi dimensioni, consente il rendering fotorealistico e offre strumenti di analisi best-in-class. Insomma, il lavoro di architetti e ingegneri viene enormemente semplificato così che possano dedicarsi alla task successiva in fretta.

    Insieme a ArchiCAD, Graphisoft propone anche due strumenti complementari: BIMcloud e BIMx. BIMcloud è ancora più funzionale e sicuro. Non importa quali siano le dimensioni o la complessità del progetto: l’utente può contare su uno strumento efficiente per gestire in tempo reale le opere. BIMx, invece, è l’applicazione che consente di estendere la BIM experience alle figure professionali coinvolte nella progettazione, costruzione e gestione del ciclo di vita dell’edificio. Insomma, è uno strumento essenziale per il lavoro in team. Inoltre, il tool consente di effettuare tour virtuali all’interno degli edifici progettati.

    Tornando ad ArchiCAD, l’ultima versione del software è ancora più automatizzata, come nel processo di generazione dei documenti (grazie all’uso di linguaggi di programmazione di livello superiore come Python) o di disegni e layout.

    Un ultimo vantaggio di ArchiCAD è inerente alle presentazioni: esse sono rese ancora più immersive dagli innovativi strumenti di visualizzazione e flussi di lavoro, che coinvolgono i clienti offrendo una comprensione più accurata del progetto dell’edificio dall’inizio alla fine. Il rendimento delle immagini è il migliore di sempre, grazie alla fornitura di oltre 500 materiali, incontrando le necessità di qualsiasi progettatore che cliente, offrendo una più ampia gamma di oggetti d’arredo.

    crediti formativi ingegneri

    I crediti formativi professionali (CFP) sono dei punti che consentono a un professionista di accedere all’Albo e quindi offrire i suoi servizi. Essi sono di fondamentale importanza in quanto attestano il grado di preparazione e le competenze di un professionista nel settore in cui va a operare.

    I crediti sono necessari per alcune categorie di professionisti, come architetti, geometri e anche ingegneri.

    Il numero di crediti essenziali per permettere a un ingegnere di esercitare la professione, in particolare, è disciplinato dal Regolamento adottato in attuazione del D.P.R. 7 agosto 2012, n. 1374 Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) e pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 13 del 15 luglio 2013.

    Tuttavia, i metodi di aggiornamento professionale sono variati nel tempo. Ciò che non cambia, comunque, è l’obbligo di formazione continua, attestata proprio dai CFP.

    Come funzionano i Crediti Formativi Professionali per Ingegneri

    Gli ingegneri iscritti all’Albo devono aggiornarsi in continuazione attraverso corsi, eventi, brevetti e altre attività che vedremo meglio nel prossimo paragrafo, incrementando i propri CFP fino ad un massimo di 120 CFP per ciascun anno e un minimo di 30, contando, inoltre, che al termine di ogni anno solare vengono sottratti a ogni ingegnere 30 CFP.

    Se l’ingegnere continua a operare sul territorio nonostante non possieda i CFP necessari e non si sia preoccupato della sua formazione continua, il Consiglio dell’Ordine territoriale è tenuto a deferirlo al Consiglio di Disciplina territoriale per le conseguenti azioni disciplinari.

    Quando un ingegnere si iscrive all’Albo, parte con una cifra prestabilita di crediti in base ai suoi requisiti:

    • Alla data di entrata in vigore dell’obbligo formativo vengono accreditati 60 CFP;
    • Se l’ingegnere si iscrive per la prima volta all’Albo entro 2 anni dal conseguimento dell’abilitazione vengono accreditati 90 CFP;
    • Se l’ingegnere si iscrive per la prima volta all’Albo entro 5 anni dal conseguimento dell’abilitazione ottiene 60 CFP;
    • Se l’ingegnere si iscrive per la prima volta all’Albo dopo 5 anni dal conseguimento dell’abilitazione gli vengono accreditati 30 CFP;
    • Entro la fine dell’anno solare successivo a quello di iscrizione all’albo, l’ingegnere deve obbligatoriamente conseguire 5 CFP relativi all’etica e deontologia professionale, che vengono compresi tra i crediti conferiti al momento della prima iscrizione all’Albo. Pena, un procedimento disciplinare nel caso l’ingegnere abbia esercitato la professione.

