La Greca succede nella carica al prof. Maurizio Tira, rettore dell’Università degli Studi di Brescia che ha retto il CeNSU negli ultimi quattro anni. Il prestigioso istituto, Ente morale riconosciuto dal Presidente della Repubblica, da oltre 50 anni opera al fine di incrementare l’interesse per gli studi urbanistici, promuovendo iniziative culturali, di informazione e di aggiornamento favorendo anche la collaborazione con le Associazioni e gli Enti Pubblici che curano, sia in sede di studio che di attuazione, la soluzione delle questioni urbanistiche.

Il Presidente del CNI, Armando Zambrano, e il consigliere Fede, anch’egli componete della giunta esecutiva del CeNSU, sono stati fra i primi a congratularsi con il neo presidente dicendosi certi che egli saprà proseguire l’azione incisiva dell’Istituto, organo qualificato di consulenza per il Consiglio Nazionale degli Ingegneri.

La Greca, nel suo discorso di insediamento ha indicato le priorità della sua azione che, in armonia allo Statuto, sarà volta ad accrescere l’attenzione degli ingegneri italiani sulle questioni urbanistiche di interesse nazionale e, soprattutto, a valorizzare l’apporto dell’attività professionale e della loro specifica competenza sulla rigenerazione resiliente del territorio, la mitigazione e l’adattamento ai rischi, in particolare simici, climatici e idrogeologici, l’integrazione con la pianificazione dei trasporti per l’accessibilità diffusa, la salvaguardia e valorizzazione sostenibile delle risorse non rinnovabili.

Ha evidenziato, inoltre, come gli ingegneri sappiano traguardare le innovazioni e il mutamento in atto con atteggiamento positivo che li pone sul fronte di un’azione avanzata e multidisciplinare in grado di affrontare le sfide più rilevanti che l’urbanistica e la pianificazione territoriale si trovano a dover fronteggiare. Una loro prerogativa è, infatti, proprio quella di essere guidati da una logica evolutiva che li porta a declinare ottimisticamente gli scenari futuri e le trasformazioni profonde che interessano l’economia e la società in tempo di crisi.

Le vacanze sono un momento tanto atteso, ma quando arriva l’ora di partire e lasciare l’abitazione per un po’ di tempo, ecco che iniziano a sorgere le prime preoccupazioni. Secondo un’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca mUp Research e condotta con l’ausilio di Norstat su un campione rappresentativo della popolazione nazionale, una delle principali paure degli italiani che quest’anno andranno in ferie è che qualcuno approfitti dell’assenza estiva per insediarsi abusivamente in casa; timore esplicitamente indicato da più di 5,2 milioni di nostri connazionali, vale a dire quasi 1 adulto su 6.

Polizza Casa. Dal furto al gas aperto, (quasi) tutti hanno almeno una paura

Fa riflettere il fatto che, come emerge dall’indagine, tutti, o quasi, abbiano paura; il 95,5% di chi quest’anno andrà in vacanza ammette di avere almeno una preoccupazione legata alla lontananza da casa. Ma quali sono quelle più comuni?
Al primo posto della classifica si trova il timore di subire un furto in casa; una paura indicata dal 63,5% dei rispondenti, pari a 22,6 milioni di italiani.

«Con un polizza casa adeguata, oltre a proteggere l’immobile con sistemi antintrusione, è possibile tutelarsi con un’apposita polizza che consente, in caso di furto, di ottenere il risarcimento dei beni sottratti e degli eventuali danni causati dai ladri», spiega Lodovico Agnoli, responsabile new business di Facile.it. «Si tratta normalmente di garanzie aggiuntive a pacchetti assicurativi più ampi dedicati alla protezione dell’abitazione, coperture che iniziano a prendere sempre più piede anche in Italia; analizzando le domande di polizze casa raccolte tramite il portale nei primi cinque mesi del 2018, abbiamo registrato una crescita del 13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.».

Di certo ad incidere sull’aumento dell’interesse verso una polizza casa piuttosto che un altra c’è, da un lato la maggiore conoscenza del prodotto, dall’altro il costo, molto basso rispetto ai benefici che portano.

«Se guardiamo alla sola garanzia furto, il premio base parte da circa 5 euro al mese, costo che aumenta in relazione all’ubicazione e alle caratteristiche dell’immobile, nonché alla somma che si intende assicurare. A questo proposito – continua Agnoli – è importante considerare che, in caso di intrusione, il risarcimento viene calcolato “a primo rischio assoluto” e che l’assicurazione rimborserà il contraente fino a un valore massimo pari a quello indicato nel contratto. È quindi fondamentale stimare con attenzione gli oggetti che abbiamo in casa perché proprio da questa valutazione dipenderà sia il costo della polizza, sia il risarcimento che potremo ottenere.».

