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ecobonus 110

L’ecobonus torna anche per il 2020 con il Superbonus 110% e rappresenta un’agevolazione grazie alla quale è possibile svolgere diversi interventi.

Ecco tutto quello che occorre conoscere in merito.

Gli interventi e i limiti di spesa ammessi dal super ecobonus

L’ecobonus 110% è caratterizzato da diverse tipologie di intervento e limiti di spese.
Il primo lavoro che può essere svolto è quello relativo alla creazione di un cappotto termico, il quale deve interessare il 25% della superficie lorda dell’intero edificio.
I limiti di spesa per questa lavorazione sono pari a:

  • 50 mila euro qualora si parli di abitazioni unifamiliari;
  • 40 mila euro moltiplicati per il numero che compone un edificio che può contenere da due a otto famiglie;
  • 30 mila euro moltiplicato per un numero superiore a otto famiglie.

Come seconda tipologia di intervento vi è quella che riguarda la sostituzione dei sistemi di climatizzazione e riscaldanti dell’abitazione che avviene nelle parti comuni degli edifici.
In questo caso i limiti di spesa sono pari a 20 mila euro per i palazzi con un massimo di otto famiglie e 15 mila moltiplicati per il numero di famiglie che superano le otto unità.
Nelle spese sono comprese anche le operazioni di bonifica e smaltimento dei rifiuti.
Infine l’intervento sulle case singole per il montaggio di sistemi che producono energia elettrica green è pari a 30 mila euro.

In questo caso sono presenti anche i lavori relativi alla demolizione e ricostruzione di parti intere dell’abitazione.

Chi può usufruire dell’ecobonus 110%

Tra le figure che possono richiedere questo genere di agevolazione vi sono i condomini, i quali possono apportare una serie di modifiche all’intero edificio facendo in modo che il medesimo rispetti tutte le nuove normative in termini di consumi energetici e sicurezza.

Le persone fisiche, tranne gli artigiani e imprenditori, possono apportare delle importanti modifiche alla loro proprietà grazie a questo superbonus.
Gli enti che gestiscono le case popolari oppure quelle di interesse sociale che si occupano di gestire gli immobili e le società sportive dilettantistiche possono usufruire di questo bonus e procedere con la ristrutturazione e tutti gli altri interventi che devono essere apportati alla loro struttura edile.
Infine, tra i soggetti che possono richiedere l’ecobonus 110% spiccano le società che operano nel settore del volontariato e quelle che non hanno come finalità il lucro.

Tutte queste figure possono accedere all’super bonus e ecobonus 110% previsto dal Governo.

Come si richiede l’ecobonus 110%

Per quanto riguarda la richiesta, occorre registrarsi sul sito dove è presente tale bando.
Successivamente all’inserimento di tutti i dati personali è fondamentale inserire i dati anagrafici del beneficiario nonché quelli relativi all’immobile nel quale viene richiesto l’intervento.
Infine è importante inserire anche il comma della legge alla quale si fa riferimento per effettuare tale intervento, nonché le fatture delle spese sostenute.
In questo modo è possibile usufruire della nuova agevolazione per la ristrutturazione dei vari edifici e per il loro miglioramento energetico.

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    decreto genova

    I 360 milioni previsti per i prossimi 12 anni sono sufficienti? Perché dobbiamo far pagare ai cittadini quanto poteva da subito pagare Aspi?

    A poche ore dall’assemblea nazionale dei delegati dell’edilizia, in programma oggi all’auditorium di Via Rieti a Roma con inizio alle ore 10:00, i sindacati delle costruzioni di Cgil Cisl Uil pongono al Governo 10 domande sul decreto Genova. Domande su cui “ci aspettiamo di avere risposte – fanno sapere le segreterie nazionali di Feneal Filca Fillea – così come ci aspettiamo una risposta alla richiesta avanzata al Governo di istituire al più presto un tavolo per una strategia di rilancio del settore, con il ruolo attivo della Presidenza del Consiglio, delle grandi imprese, delle grandi stazioni appaltanti pubbliche e dei lavoratori del settore”.