    Vediamo ora come si ottengono i CFP previsti di anno in anno.

    Come si ottengono i Crediti Formativi Professionali per ingegneri

    I percorsi di formazione continua a cui un ingegnere si può sottoporre per guadagnare abbastanza Crediti Formativi Professionali Ingegneri sono di tre tipi:

    1. Non formali, ovvero corsi e seminari riconosciuti, partecipare a convegni e seminari individuati dal CNI o a visite tecniche in luoghi di interesse, oppure la frequentazione di tirocini formativi;
    2. Informali, come certificazioni, aggiornamenti, pubblicazioni, brevetti, partecipazione qualificata a organismi, gruppi di lavoro, commissioni tecniche e di studio in Italia e all’estero, a esami di stato o interventi di carattere sociale;
    3. Formali, cioè Master e Corsi universitari.

    Dal 2018, il CNI prevede la possibilità per gli ingegneri di presentare un’autocertificazione (dalla fine del 2020 al costo di 7,00 €) dell’aggiornamento informale dimostrabile, che consente di ottenere il riconoscimento di 15 Crediti Formativi Professionali.

    Inoltre, attraverso l’Agenzia Nazionale per la Certificazione Volontaria delle Competenze, Agenzia CERTing, è possibile comprovare le competenze acquisite con lo svolgimento dell’attività professionale e attraverso le attività di aggiornamento gestite autonomamente. In questo modo, l’ingegnere acquisisce 15 Crediti Formativi Professionali per ognuno dei tre anni di validità del certificato.

    Verificare i propri crediti è facile: basta effettuare l’accesso all’Anagrafe Nazionale dei Crediti Formativi, collegandosi al sito www.mying.it

    architetti crediti formativi come ottenerli

    Per il triennio 2020/2022 il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) ha introdotto alcune novità per quanto concerne la formazione continua degli iscritti e, quindi, per l’acquisizione dei crediti formativi necessari

    Lo scorso 1° gennaio è iniziato il triennio formativo 2020/2022 per gli architetti iscritti all’Albo professionale e con esso sono entrate in vigore delle nuove linee guide che disciplinano l’obbligo di formazione dei professionisti.

    In particolare, per quanto concerne la formazione continua, e quindi l’acquisizione dei crediti formativi professionali (Cfp), è stata eliminata la possibilità di esenzione dall’obbligo formativo per tutti coloro che effettuano la reiscrizione dopo 5 anni e sono stati inseriti nella lista dei Cfp validi anche la partecipazione a corsi di progettazione o a concorsi di progettazione in veste di membri di giuria, se nominati dagli stessi ordini.

    Resta invece invariato il numero di crediti formativi professionali che gli architetti devono conseguire nel corso del triennio, ovvero 60 Cfp di cui 12 dedicati alla deontologia e alle discipline ordinistiche.

    Inoltre, come per il precedente triennio di formazione, non è previsto un numero di crediti minimo annuale da ottenere e sono ritenuti validi al fine dell’aggiornamento professionale i Cfp ottenuti con:

    • Corsi frontali, corsi di formazione a distanza (FAD), conferenze, workshop e incontri accreditati presso il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC)
    • Corsi in autocertificazione, come ad esempio i corsi di aggiornamento sulla sicurezza
    • Altre attività segnalate dal CNAPPC o dagli Ordini Territoriali, come mostre, fiere, realizzazione di saggi tecnico-professionale, per un numero massimo di 15 crediti formativi nel triennio

    Per quanto concerne i corsi che danno diritto ai crediti formativi per gli architetti è bene precisare che questi possono essere organizzati, oltre che da Ordini di Categoria e Collegi, anche da associazioni di iscritti agli albi e da enti privati e pubblici, previa autorizzazione dei Consigli nazionali degli Ordini o dei Collegi e su parere favorevole del Ministero di competenza.

    Crediti Formativi per Architetti: come conseguirli

    Come noto, i Crediti Formativi Professionali (CFP) sono lo “strumento” con i quali si tiene traccia dell’adempimento dell’obbligo di formazione degli architetti iscritti all’Albo, senza i quali dunque non è possibile continuare a esercitare la professione.