Continuando a scorrere la classifica delle paure di chi parte per le vacanze, al secondo posto c’è quella di aver dimenticato a casa i documenti o i biglietti di viaggio; un timore che accomuna più di 10,2 milioni di italiani, pari al 28,8% di chi farà le ferie.

Al terzo posto si posiziona la paura, esplicitamente citata da 7,7 milioni di cittadini, di aver lasciato porte o finestre aperte (21,7%); una preoccupazione legata non solo ai topi d’appartamento, ma anche ad eventuali danni che l’abitazione può subire a causa del maltempo.

Altra preoccupazione tipica di chi va in ferie, spesso causa di dietrofront a pochi minuti dalla partenza, è quella di aver dimenticato il gas (14,5%) o il rubinetto (7,6%) aperti. «Bisogna fare molta attenzione alle dimenticanze», sottolinea Angoli «perché anche quando si è assicurati con una polizza casa, se il danno è agevolato o causato da un comportamento negligente del contraente, la compagnia potrebbe negare il rimborso.».

Donne e uomini: chi ha più paure?

Interessante notare come i timori siano differenti a seconda che a partire sia un uomo o una donna. Se la paura di subire un furto in casa è, seppur di poco, percepita in misura maggiore dagli uomini (65,2% contro il 61,8% delle donne), è alla voce “dimenticanze” che si vedono le differenze più significative. Guardando alle risposte delle donne, il 33,2% dichiara di aver paura di scordare i documenti o i biglietti a casa (contro il 24,2% degli uomini), il 27,1% teme di lasciare porte o finestre aperte (contro il 16,1% degli uomini) e il 18,1% di dimenticare il gas aperto (solo il 10,9% degli uomini). Saranno più attenti i maschietti oppure è più spesso la donna a doversi occupare dei preparativi del viaggio, ansie incluse?

Età, provenienza e nucleo familiare

Dati curiosi emergono analizzando le risposte in base all’età; se è vero che le prime tre paure in classifica sono comuni a tutti gli italiani, indipendentemente dall’anno di nascita, è interessante notare come gli under 35 abbiano più paura di dimenticare qualcosa rispetto agli over 35. Se si guarda, ad esempio, al timore di scordare i biglietti di viaggio o i documenti, è quasi il 50% degli under 35 ad ammettere di avere questa preoccupazione mentre, tra gli over 35, solo il 22%. Viceversa, chi ha più di 35 anni risulta aver più paura dei furti in casa rispetto a chi di anni ne ha meno.

Interessante inoltre notare come, guardando alle risposte da un punto di vista geografico, non emergano significative differenze, segno che, quando si parla di questo genere di paure, gli italiani sembrano essere concordi nel condividere le stesse preoccupazioni.

Analizzando i dati in base alla dimensione del nucleo familiare, infine, emerge che all’aumentare del numero di persone in famiglia, crescono le paure, soprattutto quelle di dimenticare qualcosa.

Economia circolare: partiamo dall’energia – teleriscaldamento a biomassa: un investimento per il territorio.

Righini, presidente FIPER: “dai risultati dell’indagine si dimostra come e in che misura il teleriscaldamento a biomassa garantisce un’importante funzione di presidio e gestione del territorio e riduca le polveri sottili e la CO2. Un progetto di primario interesse per i decisori pubblici o gli imprenditori impegnati a promuovere iniziative di sviluppo territoriale”

In occasione del convegno FIPER: “economia circolare: partiamo dall’energia” tenutosi a Roma presso il Palazzo Santa Chiara sono stati presentati i risultati dello studio “teleriscaldamento a biomassa: un investimento per il territorio”.
Lo studio risponde all’esigenza di fornire indicazioni chiare e dati puntuali circa la convenienza ambientale, economica e occupazionale per un dato territorio di avviare un impianto di teleriscaldamento a biomassa. L’idea di fondo è che il teleriscaldamento a biomassa costituisca un intervento strutturale di primario interesse generale per il territorio e che, quindi, debba essere sempre considerato dal decisore pubblico per pianificare il rilancio delle zone rurali e montane. La valutazione di questi progetti prescinde quindi dall’esclusiva analisi energetica.

