ENEA ha brevettato un metodo biotecnologico per produrre in grandi quantità, a basso costo e con alti livelli di purezza le molecole di colore giallo-rosso dei fiori di zafferano, le cosiddette “crocine”, utilizzate storicamente come coloranti in pittura e ingredienti alimentari, ma che vantano anche proprietà antiossidanti e funzioni protettive nei confronti di malattie degenerative della retina e di alcune forme tumorali.

“Questa invenzione appare come l’unica via per produrre crocine in grandi quantità, in considerazione dell’impossibilità di ottenerle tramite sintesi chimica e della stagionalità della pianta che fiorisce solo una volta l’anno”, spiega la ricercatrice del Laboratorio Biotecnologie dell’ENEA Olivia Costantina Demurtas, una delle autrici del brevetto. “Inoltre, il metodo che abbiamo messo a punto consente di ottenere pigmenti a costi fino a 100 volte inferiori rispetto a quelli di origine naturale e con livelli di purezza tali da consentirne l’utilizzo anche in biomedicina”, conclude Demurtas.

Oltre a essere pubblicato sulla rivista del settore Plant Physiology, questo metodo biotecnologico ha consentito a Olivia Costantina Demurtas di vincere recentemente uno dei riconoscimenti del Premio “Hausmann & Co e Patek Philippe – dedicato a chi ha talento”, istituito dai celebri marchi di orologi per premiare le giovani eccellenze italiane.

Il sistema brevettato da ENEA ha permesso anche di individuare metodi innovativi di ingegneria genetica per produrre le crocine in batteri, lieviti o piante diverse dallo zafferano. Inoltre, grazie a studi sulle molecole biologiche, ENEA e l’Università di Castilla-La Mancha hanno identificato una serie di geni coinvolti nella produzione delle crocine. I risultati ottenuti nell’ambito delle attività di caratterizzazione di uno zafferano selvatico, che accumula crocine anche nella parte gialla di altri organi oltre che negli stimmi, sono stati pubblicati sulla rivista “Scientific report” del gruppo Nature.

“Attraverso l’uso di tecnologie ‘omiche’ per determinare i meccanismi che controllano la sintesi di crocine, abbiamo ottenuto una serie di geni associati all’accumulo di queste molecole e questi risultati saranno oggetto di studi futuri al fine di aumentarne la produzione”, spiega Gianfranco Diretto del Laboratorio Biotecnologie dell’ENEA.

La coltivazione dello zafferano è limitata a terreni ad altitudini superiori ai 300 m. e ogni pianta produce al massimo 3 fiori, ognuno dei quali porta al massimo 3 stigmi; inoltre tutte le operazioni di raccolta e processamento devono essere svolte manualmente. E non è tutto: lo zafferano infatti è una pianta sterile, aspetto che ne aumenta le difficoltà di miglioramento genetico e delle sue caratteristiche produttive. A causa della ridotta produzione e disponibilità e all’alto costo della manodopera, il cosiddetto “oro rosso” rappresenta una delle spezie più costose al mondo, con prezzi che possono raggiungere 30mila euro al chilo. Si calcola che per produrre una bustina di zafferano siano necessari più di 20 fiori dai quali si ricavano 60 pistilli mentre per ottenere 1 chilo di zafferano occorrano 150mila fiori e 500 ore di lavoro.

La normativa in materia, ovvero il decreto legislativo n. 49 del 14 marzo 2014, recepisce la Direttiva Europea 2012/19/UE e obbliga tutti i produttori di AEE (Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) a farsi carico del fine vita delle stesse, secondo il principio della responsabilità estesa del produttore. Dal prossimo 15 agosto l’ambito di applicazione del decreto diventa “aperto”, il cosiddetto Open Scope: in pratica tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche rientreranno negli obblighi del Decreto RAEE, salvo alcune specifiche esclusioni (mentre prima esisteva un elenco con categorie specifiche di prodotti che rientravano nell’ambito di applicazione “chiuso”).

Ne consegue che i produttori di AEE devono innanzitutto:

  • istituire un sistema individuale o aderire a un sistema collettivo per finanziare il sistema di raccolta e smaltimento delle proprie AEE;

  • iscriversi al Registro dei Produttori di AEE e/o aggiornare i prodotti di iscrizione;effettuare le dichiarazioni annuali di immesso sul mercato al Registro.