    Ma come ottenere i CFP architetti?

    Come visto precedentemente, è possibile conseguire i crediti formativi professionali per architetti prendendo parte a diversi tipi di attività considerate di aggiornamento ed erogate con modalità differenti, dalla formazione in aula a quella a distanza.

    Nel dettaglio, quindi, è possibile ottenere i Cfp architetti partecipando a corsi frontali o a corsi online in FAD sincrona e asicrona, a seminari, stage e conferenze riconosciuti dal CNAPPC o dagli Ordini Territoriali, a master universitari e dottorati di ricerca o a visite tecniche abilitanti.

    E’ importante, però, verificare che i corsi, in aula o a distanza, siano erogati da enti riconosciuti e accreditati e che le attività formative siano attinenti all’attività professionale e quindi riguardanti materie come la pianificazione, l’architettura, la conservazione, la gestione della professione, il paesaggio, la deontologia professionale e le discipline ordinistiche.

    Va ricordato che tutti gli architetti che non adempiono all’obbligo di formazione, e che quindi non conseguono nel triennio i 60 Cfp previsti, sono soggetti a sanzioni quali la censura per una mancanza di crediti minore o pari a 12 Cfp, e la sospensione, per una mancanza di crediti formativi superiore a 12 Cfp.

    I 60 crediti formativi professionali vanno acquisiti entro il 31 dicembre 2022, data a partire dalla quale verranno effettuate le verifiche sulla formazione degli iscritti.

    In ultimo, bisogna precisare che gli architetti soggetti all’obbligo di formazione continua possono presentare domanda di esonero nei seguenti casi:

    • Maternità, paternità, adozione
    • Infortunio o grave malattia
    • Docenti universitari a tempo pieno
    • Iscritti non esercitanti la professione da almeno 3 anni ininterrotti

    L’obbligo di formazione continua per gli architetti cessa invece al compimento dei 70 anni.

    bim avanzato

    Chi lavora nel settore edile e degli appalti pubblici, conosce certamente il BIM, acronimo di “Building Information Modeling“, tanto più che nel 2019 questo metodo è diventato obbligatorio, almeno per alcune tipologie di costruzioni.
    Scopriamo in questa guida le caratteristiche e i vantaggi della cosiddetta “mondializzazione delle informazioni di costruzione“, che sempre più spesso lega tutte le professionalità che entrano in campo nelle opere a base di gara ma non solo.

    Building Information Modeling: cos’è e a cosa serve

    Era il 1987 quando in Italia si introdusse il primo esperimento di BIM, si potrebbe dire una sorta di beta test.
    In quel momento venne progettata una costruzione del tutto virtuale tramite l’utilizzo di software.
    Da allora sono stati introdotti molti cambiamenti nel sistema e il BIM si è sviluppato e perfezionato sempre più, tanto che oggi viene richiesto obbligatoriamente negli appalti pubblici, quando si ha a che fare con opere che superano i 50 milioni di euro.
    Ciò significa che quando si avviano gare pubbliche con queste caratteristiche, queste devono essere “BIM strutturate“.
    Il BIM serve nello specifico per realizzare una costruzione, pianificandone ogni aspetto e prevedendo ogni tipo di gestione prima in maniera virtuale.
    Via via che il progetto viene ideato, un software raccoglie e struttura qualunque tipo di dato che riguarda la futura opera.
    I dati vengono forniti in modo che alla fine si ottenga una rappresentazione in 3D dell’opera che sarà costruita fisicamente, e a questo progetto collaborano tutte quelle figure professionali che normalmente fanno parte del circuito, come architetti, ingegneri, geometri, costruttori e tutti coloro che hanno a che fare con la costruzione e la manutenzione dell’edificio o dell’opera.

    Come si lavora con il BIM: la multiprofessionalità al suo massimo

    Quando si deve realizzare un’opera come un edificio, esistono delle precise fasi del progetto che partono dalla progettazione, dalla stima dei costi, dalla valutazione del materiale, dall’impatto ambientale dell’opera, fino ad arrivare al modello vero e proprio che diventerà poi l’opera finita.
    L’aspetto sorprendente del BIM è che è in grado di fornire previsioni e di progettare virtualmente in toto un edificio, e lo fa con l’uso di una piattaforma multimediale e multi-professionale.
    Cominciamo con il fare alcuni esempi pratici di utilizzazione.