Lo studio dimostra come teleriscaldare un territorio crei i presupposti per lo sviluppo di altre infrastrutture a servizio della comunità, quali i sistemi di cablaggio per la connessione internet veloce, funzionali a attirare nuove imprese e giovani nelle aree definite “interne”.

Raccontare l’esperienza dei territori a partire dalla raccolta dei “dati di campo” è la novità di questa pubblicazione, il cui lavoro principale ha riguardato la conoscenza e l’analisi diretta del funzionamento degli impianti di teleriscaldamento “target” e della relativa catena di fornitura, la cosiddetta “filiera bosco-legno-energia”.

Un mondo caratterizzato da piccole, microimprese spesso a conduzione familiare, in cui il paesaggio montano rappresenta elemento saliente nella costruzione della propria identità e del senso di appartenenza al luogo. In termini ambientali e energetici, dal campione dei 65 impianti di teleriscaldamento a biomassa analizzati dal Politecnico di Milano, risulta un risparmio di energia fossile primaria1 compreso tra il 60% e il 80%, un valore molto elevato rispetto all’impiego di altri combustibili fossili e non. Risparmi analoghi si registrano per l’anidride carbonica (CO2) immessa nell’atmosfera. Da questa prospettiva, il TLR a biomassa è tra le tecnologie più performanti e non ha rivali in termini di produzione di energia rinnovabile e riduzione di emissioni climalteranti. Per quanto riguarda le altre emissioni in atmosfera, lo studio si è concentrato sulla produzione di polveri sottili (PM) che hanno assunto una particolare importanza a livello nazionale. L’analisi e la gestione del PM rappresenta una tematica molto discussa proprio in relazione alla combustione della biomassa e agli impatti sulla salute degli abitanti. Le valutazioni condotte evidenziano come gli impianti in questione permettano un significativo miglioramento rispetto ai dispositivi domestici a biomassa (caldaie/stufe a legna) e risultino comunque più vantaggiosi delle caldaie a gasolio, considerati il mix tecnologico di riferimento standard per le zone montane. Per esempio, un impianto di dimensioni medie (circa 5 MW) rispetto all’utilizzo dei dispositivi domestici a biomassa consente di evitare emissioni per circa 10 tonnellate di polveri su base annua.

Negli ultimi anni all’interno del dibattito condotto dai Paesi aderenti alla “Convenzione delle Alpi, si si è posta sempre più l’attenzione sull’impatto economico che la filiera biomassa-energia produce sui territori alpini. In assenza di un’analisi puntuale a livello italiano dell’impatto del TLR a biomassa in termini di sviluppo territoriale, la sezione economica di questa pubblicazione ha voluto colmare questo “vuoto” di dati e indicazioni a partire dall’analisi della catena di fornitura locale.
In particolare, lo studio ha valutato le ricadute economiche e occupazionali a livello di impatto diretto, indiretto, di indotto e fiscale.

Il target “locale” selezionato per calcolare l’entità dell’impatto è formato da 13 impianti di TLR a biomassa distribuiti in quattro aree distinte ed eterogenee per tecnologia adottata, conformazione orografica, densità di popolazione, zona climatica e caratteristiche della filiera.

Dall’elaborazione dei dati economici e finanziari delle imprese della filiera bosco-legno-energia coinvolte nell’indagine, l’impatto economico monetario generato a livello locale si attesta in 50 milioni di Euro/annuo, mentre l’effetto occupazionale è di 520 Unità Lavorative Annue (ULA).

In termini di effetto moltiplicativo, ciò sta ad indicare che per ogni euro aggiuntivo fatturato dagli impianti di TLR del campione si genera un impatto complessivo sul sistema economico di circa 2,65 €. Sul fronte occupazionale invece, per ogni ULA impiegata dal TLR ne vengono attivate 15,5 lungo tutta la filiera e nelle imprese collegate. Estendendo i risultati ottenuti su scala nazionale si ottiene che le ricadute dei impianti di TLR a biomassa esistenti corrispondono a 320 Milioni di euro/anno e di 3.300 ULA. Si è poi determinato il valore delle ricadute dei potenziali impianti di TLR a biomassa realizzabili nelle zone climatiche E ed F2 che risultano comprese tra 450 e 680 Milioni di euro/anno e tra 5.300-8.000 ULA a seconda dello scenario identificato.

Non meno importanza, il valore dell’impatto fiscale prodotto limitatamente alle imposte dirette risulta pari a 0,7 Milioni di euro/anno per il campione di 13 impianti analizzati, mentre a livello nazionale il valore si attesta intorno ai 4,6 Milioni di euro/anno (impianti esistenti). Si tratta di entrate quasi completamente a favore dei comuni interessati e, quindi, ancora una volta di stretto interesse locale, realizzando de facto un federalismo fiscale.