    10 DOMANDE AL GOVERNO SUL DECRETO GENOVA

    • Non appare contraddittorio con lo spirito del Decreto e con la stessa nascita della Cabina Strategia Italia (art. 40), preoccuparsi del rilancio di Genova e della Liguria e di fatto bloccare le risorse per i cantieri già avviati, come quelli per il Terzo Valico?

    • Perché il decreto non prevede di stabilizzare la quota 60-40 per le manutenzioni in house, stralciando da tale percentuale tutti i lavori di nuova costruzione? Sarebbe il giusto segnale per accelerare Grandi opere, viabilità e progetti di manutenzione.

    • Escludere dai lavori gli operatori economici che hanno partecipazioni dirette o indirette in società concessionarie, non rischia di generare contenziosi e allungare i tempi? I 360 milioni previsti per i prossimi 12 anni sono sufficienti? Perché dobbiamo far pagare ai cittadini quanto poteva da subito pagare Aspi? Non sono troppo diluite nel tempo le risorse per garantire la certezza di pagamento dei Sal (Stato Avanzamento Lavori)?

    • Le lavoratrici e lavoratori di Autostrade, Pavimental, Spea ecc. beneficeranno di appositi ammortizzatori sociali, così come tutti i lavoratori, subordinati o autonomi, cui lavoro è stato comunque ridotto dagli eventi del crollo e da questo decreto?

    • Tutto il processo del nuovo ponte (dalla demolizione alla ricostruzione) avverrà senza gara e in deroga totale al Codice degli Appalti, con assegnazione diretta dei lavori. Vi sarà separazione tra progettazione ed esecuzione? Quale normativa anticorruzione, coordinata dall’Anac, si prevede? Si applicheranno le norme del Codice Appalti e del contratto nazionale dell’edilizia sul limite ai subappalti e sull’applicazione del contratto ai lavoratori? Si applicheranno le Terze Linee Guida antimafia come nel caso della ricostruzione del Centro Italia (settimanale di cantiere inviato anche alle Casse Edili)?

    • Perché la ricostruzione privata a Ischia non è stata equiparata a quella pubblica, con relative tutele previste dal Codice? Anche in questo caso, infatti, con i soldi pubblici, viene finanziato il 100% della ricostruzione. Perché è stata portata a 258 mila euro (dai 150 mila previsti) la soglia per la qualificazione delle imprese ai sensi dell’articolo 84 del Codice? Pur prevedendo la procedura senza gara e senza pubblicazione dei bandi, si applicherà per la ricostruzione degli edifici pubblici l’Offerta Economicamente più Vantaggiosa, visto il richiamo all’art. 77 del Codice? Interventi come quelli istitutivi del Durc per Congruità, condiviso dai sindacati e dalle associazioni datoriali, già applicati in altre circostanze analoghe, saranno replicati?

    • Quale interlocuzione ci sarà tra l’Autorità per i Trasporti, la nuova Agenzia e le organizzazioni sociali direttamente interessate dalla loro attività?

    • Il Decreto prevede una modifica formale del Commissariato Governativo per la ricostruzione del Centro Italia dopo il sisma del 2016. Vi sarà presto una nuova nomina? La strategia di tenere insieme ricostruzione e sviluppo aree interne sarà confermata?

    • L’art. 42 torna a destinare agli enti locali proprietari le risorse per la progettazione degli interventi per la messa in sicurezza delle scuole, dopo la chiusura della struttura di coordinamento Scuole Sicure. Visto che la maggior parte delle risorse finora stanziate non è stata spesa proprio per la carenza di organico o competenze degli enti locali, non si ritiene così di ritardare ulteriormente la messa in sicurezza delle scuole italiane? Non sarebbe stato meglio intervenire per qualificare le stazioni appaltanti locali, ridurne il numero, individuare centrali aggregate in condizione di progettare anche gli esecutivi?

    • Tutto il Decreto non prevede, a differenza del passato, il coinvolgimento delle forze sociali, sindacali e datoriali. Eppure per la ricostruzione è fondamentale il coinvolgimento oltre che degli Enti Locali anche della società civile e delle forze produttive. Questo anche al fine di evitare infiltrazioni, problemi, disagio sociale. Il Governo, direttamente o tramite i Commissari, cosa intende fare? Darà qualche indicazione al riguardo?