In un’ottica di Open Scope il produttore di AEE deve fornire agli utilizzatori finali adeguate informazioni riguardanti:

  • l’obbligo di non smaltire i RAEE come rifiuti urbani misti e di effettuare la raccolta differenziata;

  • i sistemi di ritiro o di raccolta dei RAEE, nonché la possibilità e le modalità di consegna al distributore del RAEE all’atto dell’acquisto di una nuova AEE o di conferimento gratuito senza alcun obbligo di acquisto per i RAEE di piccolissime dimensioni;

  • gli effetti potenziali sull’ambiente e sulla salute umana dovuti alla eventuale presenza di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche e a una scorretta gestione delle stesse;

  • il ruolo degli acquirenti nel contribuire al riutilizzo, al riciclaggio e ad altre forme di recupero dei RAEE.

Il produttore di AEE deve fornire specifiche informazioni in materia di preparazione per il riutilizzo e di trattamento adeguato anche agli impianti di trattamento e ai centri di preparazione allo scopo di agevolare la manutenzione, l’ammodernamento e la riparazione, nonché la preparazione per il riutilizzo e il trattamento dei RAEE. Vanno indicati in particolare le diverse componenti e i diversi materiali delle AEE, nonché il punto dell’AEE in cui si trovano le sostanze e le miscele pericolose. Tali informazioni possono essere messe a disposizione in forma di manuali o attraverso strumenti elettronici.

Il produttore ha infine l’obbligo di apporre su ogni AEE:

  • il simbolo raffigurante il cassonetto barrato (conformemente a quanto riportato all’Allegato IX del D.lgs. n. 49/2014) che ha lo scopo di assicurare che i RAEE non vengano smaltiti come rifiuti urbani misti e facilitarne la raccolta differenziata;

  • il marchio di identificazione, non definito nella forma grafica, ma con un contenuto informativo minimo costituito da almeno uno dei seguenti elementi: nome del produttore (denominazione o ragione sociale) oppure logo del produttore, solo se è un marchio registrato, o numero di registrazione al Registro nazionale dei soggetti obbligati al finanziamento dei sistemi di gestione dei RAEE.

Alcune apparecchiature sono tuttavia escluse dall’Open Scope. Le esclusioni potenzialmente applicabili ai prodotti di interesse Assoclima (apparecchiature per la climatizzazione e la ventilazione) sono le seguenti:

  • installazioni fisse di grandi dimensioni, ad eccezione delle apparecchiature che non sono progettate e installate specificamente per essere parte di dette installazioni (rif. art. 3, comma 2, lettera c del D.lgs. 49/2014);

  • apparecchiature progettate e installate specificamente come parte di un’altra apparecchiatura che è esclusa o che non rientra nell’ambito di applicazione del decreto legislativo, purché possano svolgere la propria funzione solo in quanto parti di tale apparecchiatura (rif. art. 3, comma 1, lettera b) del D.lgs. 49/2014).

Le apparecchiature soggette alle prescrizioni RAEE, compresi gli apparecchi e i sistemi per la ventilazione e la climatizzazione, vanno distinte tra RAEE provenienti da nuclei domestici e RAEE professionali, così come definiti dalla Direttiva europea e dal decreto nazionale:

“RAEE provenienti dai nuclei domestici”: i RAEE originati dai nuclei domestici e i RAEE di origine commerciale, industriale, istituzionale e di altro tipo, analoghi, per natura e quantità, a quelli originati dai nuclei domestici. I rifiuti delle AEE che potrebbero essere usate sia dai nuclei domestici che da utilizzatori diversi dai nuclei domestici sono in ogni caso considerati RAEE provenienti dai nuclei domestici.

Smaltimento RAEE domestici

I cittadini possono conferire gratuitamente i propri RAEE utilizzando i servizi messi a disposizione dai comuni o dalle aziende di servizio ambientale (Centri di raccolta, stazioni mobili, ritiro a domicilio) o conferire gratuitamente i RAEE al punto vendita, usufruendo del servizio 1 contro 0 per le AEE di piccole dimensioni (lato lungo max 25 cm), oppure al momento dell’acquisto di un prodotto equivalente (1 contro 1).