Commenta Righini, presidente FIPER: “lo studio dimostra come l’avvio di un impianto di teleriscaldamento produca un immediato beneficio per l’intera filiera del legno, garantendo un’importante funzione di presidio e gestione del territorio e riducendo le polveri sottili e la CO2 rispetto alle altre fonti disponibili sul territorio tale da renderlo un progetto di primario interesse per i decisori pubblici o gli imprenditori impegnati a promuovere iniziative di sviluppo territoriale”.

Relativamente alla questione che coinvolge il trasferimento dell’Archivio di Stato dall’attuale sede di Palazzo Farnese all’Ex Caserma Cantore a Piacenza, l’Agenzia del Demanio precisa che l’operazione sta procedendo secondo il percorso ordinario di valorizzazione e razionalizzazione portato avanti dallo Stato in tutto il territorio nazionale per ottimizzare l’utilizzo efficiente degli immobili destinati alle Pubbliche Amministrazioni Centrali.

In particolare Palazzo Farnese è stato oggetto di un accordo condiviso e firmato da Agenzia del Demanio, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo edall’Amministrazione comunale nel dicembre 2014. L’accordo, oltre a prevedere il trasferimento di proprietà al Comune di Piacenza a titolo gratuito, secondo le procedure del Federalismo demaniale culturale, stabilisce che i locali attualmente occupati in comodato d’uso gratuito dall’Archivio di Stato, saranno liberati una volta completata la nuova sede, auspicabilmente nell’arco dei successivi 5 anni. I locali verranno rilasciati, come di consueto in questi casi, in stato di ordinaria manutenzione, liberi da arredi e attrezzature, salvo dotazioni che fossero di eventuale interesse del Comune.

Per ottemperare all’impegno sottoscritto, l’Agenzia del Demanio, in accordo con il MiBACT, ha individuato le risorse necessarie per portare a termine, tra il 2019 e 2020, i lavori di riqualificazione e adeguamento nella Caserma Cantore – Ex Monastero di Sant’Agostino e consentire così il trasferimento definitivo dell’intero Archivio di Stato. A seguito del trasloco, sarà possibile per il Comune predisporre l’ aggiornamento del Programma di Valorizzazione per il riutilizzo degli spazi disimpegnati, così come previsto dall’accordo.

“Rimane inteso – assicura Roberto Reggi, Direttore generale dell’Agenzia del Demanio – che, visto il grande interesse suscitato dall’argomento, c’è assoluta disponibilità da parte dell’Agenzia a confrontarsi sin da subito, e quindi con grande anticipo rispetto alle previsioni dell’accordo, con i rappresentati del Comune di Piacenza, con l’Onorevole Elena Murelli e l’Assessore Massimo Polledri, sull’intero percorso in atto e sugli impegni economici presi.”

“Sarà un Congresso-proposta rivolto non solo agli architetti ma soprattutto al Paese, per far emergere l’ineludibile e improcrastinabile necessità di una nuova stagione di pianificazione strategica

“Sarà un Congresso-proposta rivolto non solo agli architetti ma soprattutto al Paese, per far emergere l’ineludibile e improcrastinabile necessità di una nuova stagione di pianificazione strategica che approcci lo spazio edificato da un punto di vista olistico e incentrato sul ruolo della cultura della costruzione di qualità a tutti i livelli territoriali e cioè non solo con riferimento alle città e agli spazi urbani, ma anche a quelli periferici e rurali e alle relative interconnessioni. La cultura è un insostituibile volano della sostenibilità economica, sociale e ambientale, plasma la nostra identità e definisce la nostra eredità; per questo, come riportato nella Dichiarazione di Davos – dello scorso gennaio – dei Ministri europei della cultura, deve essere messa al centro delle politiche di sviluppo, in quanto nessun sviluppo può definirsi democratico, pacifico e sostenibile se non è fondato sulla cultura”.

Spiega così Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori il senso più profondo della tre giorni (dal 5 al 7 luglio, Roma, Auditorium Parco della Musica) che vedrà riuniti nell’VIII Congresso nazionale 3mila delegati in rappresentanza dei 155mila iscritti.

L’assise sarà preceduta, il 4 luglio, dalla Conferenza Nazionale degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori per la presentazione dei documenti congressuali e per la cerimonia inaugurale del Congresso prevista all’Acquario Romano.

