Eliminare i dazi sul fotovoltaico per aprire il mercato energetico
I dazi sul fotovoltaico, decisi dalla Commissione Europea oltre 5 anni fa per difendere il manifatturiero europeo nel settore del fotovoltaico nei confronti dell’industria cinese, non hanno sortito l’effetto desiderato: le installazioni di nuova potenza fotovoltaica in Italia come in tutta Europa si sono drasticamente ridotte, decine di migliaia di posti di lavoro sono andati perduti, l’industria solare europea ha perso in competitività e in volumi, sia nella produzione di celle che di moduli.
“Si ritiene che l’eliminazione dei dazi porterà a un incremento delle installazioni fotovoltaiche in Europa” aggiunge Paolo Rocco Viscontini, presidente di ITALIA SOLARE “consentendo al fotovoltaico di contribuire in modo significativo alla transizione energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili mettendo al centro l’interesse del cittadino europeo. Più potenza fotovoltaica significherà ovviamente nuovi posti di lavoro, molti dei quali sostituiranno di fatto quelli che inevitabilmente andranno perduti nel settore delle fonti fossili”.
L’Europa può e deve guidare lo sviluppo tecnologico nel cosiddetto “downstream”: ingegneria dei sistemi, software e componentistica avanzata per il continuo miglioramento delle prestazioni degli impianti fotovoltaici, installazioni, monitoraggi, assistenza tecnica, integrazione del fotovoltaico negli edifici e nelle reti elettriche, oltre alla gestione ottimizzata dei flussi energetici con una presenza crescente delle rinnovabili, fotovoltaico in testa, con un ruolo crescente degli accumuli.
Per la produzione manifatturiera bisogna essere pratici: la concorrenza con i giganti cinesi è e sarà molto difficile. Infatti, le produzioni multigigawatt di celle e moduli consentono economie di scala che portano a prezzi sempre più bassi pur nel frequente conseguimento di utili a fine anno. Pensare di competere con questi grandissimi player è come pensare di voler produrre in Italia o in Europa cellulari, computer o televisori, trattandosi di componenti elettronici come sono d’altronde le stesse celle fotovoltaiche. Non è solo una questione di facilitazioni presenti in Cina e non in Europa (spesso comunque non corrispondenti a quel che si sente dire), ma è anche un problema di mercato locale (in Cina) che aiuta sostanzialmente i produttori del Sol Levante. Dei 100 GWp di impianti fotovoltaici installati nel 2017 in tutto il mondo oltre la metà sono stati installati nella sola Cina!
Bisogna tenere presente questa situazione, guidando la politica industriale italiana ed europea verso quegli ambiti in cui vale davvero la pena conquistare e difendere un proprio spazio, anche nell’upstream, a cominciare dallo sviluppo di materiali innovativi e processi industriali.
Per la produzione di massa di celle e moduli bisognerebbe fare investimenti di molti miliardi di dollari per riuscire a competere coi giganti cinesi. Trattandosi di un settore ormai caratterizzato da bassi o bassissimi margini, ne vale la pena?
Intanto, non perdiamo terreno e, anzi, cerchiamo di recuperare quello perduto, annullando al più presto i dazi che di fatto hanno portato solo ulteriori problemi a un settore che già si trovava in grande difficoltà per una gestione poco attenta del passaggio dai sussidi alla grid parity.
A ulteriore riprova della serietà di questa richiesta si ricorda che ad oggi chiedono la rimozione dei dazi 37 associazioni delle rinnovabili e del solare, 400 compagnie europee, 5 organizzazioni non governative tra le quali WWF e Greenpeace e 22 membri del parlamento (solo 4 contrari).
Fonte: UnioneIngegneri.com
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