Il Decreto Terremoto è Legge! Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge di conversione del decreto terremoto, inviando contestualmente una lettera al Presidente del Consiglio Prof. Giuseppe Conte. Il Capo dello Stato ha cosi voluto manifestare alcune perplessità riguardanti gli “Interventi eseguiti per immediate esigenze abitative”

«Si tratta di un provvedimento legislativo i cui contenuti sono stati, in sede di conversione, notevolmente ampliati rispetto a quelli originari del decreto legge, composto da un solo articolo volto a prorogare e sospendere i termini per adempimenti e versamenti tributari e contributivi. All’interno della legge di conversione trovano sede numerose altre disposizioni – contenute in ventuno ulteriori articoli – che disciplinano in chiave emergenziale, tra l’altro, i contributi e i finanziamenti per gli interventi di ricostruzione e recupero degli immobili, il ripristino dell’agibilità degli edifici, la riduzione degli oneri burocratici e amministrativi.

Non posso fare a meno di segnalare taluni aspetti di criticità dell’articolo 07 che, pur non costituendo una palese violazione della legittimità costituzionale, suscitano forti perplessità. Detto articolo sostituisce integralmente l’art. 8-bis del DL n. 189 del 2016, relativo a interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016.

La nuova previsione, in tema di “Interventi eseguiti per immediate esigenze abitative”, stabilisce al comma 1 che, nelle aree colpite dal terremoto e in deroga alla necessità della previa comunicazione all’amministrazione dell’avvio dei lavori, possono essere utilizzati, in sostituzione di immobili destinati ad abitazione principale e dichiarati inagibili, opere, manufatti leggeri, anche prefabbricati, e analoghe strutture, realizzati o acquistati nel periodo compreso tra il 24 agosto 2016 e la data di entrata in vigore della disposizione, purché amovibili e diretti a soddisfare esigenze contingenti e meramente temporanee. Si prevede altresì l’obbligo di demolire o rimuovere dette opere nonché di ripristinare lo stato dei luoghi entro novanta giorni dall’emanazione dell’ordinanza di agibilità dell’immobile distrutto o danneggiato.

Il comma 2 stabilisce poi l’inapplicabilità delle sanzioni penali di cui all’articolo 181 del codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. n. 42 del 2004), limitatamente al periodo di emergenza e comunque fino al novantesimo giorno dall’emanazione dell’ordinanza di agibilità dell’edificio distrutto o danneggiato.

Infine, il comma 3 prevede che “le ordinanze di demolizione e restituzione in pristino e le misure di sequestro preventivo emanate fino alla data di entrata in vigore della disposizione, per i lavori e le opere che rispettino le condizioni di cui al comma 1, sono inefficaci”.

I profili di criticità della disciplina concernono le previsioni dei commi 2 e 3.

Nel comma 2 si stabilisce una inedita sospensione della punibilità, testualmente riferita solo alle sanzioni penali di cui all’art. 181 d.lgs. n. 42 del 2004, mentre nulla si prevede in riferimento ad altre fattispecie (in materia di edilizia, urbanistica e tutela di aree protette) che sovente ricorrono nelle ipotesi di realizzazione di opere in assenza delle prescritte autorizzazioni in zone soggette a vincoli. Pertanto, la ratio dell’intervento, volta a consentire l’utilizzo temporaneo di tali manufatti, potrebbe essere vanificata dalla possibile configurabilità di altre responsabilità penali non precluse da questa norma. Inoltre, la opportuna limitazione temporale dell’inapplicabilità delle sanzioni prevede quale termine finale il “novantesimo giorno dall’emanazione dell’ordinanza di agibilità dell’edificio distrutto o danneggiato”. Tale evento, tuttavia, potrebbe non verificarsi mai, come ad esempio nel caso di assegnazione di una diversa soluzione abitativa rispetto a quella originaria, determinando, di fatto, la protrazione della inapplicabilità sine die e il conseguente utilizzo perpetuo dell’immobile “abusivo”, che diverrebbe, in tal modo, una seconda abitazione. La disciplina andrebbe quindi opportunamente rivista al fine di escludere le conseguenze prima esposte.

Il comma 3 prevede l’“inefficacia” – oltre che dei provvedimenti amministrativi – anche del sequestro preventivo. La disposizione risulta asistematica e lesiva della intangibilità ex lege dei provvedimenti giudiziari, sottraendo alla magistratura la esclusiva competenza a valutare i presupposti per il permanere delle misure di sequestro (articoli 321 e 355 c.p.p.).
Peraltro, la norma contempla il solo sequestro preventivo, non prendendo in considerazione quello “probatorio” (art. 354 c.p.p.), che ben può essere disposto in caso di attività edilizia svolta in assenza delle necessarie autorizzazioni.
Tanto Le rappresento, rimettendo alla valutazione del Governo l’individuazione dei modi e delle forme di un intervento normativo idoneo a ricondurre a maggiore efficacia, in tempi necessariamente brevi, la disciplina in questione».