Il programma dei lavori del 5 luglio, prima giornata del Congresso, prevede la relazione di apertura del Presidente del Consiglio Nazionale, Giuseppe Cappochin, sui “Principi per una nuova legge per lo sviluppo delle città del futuro prossimo e per una legge per l’architettura” alla quale faranno seguito i saluti dei rappresentanti delle Istituzioni governative e parlamentari e delle autonomie locali, delle altre professioni oltre che dei presidenti mondiale ed europeo della categoria.

Nel pomeriggio, l’analisi giuridica della proposta illustrata da Cappochin sarà al centro dell’intervento dell’avvocato Paolo Stella Richter; al termine, prevista la proiezione del video “Come cambiano le città italiane: dalle città metropolitane ai piccoli Comuni” che illustra gli spunti più significativi raccolti nel lungo percorso di ascolto dei territori – quattordici tappe da nord a sud del Paese – che ha caratterizzato i mesi di preparazione del Congresso. Percorso che ha permesso un confronto con oltre settemila tra architetti, pubblici amministratori, esponenti della politica, dell’economia, della cultura, del volontariato e, più in generale, della società civile.

Sempre nel pomeriggio della prima giornata dei lavori, tre le Tavole Rotonde previste: “Riflessioni del Comitato Scientifico del Congresso Nazionale”; “Le città resilienti. Presentazione e confronto esperienze internazionali”; “Agenda urbana 2030. Esperienze italiane e europee a confronto”.

La conclusione della giornata prevede interventi su “Il ruolo dello Stato nelle città del futuro” con la partecipazione di Giovanni Maria Flick, Presidente Emerito della Corte Costituzionale.

“Il Congresso nazionale consentirà, anche grazie agli interventi di decine di relatori nazionali ed internazionali tutti di alto livello scientifico e professionale, una analisi puntuale e approfondita – spiega ancora Cappochin – dalla quale desideriamo emerga con forza che il Paese non può più attendere – dandosi una visione strategica di lungo periodo – quel salto di qualità che se non viene compiuto relegherà inevitabilmente l’Italia in posizioni di retroguardia rispetto al resto dell’Europa. Su un tema, per di più, come l’architettura e le città che ha visto il pensiero italiano guardato come punto di riferimento da tutto il mondo”.

Proprio per consentire di analizzare tutti gli aspetti della complessa e articolata problematica città-architetti-architettura, tutta la seconda giornata del Congresso (6 luglio) sarà scandita da una serie di Tavole Rotonde che approfondiranno alcuni dei maggiori temi sul tappeto: da “Le città del futuro prossimo. Verso una cultura della costruzione di qualità” al “Consumo di suolo a saldo zero e rigenerazione urbana. Confronto tra le leggi regionali”; dai “Principi per una nuova legge per lo sviluppo delle città del futuro prossimo” alla “Legge sull’architettura. Le esperienze internazionali a confronto” a quella con al centro il tema della “Intelligenza Collettiva e Nuovo Umanesimo.”

A caratterizzare, tra l’altro, la giornata, l’intervento a fine mattina di Gil Penalosa, ex Sindaco di Bogotà, Direttore e Presidente del Consiglio Esecutivo 8-80 Cities su “Creating Vibrant and Healthy Cities for All”.

Sempre nella seconda giornata congressuale prevista la presentazione, da parte di Lorenzo Bellicini, Direttore del Cresme, della ricerca “Centri storici, periferie, città diffusa, aree interne: sviluppo e squilibri nell’Italia di oggi”: uno studio che – spiega – “racconta l’evolversi ed il cambiamento del modello insediativo italiano”. In chiusura dei lavori verrà presentata una selezione dei migliori progetti vincitori dei concorsi di progettazione in due gradi selezionati per la Mostra. Verranno anche presentati i Protocolli e i Bandi dei nuovi concorsi di architettura in due gradi.

Sabato 7 luglio, giornata conclusiva del Congresso, in programma la presentazione dell’indagine “L’immagine sociale dell’architetto” curata dal sociologo Mario Abis alla quale seguiranno gli interventi di Paolo Baratta, Presidente de La Biennale di Venezia; Vittorino Andreoli, Psichiatra e Scrittore; Michele Dall’Ongaro, Presidente – Sovrintendente Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Chiuderanno i lavori del Congresso Nazionale la presentazione del Manifesto del Congresso, la presentazione e votazione di Mozioni e l’intervento di chiusura del Presidente Giuseppe Cappochin che traccerà il bilancio delle tre giornate congressuali, importante punto di partenza per il lavoro che, nei prossimi due-tre anni, vedranno impegnati in tutta una serie di iniziative gli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori italiani. In allegato il programma.