    Nel BIM si potranno inserire:

    • I dati spaziali e geografici dell’opera che si andrà a realizzare;
    • I dati finanziari, cioè l’investimento che servirà per realizzare l’opera;
    • I dati elettrici dell’opera;
    • I dati meccanici della struttura;
    • I dati che riguardano i materiali che verranno impiegati e loro impatto sul suolo e sull’aria (eventualmente sull’acqua);
    • I dati legali legati ai permessi necessari o alle manutenzioni a norma di legge che serviranno;
    • I dati legati alla certificazione energetica e così via.

    Si tratta quindi degli stessi dati che ciascun professionista sarebbe chiamato a fornire nel suo campo di applicazione, ma che in questo modo vengono letteralmente caricati su una piattaforma con notevole risparmio di tempo e maggiore accuratezza.
    Si comprende quindi come nel settore degli appalti, per opere che richiedano investimenti di oltre 50 milioni, il BIM sia obbligatorio.
    Opere di quel genere possono impattare notevolmente sull’ambiente fisico, economico ed industriale di una località, e in tal modo la Pubblica Amministrazione può prendere visione delle conseguenze dell’opera finita prima che questa venga realizzata.
    Alla fine dell’inserimento dei dati, il sistema elabora il progetto in tutte le sue caratteristiche.

    Applicazioni pratiche del Building Information Modeling

    Sono molte le applicazioni che il BIM offre.
    Come si è detto, nell’ambito delle opere pubbliche al di sopra di una certa soglia economica, il ricorso alla progettazione BIM è obbligatorio.
    Ciò non vuol dire però che altri professionisti non possano usarlo, anzi.
    A giudicare dai campi di applicazione si può dire invece che il BIM sia sempre più uno strumento imprescindibile di chi fa progettazione, soprattutto all’interno di studi associati che trovano nel Building Information Modeling la massima espressione della multidisciplinarità.

    Il BIM trova impiego:

    • Nel settore edile: l’uso del BIM inizia con la richiesta di un’opera da parte di un committente (ad esempio un costruttore). Con il BIM si potranno, come spiegato in precedenza, inserire via via tutti i dati relativi alla costruzione dell’edificio, nonché quelli che riguardano permessi, adeguamento alle normative che permetteranno di attestare l’edificio in una certa classe energetica e quindi poi di usufruire di agevolazioni fiscali, e via dicendo;
    • Nel settore del cosiddetto facility management: con facility management ci si riferisce alla seconda fase che riguarda un’opera, e cioè la sua manutenzione. Il BIM quindi entra in gioco anche ad opera finita. Avere un prospetto in 3D di un edificio è chiaramente utilissimo per pianificare una manutenzione ordinaria e strutturare la modalità di intervento in caso di manutenzione straordinaria.

    Come imparare ad usare il BIM

    Imparare ad usare questo sistema naturalmente prevede delle competenze che possono essere trasferite solo da professionisti certificati e che siano in grado poi di rilasciare attestati validi.
    Quindi, la risposta migliore alla domanda “come faccio ad imparare ad usare il BIM” può essere solo una: con un corso certificato per BIM.
    Chi si avvicina al BIM naturalmente lo fa per motivi di lavoro, quindi proverrà da uno dei campi che ruotano intorno al settore edile.
    Avrà di conseguenza delle competenze di base (laurea in architettura, diploma da geometra, o ancora esperienza nel campo delle costruzioni) oppure potrà seguire un corso base bim.
    Queste, unite all’insegnamento in aula e poi all’applicazione sul campo, permetteranno di ottenere una specializzazione mirata e soprattutto una certificazione.

    Un’ultima informazione sul BIM può essere utile per comprenderne appieno il valore.

    Nonostante il BIM sia strutturato in modo da rendere attendibile il progetto finale, il sistema viene sottoposto a quello che si chiama Model Checking. Si tratta di un flusso di controllo composto da più passaggi, tutti finalizzati a verificare che ogni step sia eseguito nel modo corretto.
    Per fare questo il sistema può subire un doppio controllo, sia interno sia ad opera di consulenti esterni.