La Greca succede nella carica al prof. Maurizio Tira, rettore dell’Università degli Studi di Brescia che ha retto il CeNSU negli ultimi quattro anni. Il prestigioso istituto, Ente morale riconosciuto dal Presidente della Repubblica, da oltre 50 anni opera al fine di incrementare l’interesse per gli studi urbanistici, promuovendo iniziative culturali, di informazione e di aggiornamento favorendo anche la collaborazione con le Associazioni e gli Enti Pubblici che curano, sia in sede di studio che di attuazione, la soluzione delle questioni urbanistiche.

Il Presidente del CNI, Armando Zambrano, e il consigliere Fede, anch’egli componete della giunta esecutiva del CeNSU, sono stati fra i primi a congratularsi con il neo presidente dicendosi certi che egli saprà proseguire l’azione incisiva dell’Istituto, organo qualificato di consulenza per il Consiglio Nazionale degli Ingegneri.

La Greca, nel suo discorso di insediamento ha indicato le priorità della sua azione che, in armonia allo Statuto, sarà volta ad accrescere l’attenzione degli ingegneri italiani sulle questioni urbanistiche di interesse nazionale e, soprattutto, a valorizzare l’apporto dell’attività professionale e della loro specifica competenza sulla rigenerazione resiliente del territorio, la mitigazione e l’adattamento ai rischi, in particolare simici, climatici e idrogeologici, l’integrazione con la pianificazione dei trasporti per l’accessibilità diffusa, la salvaguardia e valorizzazione sostenibile delle risorse non rinnovabili.

Ha evidenziato, inoltre, come gli ingegneri sappiano traguardare le innovazioni e il mutamento in atto con atteggiamento positivo che li pone sul fronte di un’azione avanzata e multidisciplinare in grado di affrontare le sfide più rilevanti che l’urbanistica e la pianificazione territoriale si trovano a dover fronteggiare. Una loro prerogativa è, infatti, proprio quella di essere guidati da una logica evolutiva che li porta a declinare ottimisticamente gli scenari futuri e le trasformazioni profonde che interessano l’economia e la società in tempo di crisi.

In occasione della Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica celebrativa, prenderà il via la campagna di sensibilizzazione “Diamoci una scossa!”, con centinaia di punti informativi nelle piazze delle principali città italiane a cura degli Ordini provinciali degli Architetti e degli Ingegneri

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, il Consiglio Nazionale degli Architetti e la Fondazione Inarcassa, con il contributo scientifico del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, del Dipartimento della Protezione Civile, della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, hanno istituito la prima Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica che si terrà il 30 settembre 2018.

L’iniziativa dall’elevato valore sociale, ideata con lo scopo di migliorare le condizioni generali di sicurezza del patrimonio immobiliare del nostro Paese e soprattutto di chi lo abita, attraverso la divulgazione di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini della pratica della prevenzione sismica, è stata presentata ufficialmente il 14 giugno a Roma, presso la sala del Parlamentino del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – Ministero delle Infrastrutture.

Il 30 settembre, in occasione della Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica, prenderà il via la campagna di sensibilizzazione “Diamoci una scossa!”, grazie a centinaia di punti informativi nelle piazze delle principali città italiane a cura degli Ordini provinciali degli Architetti e degli Ingegneri, con l’obiettivo di far conoscere alla collettività l’importanza della sicurezza sismica delle abitazioni e di divulgare il programma di “prevenzione attiva”. Professionisti esperti in materia saranno a disposizione dei cittadini per spiegare in modo chiaro il rischio sismico, le variabili che possono incidere sulla sicurezza di un edificio (modalità costruttive, area di costruzione, normativa esistente al momento della costruzione …) e le agevolazioni previste dal legislatore (Sima Bonus e Eco Bonus).

Migliaia di Architetti e Ingegneri, consapevoli del valore sociale dell’iniziativa e del proprio ruolo, grazie al coordinamento degli Ordini di appartenenza, parteciperanno volontariamente alla campagna di sensibilizzazione “Diamoci una scossa!”, la prima nel suo genere in Italia, e saranno a disposizione per effettuare delle visite tecniche informative nel mese di ottobre, per fornire una prima indicazione sullo stato di rischio degli edifici e sulle possibili soluzioni finanziarie e tecniche per migliorarlo a costi quasi zero.