Al via il progetto EXTRAS della NATO che punta a sviluppare un sistema capace di sventare attacchi terroristici sui mezzi pubblici.

L’annuncio del nuovo master in aerospazio è stato dato dal delegato dell’Ateneo cagliaritano sul tema, Massimo Vanzi: “L’Agenzia Spaziale Europea ci ha segnalato la necessità di una formazione specifica, non generica, sull’ottica per le applicazioni spaziali. Siamo pronti”.

“L’Università di Cagliari fa da sempre la sua parte: da tanto tempo formiamo il personale che lavora nell’aerospazio, che va a lavorare in Agenzia Spaziale Italiana, in INAF, e nei vari enti che se ne occupano”. Lo ha detto Massimo Vanzi, delegato dell’Ateneo per l’aerospazio, intervenendo questo pomeriggio al convegno “Sardegna regione spaziale”, organizzato dalla rivista Airpress – in collaborazione con Vitrociset – nella Sala convegni “Giorgio Pisano” de L’Unione Sarda. Ad ascoltarlo il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, il vicepresidente della Regione, Raffaele Paci, il presidente dell’INAF, Nicolò D’Amico e una platea di consiglieri regionali, parlamentari, docenti e tecnici delle aziende del settore. In platea anche il Prorettore alla Ricerca, Micaela Morelli, e un gruppo di studenti del corso di laurea in Ingegneria elettronica.

Tutte le recenti innovazioni del settore hanno un denominatore comune: al Sardinia Radio Telescope, al Progetto ARIA e alla recente Sardinia Deep Space Antenna lavorano ricercatori formati nel nostro Ateneo

“Anche di recente abbiamo firmato protocolli di intesa specifici con ASI e una collaborazione con la NASA – ha dettagliato il professor Vanzi – Abbiamo contatti da sempre con tanti enti: l’Agenzia Spaziale Europea ci ha segnalato in queste settimane la necessità di una formazione non genericamente aerospaziale, ma in particolare sull’ottica per le applicazioni spaziali. L’ESA ci ha chiesto per questo di organizzare insieme un Master, in cui entrerà anche ASI, ma che sarà coordinato da UniCa con l’Agenzia europea: formeremo una figura professionale nuova, specifica, che secondo l’ESA non viene formata da nessun’altra parte nel nostro Continente”.

E’ la dimostrazione di un Ateneo in salute e da sempre in prima fila su questi temi. Tutte le recenti innovazioni del settore hanno un denominatore comune: al Sardinia Radio Telescope, al Progetto ARIA e alla recente Sardinia Deep Space Antenna lavorano ricercatori formati nel nostro Ateneo, in particolare al Dipartimento di Fisica, risultato ai primi posti in Italia nella recente VQR, e il team di astrofisica di UniCa continua a inanellare successi, come solo una vera scuola sa fare.

Un Ateneo che fa da sempre alta formazione nel settore, ed è assolutamente in grado di continuare a farlo: il nuovo master può partire in tempi rapidi, con l’ok della Regione

“Un altro input che ci è arrivato di recente – ha aggiunto il professor Vanzi – è l’invito a coordinare altre iniziative nel settore: sono qui con noi anche le professoresse Titi Melis e Giovanna Mura, che portano avanti da sempre importanti attività nel settore. Il nostro Ateneo fa alta formazione ed è assolutamente in grado di continuare a farla. Siamo pronti: tra l’altro, i master si sostengono da soli, quindi si può partire in tempi rapidi. Il livello di risposta della Regione alla nostra proposta è stato alto”.

Poco prima era stato il professor Giacomo Cao, direttore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali e presidente del Distretto Aerospaziale Sardo (DASS) a intervenire al dibattito: “Fare squadra è il messaggio di oggi: se oggi la Sardegna è un best case, è perché abbiamo convinto tutti che si trattava di un’occasione da non perdere. Ma deve essere un percorso anche nazionale: auspico che a breve vengano definite le governance dei vari soggetti, con la nomina di un sottosegretario all’aerospazio in sintonia con l’Agenzia Spaziale Italiana”. Rispondendo alle sollecitazioni della platea sulla formazione, il docente ha aggiunto che al dipartimento da lui diretto “servono 7 milioni di euro per attivare un corso di laurea in ingegneria aerospaziale”.

