Presentati i risultati dello studio teleriscaldamento a biomassa: un investimento per il territorio
Economia circolare: partiamo dall’energia – teleriscaldamento a biomassa: un investimento per il territorio.
Righini, presidente FIPER: “dai risultati dell’indagine si dimostra come e in che misura il teleriscaldamento a biomassa garantisce un’importante funzione di presidio e gestione del territorio e riduca le polveri sottili e la CO2. Un progetto di primario interesse per i decisori pubblici o gli imprenditori impegnati a promuovere iniziative di sviluppo territoriale”
In occasione del convegno FIPER: “economia circolare: partiamo dall’energia” tenutosi a Roma presso il Palazzo Santa Chiara sono stati presentati i risultati dello studio “teleriscaldamento a biomassa: un investimento per il territorio”.
Lo studio risponde all’esigenza di fornire indicazioni chiare e dati puntuali circa la convenienza ambientale, economica e occupazionale per un dato territorio di avviare un impianto di teleriscaldamento a biomassa. L’idea di fondo è che il teleriscaldamento a biomassa costituisca un intervento strutturale di primario interesse generale per il territorio e che, quindi, debba essere sempre considerato dal decisore pubblico per pianificare il rilancio delle zone rurali e montane. La valutazione di questi progetti prescinde quindi dall’esclusiva analisi energetica.
Lo studio dimostra come teleriscaldare un territorio crei i presupposti per lo sviluppo di altre infrastrutture a servizio della comunità, quali i sistemi di cablaggio per la connessione internet veloce, funzionali a attirare nuove imprese e giovani nelle aree definite “interne”.
Raccontare l’esperienza dei territori a partire dalla raccolta dei “dati di campo” è la novità di questa pubblicazione, il cui lavoro principale ha riguardato la conoscenza e l’analisi diretta del funzionamento degli impianti di teleriscaldamento “target” e della relativa catena di fornitura, la cosiddetta “filiera bosco-legno-energia”.
Un mondo caratterizzato da piccole, microimprese spesso a conduzione familiare, in cui il paesaggio montano rappresenta elemento saliente nella costruzione della propria identità e del senso di appartenenza al luogo. In termini ambientali e energetici, dal campione dei 65 impianti di teleriscaldamento a biomassa analizzati dal Politecnico di Milano, risulta un risparmio di energia fossile primaria1 compreso tra il 60% e il 80%, un valore molto elevato rispetto all’impiego di altri combustibili fossili e non. Risparmi analoghi si registrano per l’anidride carbonica (CO2) immessa nell’atmosfera. Da questa prospettiva, il TLR a biomassa è tra le tecnologie più performanti e non ha rivali in termini di produzione di energia rinnovabile e riduzione di emissioni climalteranti. Per quanto riguarda le altre emissioni in atmosfera, lo studio si è concentrato sulla produzione di polveri sottili (PM) che hanno assunto una particolare importanza a livello nazionale. L’analisi e la gestione del PM rappresenta una tematica molto discussa proprio in relazione alla combustione della biomassa e agli impatti sulla salute degli abitanti. Le valutazioni condotte evidenziano come gli impianti in questione permettano un significativo miglioramento rispetto ai dispositivi domestici a biomassa (caldaie/stufe a legna) e risultino comunque più vantaggiosi delle caldaie a gasolio, considerati il mix tecnologico di riferimento standard per le zone montane. Per esempio, un impianto di dimensioni medie (circa 5 MW) rispetto all’utilizzo dei dispositivi domestici a biomassa consente di evitare emissioni per circa 10 tonnellate di polveri su base annua.
Negli ultimi anni all’interno del dibattito condotto dai Paesi aderenti alla “Convenzione delle Alpi, si si è posta sempre più l’attenzione sull’impatto economico che la filiera biomassa-energia produce sui territori alpini. In assenza di un’analisi puntuale a livello italiano dell’impatto del TLR a biomassa in termini di sviluppo territoriale, la sezione economica di questa pubblicazione ha voluto colmare questo “vuoto” di dati e indicazioni a partire dall’analisi della catena di fornitura locale.
In particolare, lo studio ha valutato le ricadute economiche e occupazionali a livello di impatto diretto, indiretto, di indotto e fiscale.
Il target “locale” selezionato per calcolare l’entità dell’impatto è formato da 13 impianti di TLR a biomassa distribuiti in quattro aree distinte ed eterogenee per tecnologia adottata, conformazione orografica, densità di popolazione, zona climatica e caratteristiche della filiera.
Dall’elaborazione dei dati economici e finanziari delle imprese della filiera bosco-legno-energia coinvolte nell’indagine, l’impatto economico monetario generato a livello locale si attesta in 50 milioni di Euro/annuo, mentre l’effetto occupazionale è di 520 Unità Lavorative Annue (ULA).
In termini di effetto moltiplicativo, ciò sta ad indicare che per ogni euro aggiuntivo fatturato dagli impianti di TLR del campione si genera un impatto complessivo sul sistema economico di circa 2,65 €. Sul fronte occupazionale invece, per ogni ULA impiegata dal TLR ne vengono attivate 15,5 lungo tutta la filiera e nelle imprese collegate. Estendendo i risultati ottenuti su scala nazionale si ottiene che le ricadute dei impianti di TLR a biomassa esistenti corrispondono a 320 Milioni di euro/anno e di 3.300 ULA. Si è poi determinato il valore delle ricadute dei potenziali impianti di TLR a biomassa realizzabili nelle zone climatiche E ed F2 che risultano comprese tra 450 e 680 Milioni di euro/anno e tra 5.300-8.000 ULA a seconda dello scenario identificato.
Non meno importanza, il valore dell’impatto fiscale prodotto limitatamente alle imposte dirette risulta pari a 0,7 Milioni di euro/anno per il campione di 13 impianti analizzati, mentre a livello nazionale il valore si attesta intorno ai 4,6 Milioni di euro/anno (impianti esistenti). Si tratta di entrate quasi completamente a favore dei comuni interessati e, quindi, ancora una volta di stretto interesse locale, realizzando de facto un federalismo fiscale.
Commenta Righini, presidente FIPER: “lo studio dimostra come l’avvio di un impianto di teleriscaldamento produca un immediato beneficio per l’intera filiera del legno, garantendo un’importante funzione di presidio e gestione del territorio e riducendo le polveri sottili e la CO2 rispetto alle altre fonti disponibili sul territorio tale da renderlo un progetto di primario interesse per i decisori pubblici o gli imprenditori impegnati a promuovere iniziative di sviluppo territoriale”.
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