L’iniziativa prevede la partecipazione attiva dei professionisti con l’invio da parte dell’Ordine di appartenenza di un’informativa analitica con le modalità di adesione.

Le vacanze sono un momento tanto atteso, ma quando arriva l’ora di partire e lasciare l’abitazione per un po’ di tempo, ecco che iniziano a sorgere le prime preoccupazioni. Secondo un’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca mUp Research e condotta con l’ausilio di Norstat su un campione rappresentativo della popolazione nazionale, una delle principali paure degli italiani che quest’anno andranno in ferie è che qualcuno approfitti dell’assenza estiva per insediarsi abusivamente in casa; timore esplicitamente indicato da più di 5,2 milioni di nostri connazionali, vale a dire quasi 1 adulto su 6.

Polizza Casa. Dal furto al gas aperto, (quasi) tutti hanno almeno una paura

Fa riflettere il fatto che, come emerge dall’indagine, tutti, o quasi, abbiano paura; il 95,5% di chi quest’anno andrà in vacanza ammette di avere almeno una preoccupazione legata alla lontananza da casa. Ma quali sono quelle più comuni?
Al primo posto della classifica si trova il timore di subire un furto in casa; una paura indicata dal 63,5% dei rispondenti, pari a 22,6 milioni di italiani.

«Con un polizza casa adeguata, oltre a proteggere l’immobile con sistemi antintrusione, è possibile tutelarsi con un’apposita polizza che consente, in caso di furto, di ottenere il risarcimento dei beni sottratti e degli eventuali danni causati dai ladri», spiega Lodovico Agnoli, responsabile new business di Facile.it. «Si tratta normalmente di garanzie aggiuntive a pacchetti assicurativi più ampi dedicati alla protezione dell’abitazione, coperture che iniziano a prendere sempre più piede anche in Italia; analizzando le domande di polizze casa raccolte tramite il portale nei primi cinque mesi del 2018, abbiamo registrato una crescita del 13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.».

Di certo ad incidere sull’aumento dell’interesse verso una polizza casa piuttosto che un altra c’è, da un lato la maggiore conoscenza del prodotto, dall’altro il costo, molto basso rispetto ai benefici che portano.

«Se guardiamo alla sola garanzia furto, il premio base parte da circa 5 euro al mese, costo che aumenta in relazione all’ubicazione e alle caratteristiche dell’immobile, nonché alla somma che si intende assicurare. A questo proposito – continua Agnoli – è importante considerare che, in caso di intrusione, il risarcimento viene calcolato “a primo rischio assoluto” e che l’assicurazione rimborserà il contraente fino a un valore massimo pari a quello indicato nel contratto. È quindi fondamentale stimare con attenzione gli oggetti che abbiamo in casa perché proprio da questa valutazione dipenderà sia il costo della polizza, sia il risarcimento che potremo ottenere.».

Continuando a scorrere la classifica delle paure di chi parte per le vacanze, al secondo posto c’è quella di aver dimenticato a casa i documenti o i biglietti di viaggio; un timore che accomuna più di 10,2 milioni di italiani, pari al 28,8% di chi farà le ferie.

Al terzo posto si posiziona la paura, esplicitamente citata da 7,7 milioni di cittadini, di aver lasciato porte o finestre aperte (21,7%); una preoccupazione legata non solo ai topi d’appartamento, ma anche ad eventuali danni che l’abitazione può subire a causa del maltempo.

Altra preoccupazione tipica di chi va in ferie, spesso causa di dietrofront a pochi minuti dalla partenza, è quella di aver dimenticato il gas (14,5%) o il rubinetto (7,6%) aperti. «Bisogna fare molta attenzione alle dimenticanze», sottolinea Angoli «perché anche quando si è assicurati con una polizza casa, se il danno è agevolato o causato da un comportamento negligente del contraente, la compagnia potrebbe negare il rimborso.».

Donne e uomini: chi ha più paure?