Fonte: UnioneIngegneri.com

Innanzitutto, per una corretta manutenzione ordinaria stagionale vanno puliti i filtri dell’unità interna dei climatizzatori domestici. Generalmente i filtri sono a maglia di fili in materiale plastico, e in questo caso è sufficiente lavarli sotto un getto d’acqua (come quello del rubinetto) e poi lasciarli asciugare bene prima di rimontarli.

Se i filtri sono realizzati in materiale deperibile con il tempo, come ad esempio alcune schiume sintetiche, è meglio evitare il getto d’acqua. Se sono in materiale “esauribile” (filtri elettrostatici passivi o a carboni attivi) vanno sostituiti con filtri nuovi. Se infine sono costituiti da zeoliti o biossido di titanio fotocatalitico occorre lavarli ed esporli al sole per permettere ai raggi UV di rigenerarli, prima che vengano nuovamente installati. Per individuare il tipo di filtro e sapere come rimuoverlo correttamente è importante consultare le istruzioni del climatizzatore.

Una volta controllati i filtri delle unità interne è bene accertarsi che l’unità esterna non sia intasata da foglie, pioppini ecc. Se necessario pulirla con un getto d’acqua o d’aria (va bene il getto d’aria di un phon senza la funzione di riscaldamento).

Una volta completata la pulizia stagionale accendere il climatizzatore e, un quarto d’ora dopo averlo avviato, accertarsi che funzioni correttamente verificando che l’aria che esce sia fresca (in funzione raffrescamento estivo) e che la condensa venga scaricata dall’apposita tubazione.

Se si riscontrano anomalie di funzionamento contattare un centro di assistenza autorizzato.

Alcune volte possono capitare degli inconvenienti nell’uso del climatizzatore: potrebbe perdere la carica di refrigerante, con conseguente diminuzione della resa termica (cioè la differenza di temperatura fra l’aria in ambiente e l’aria in uscita dalla bocchette); in questo caso rivolgersi a un centro assistenza. Può anche capitare che il tubo di evacuazione della condensa sia ostruito da una bolla d’aria. Molto più raramente, potrebbe avvenire che nei multisplit gli indirizzi di comando delle singole unità interne vadano persi, e di conseguenza il sistema funzioni male: in questo caso occorre ripristinarli nei telecomandi seguendo le istruzioni di montaggio (comunque prima del primo avvio dell’apparecchiatura).

Si ricorda che la sicurezza di persone, animali e cose è una competenza del produttore e dell’installatore. L’utente deve controllare che non ci siano cavi elettrici rovinati e che le griglie di protezione del ventilatore della sezione esterna non siano danneggiate.

Fonte: UnioneArchitetti.com

Estate, caldo, sole e l’immancabile tuffo in piscina. Trascorrere le vacanze in un luogo dotato di piscina è sicuramente piacevole, tuttavia questi impianti possono risultare pericolosi quando tra i fruitori sono presenti bambini. A volte è sufficiente che i piccoli eludano la sorveglianza dei genitori o di altri adulti e corrano o giochino a bordo piscina, per cadere in acqua con i conseguenti rischi.

Per ovviare a questo pericolo e prevenire cadute accidentali, si consiglia di delimitare la piscina con recinzioni non scavalcabili dai più piccoli.

Un villaggio turistico di Bibione (VE) dotato di piscina delimitata da una vecchia rete ammalorata, ricercava una soluzione per la messa in sicurezza dell’area, capace di coniugare pregio estetico, resistenza all’umidità salina vista la prossimità del mare e durata nel tempo.

Betafence, azienda leader mondiale nel mercato delle recinzioni, ha proposto Nylofor® 3D, un sistema di recinzione indicato proprio per le applicazioni che richiedono alta rigidità e quindi capace di garantire un buon livello di sicurezza. I fili in acciaio che costituiscono il pannello hanno un diametro di ben 5 mm, assicurando un alto livello di robustezza.

I pannelli Nylofor 3D sono muniti di punte contundenti di 30 mm: la posa può essere effettuata con le punte rivolte verso l’alto o verso il basso in base all’esigenza: in questo caso, poiché l’area è molto frequentata da bambini, si è preferito mettere le punte verso il basso, in modo da impedire lo scavalcamento ma al contempo proteggere i piccoli nel caso di impatto fortuito con la recinzione.

Caratterizzata da un design minimale ed accurato, la recinzione Betafence decora l’area con un tocco di eleganza discreta. Grazie alla leggerezza equilibrata ed alla trasparenza del sistema scelto, l’impatto sul contesto ad alto valore naturalistico non è invasivo. Il colore bianco richiama le architetture tipiche delle zone di mare ed è inoltre la nuance adottata per tutte le strutture di proprietà del committente.