Interessante notare come i timori siano differenti a seconda che a partire sia un uomo o una donna. Se la paura di subire un furto in casa è, seppur di poco, percepita in misura maggiore dagli uomini (65,2% contro il 61,8% delle donne), è alla voce “dimenticanze” che si vedono le differenze più significative. Guardando alle risposte delle donne, il 33,2% dichiara di aver paura di scordare i documenti o i biglietti a casa (contro il 24,2% degli uomini), il 27,1% teme di lasciare porte o finestre aperte (contro il 16,1% degli uomini) e il 18,1% di dimenticare il gas aperto (solo il 10,9% degli uomini). Saranno più attenti i maschietti oppure è più spesso la donna a doversi occupare dei preparativi del viaggio, ansie incluse?

Età, provenienza e nucleo familiare

Dati curiosi emergono analizzando le risposte in base all’età; se è vero che le prime tre paure in classifica sono comuni a tutti gli italiani, indipendentemente dall’anno di nascita, è interessante notare come gli under 35 abbiano più paura di dimenticare qualcosa rispetto agli over 35. Se si guarda, ad esempio, al timore di scordare i biglietti di viaggio o i documenti, è quasi il 50% degli under 35 ad ammettere di avere questa preoccupazione mentre, tra gli over 35, solo il 22%. Viceversa, chi ha più di 35 anni risulta aver più paura dei furti in casa rispetto a chi di anni ne ha meno.

Interessante inoltre notare come, guardando alle risposte da un punto di vista geografico, non emergano significative differenze, segno che, quando si parla di questo genere di paure, gli italiani sembrano essere concordi nel condividere le stesse preoccupazioni.

Analizzando i dati in base alla dimensione del nucleo familiare, infine, emerge che all’aumentare del numero di persone in famiglia, crescono le paure, soprattutto quelle di dimenticare qualcosa.

Presentato presso la sede del Parlamento europeo a Bruxelles il 7° Rapporto Annuale Efficienza Energetica dell’ENEA, che fa il punto sulle politiche nazionali nel settore e sui risultati raggiunti in Italia, inserendoli nel contesto comunitario dove l’efficienza energetica continua a rappresentare una priorità, come confermato dall’adozione del pacchetto di misure legislative “Energia pulita per tutti gli europei” e, in particolare, dalla revisione della direttiva Ue sull’efficienza energetica e dalla direttiva Ue sulle prestazioni degli edifici, in linea con gli obiettivi energetici e climatici del 2030.

La buona performance dell’Italia in termini di risultati ottenuti nel settore è stata recentemente confermata da una valutazione indipendente dell’American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE) che, analizzando i dati di 25 nazioni, pone l’Italia in vetta alla classifica a pari merito con la Germania, ma con una spesa pubblica assoluta e procapite inferiore.

“L’evento di oggi è un importante momento di confronto con i principali attori del settore sugli scenari futuri oltre che sulle misure utili al fine di confermare e superare i già importanti risultati raggiunti fino ad ora, come confermato dal primo posto dell’Italia nel rapporto ACEEE”, commenta il sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa. “L’efficienza è uno dei pilastri su cui si baserà la nostra politica energetica. Per questo sarà necessario impegnarsi ancora di più per rafforzare il nostro ruolo di guida nel settore per l’Unione europea. Vogliamo arrivare quanto prima ad una roadmap dell’efficienza che sia condivisa con gli operatori di settore e con la società italiana tutta per raggiungere e se possibile superare gli obiettivi recentemente stabiliti a livello europeo”, conclude Crippa.

“I risultati raggiunti dal nostro Paese nel settore dell’efficienza energetica confermano che le misure e gli strumenti adottati seguono la direzione intrapresa dall’Unione europea in materia di decarbonizzazione”, sottolinea il presidente dell’ENEA Federico Testa. “Per accelerare ulteriormente questo processo e centrare gli obiettivi comunitari, l’ENEA ha messo in campo una serie di azioni con ricadute significative per la riduzione dei consumi, la sicurezza e la gestione più razionale degli edifici pubblici e privati e il contrasto alla povertà energetica, fenomeno che colpisce sia in Italia che in Europa la parte più vulnerabile della popolazione.

Le attività di sensibilizzazione e supporto nei confronti del cittadino, delle imprese e della Pubblica Amministrazione, svolte dall’ENEA vanno incontro all’esigenza di realizzare effettivamente le opportunità offerte dall’efficienza anche in chiave occupazionale e di competitività”, conclude Testa.

Oltre al presidente Testa e al sottosegretario Crippa, hanno partecipato alla presentazione gli europarlamentari Simona Bonafé, promotrice dell’evento, Patrizia Toia, Theresa Griffin e Dario Tamburrano, il direttore generale della DG Energia della Commissione Ue, Dominique Ristori, e il responsabile Energy Services di Eni gas e luce, Giorgio Fontana.

Grande successo per la presentazione dell’osservatorio immobiliare Fiaip Cagliari riguardante la “vecchia” provincia di Cagliari, giunto alla seconda edizione e arricchito dal sito a Lui dedicato, tenutosi il 15 giugno, presso la sede della Confindustria Sardegna Meridionale.

Hanno partecipato oltre al presidente regionale Fiaip Angelo Bianchi, il presidente provinciale di Cagliari Rosamaria Rizzo, anche il vice presidente vicario con delega all’ufficio studi Mario Condò De Satriano, l’assessore alla pianificazione strategica urbanistica del Comune di Cagliari dottoressa Francesca Ghirra, il presidente della camera di commercio di Cagliari dottor Maurizio De Pascale, il referente provinciale osservatorio immobiliare (OMI) l’ingegner Gianfranco Manca.

Nell’occasione, oltre ad analizzare l’andamento del mercato immobiliare della città metropolitana, si sono affrontati i temi delle politiche abitative e dello sviluppo urbanistico del capoluogo. Il vice presidente vicario Condò De Satriano, ha sottolineato che l’andamento delle compravendite ha registrato un leggero trend positivo.

“Le quotazioni immobiliari di quest’anno si attestano sui livelli dello scorso anno” ha affermato la Rosamaria Rizzo presidente provinciale Fiaip Cagliari.

L’ingegner Manca dell’OMI ha altresì affermato che: “soprattutto nell’hinterland, le pezzature – in fatto di mq – più richieste, sono quelle intorno ai 70 mq. poiché vista la poca natalità e la differenza economica di molti nuclei familiari si preferisce dirottare l’acquisto su piccoli appartamenti”.

In conclusione, visiti i numerosi interventi, il Presidente Regionale fiaip Sardegna Angelo Bianchi ha sottolineato che “eventi come questo, rappresentino uno strumento importante per gli addetti al settore, che possono aiutare il dibattito, aiutando a capire quali siano le azioni da mettere in campo per far partire nuovamente il comparto immobiliare”.

È entrato in vigore il 1° luglio l’obbligo di fatturazione elettronica per i subappaltatori e subcontraenti della filiera delle imprese che operano nell’ambito di un contratto di appalto pubblico.

Oltre un terzo degli intervistati trascorre sempre più tempo in casa. Secondo i fati dell’osservatorio sulla casa l’abitazione è diventato anche il luogo dove si lavora

Presentati a Milano i risultati dell’Osservatorio sulla Casa 2018, l’indagine annuale di Leroy Merlin che studia i comportamenti, gli stili, le abitudini degli italiani nei confronti dell’abitazione. Una ricerca realizzata da Habitante in collaborazione con l’Unione dei consumatori, che giunta alla sua quinta edizione è in grado di fotografare le trasformazioni in corso nel mondo dell’abitare offrendo agli addetti ai lavori del settore un utile strumento di lettura sulle tendenze in atto che stanno modellando la casa del futuro.

Lo studio è frutto di oltre 2000 interviste che hanno permesso di ottenere un campione rappresentativo della popolazione italiana focalizzato sui responsabili delle scelte relative alle opere di abbellimento e ristrutturazione delle abitazioni. Come anche nelle precedenti edizioni si è partiti dai cinque elementi portanti di una casa ideale, i pilastri su cui ogni abitazione si regge perché la casa per gli italiani deve essere comoda da vivere adattandosi alle nuove esigenze della società in trasformazione (per il 76% degli italiani); la casa deve aiutare a risparmiare con il controllo delle spese di manutenzione e dei consumi (72%); la casa deve rappresentare un ambiente sano (68%); la casa deve rispettare l’ambiente in cui viviamo integrandosi con il paesaggio, offrendo il minor impatto possibile sul territorio ed essendo ecosostenibile (58%); infine la casa moderna deve essere anche smart, intelligente e innovativa (36%).

L’evoluzione dei pilastri nel corso del tempo mostra la tendenza in atto nel nuovo concetto di casa. La casa smart non decolla e la gestione innovativa della casa fatica ad emergere.

Tutto l’ambito del controllo a distanza, se attira una certa fetta di persone, comporta però un impatto sulla privacy e in alcuni casi le persone si sentono inadeguate o hanno timore nel gestire le nuove modalità.