Nylofor 3D unisce funzionalità ed estetica, mantenendo aspetto e prestazioni a lungo.

Grazie infatti alla tecnologia del rivestimento protettivo che prevede zincatura, rivestimento ad alta adesione e strato di poliestere (con spessore minimo di 100 micron), il sistema resiste alla corrosione degli agenti atmosferici, dei raggi UV e dell’umidità salina, senza deteriorarsi nel tempo.

Rapido da installare, è disponibile di serie nel colore verde RAL 6005 o in altri colori su richiesta, come in questo specifico caso applicativo.

La scelta di Nylofor 3D bianco in sostituzione della vecchia rete, ha permesso di coniugare esigenze di decoro e integrazione architettonico-paesaggistica con la necessità di dotare l’area piscina di un sistema efficace di dissuasione e deterrenza, per una maggior protezione dell’incolumità dei più piccoli. Senza contare che la recinzione permette di controllare l’accesso di animali di piccola taglia, durante il giorno e la notte.

Fonte: UnioneIngegneri.com

Forno sulla fusioneAll’ENEA è appena stata ultimata la realizzazione di un forno da vuoto ad alta temperatura che offrirà le competenze tecnologiche necessarie alla realizzazione di alcuni componenti della DTT (Divertor Tokamak Test facility), la nuova macchina per la ricerca sulla fusione che verrà costruita presso il Centro Ricerche di Frascati.

All’ENEA è appena stata ultimata la realizzazione di un forno da vuoto ad alta temperatura che offrirà le competenze tecnologiche necessarie alla realizzazione di alcuni componenti della DTT (Divertor Tokamak Test facility), la nuova macchina per la ricerca sulla fusione che verrà costruita presso il Centro Ricerche di Frascati.

Si tratta di un cilindro metallico delle dimensioni di una caldaia che servirà a studiare le proprietà dei CPS (Capillary-Pore System), spugne imbevute di metallo liquido che verranno utilizzate nel divertore come materiale direttamente esposto al plasma.

La superficie del metallo liquido, intrinsecamente, non è soggetta a danneggiamenti all’interno del tokamak e in questo modo rappresenta una possibile soluzione al problema del deterioramento dei materiali solidi, allungando il ciclo di vita di un componente fondamentale per il futuro reattore come il divertore.

Forno sulla fusione02Presso i laboratori del Centro ENEA di Frascati, queste speciali spugne di tungsteno verranno immerse all’interno del forno, in un bagno di stagno liquido a 1200 gradi centigradi con l’obiettivo di studiare l’assorbimento dello stagno da parte della spugna ed investigare i fenomeni corrosivi legati all’impiego di questo metallo.

Sinora l’unico tokamak che ha sperimentato lo stagno come metallo liquido si trova proprio nel centro dell’ENEA di Frascati ed è FTU (Frascati Tokamak Upgrade). Le spugne in questo caso sono state sviluppate in collaborazione con un centro di ricerca russo.

“Pur continuando la collaborazione, il nuovo forno di Frascati ci porterà ad acquisire il know-how per la fabbricazione dei CPS e a sviluppare soluzioni innovative da installare sulla futura macchina DTT”, commenta Giuseppe Mazzitelli, capo della divisione Tecnologie Fusione Nucleare dell’ENEA.

Energia: nuovo “forno” hi-tech per future macchine a fusione Forno sulla fusione 03 Questo studio, finanziato da EURO fusion, ha coinvolto personale tecnico tra cui Luigi Verdini, Mario Mezzacappa, Valerio Cerri, Stefano Rueca e Marco Vellucci, che si sono occupati dell’installazione del forno, insieme al dottorando dell’Università di Padova, il 26 enne Matteo Iafrati, che da quattro anni porta avanti il suo progetto di ricerca nel Centro di Frascati. “La presenza di giovani nei nostri centri di ricerca testimonia l’importanza del ruolo formativo per ENEA”, sottolinea Giuseppe Mazzitelli, “una prerogativa fondamentale soprattutto in un campo di ricerca dal futuro promettente come la fusione che, oggi più che mai, ci vede impegnati nella nuova sfida della costruzione di DTT, con il coinvolgimento di oltre 150 giovani ricercatori e fino a 1.500 persone, tra dirette e indotto, che lavoreranno complessivamente al progetto ”.

Fonte: UnioneIngegneri