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Tra il 2014 e il 2017 l’Italia ha perso 310.000 abitanti; tra 2017 e 2036, ne avrà persi 2,8 milioni pari alla popolazione di Roma, oppure all’insieme della popolazione di Molise, Basilicata, Umbria e Friuli Venezia-Giulia.

In un quadro mondiale in cui la popolazione è in forte crescita, in particolare quella giovane (il 40% della popolazione mondiale ha meno di 24 anni), l’Italia si trova, invece, ai primi posti tra le economie mondiali, insieme al Giappone e alla Germania, per tassi di natalità deboli e saldi naturali negativi. Nel 2015, per la prima volta dal secondo dopoguerra la popolazione italiana ha iniziato a diminuire, e la diminuzione è continuata nel 2016 e nel 2017. In tre anni si è ridotta di oltre 310.000 abitanti. E’ la popolazione di Catania.

Sono questi alcuni dei dati della ricerca “Cenni storici, periferie, città diffusa”: sviluppo e squilibri nell’Italia di oggi” che il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha commissionato al Cresme in occasione dell’VIII Congresso Nazionale “Abitare il Paese. Città e territori del Futuro prossimo” in corso di svolgimento a Roma all’Auditorium Parco della Musica.

Le regioni più toccate dalla crisi demografica sono la Basilicata, che perde il 13,1% della popolazione, la Liguria (-11,8%); Puglia, Molise, Sardegna, Sicilia e Calabria perdono circa il 10% della loro popolazione; Campania e Abruzzo diminuiscono di oltre l’8%, mentre l’Umbria del 7,8% e il Piemonte del 7,1%. Solo Trentino-Alto Adige e Lombardia registreranno una crescita della popolazione; mentre per Emilia Romagna e Lazio si può parlare di stagnazione e per Toscana e Veneto di lieve contrazione. Le maggiori criticità si registrano nel Mezzogiorno, nel Nord ovest e nel Centro, con eccezione della provincia di Roma.

E’ come se l’Italia si andasse restringendo a una piccola parte del Paese: Lombardia, Trentino – Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Provincia di Roma.

Gli stessi forti squilibri territoriali riguardano gli indicatori economici. L’analisi della dinamica del PIL dal 2007 al 2016, mostra non solo che la ripresa non è per tutti, ma soprattutto che la ripresa esaspera le differenze, quasi più che la crisi: nel 2016, ultimo anno per cui sono disponibili i dati ufficiali su base regionale, il Trentino-Alto Adige superava il PIL del 2007 del +4%; la Lombardia era “sotto” dell’1,3%; l’Emilia Romagna del 3,3%; la Toscana del 5%; il Veneto del 6,2%. Queste sono le situazioni migliori, perché se ne registrano ben più gravi in altre regioni: il PIL del Molise nel 2016 è inferiore a quello del 2007 del 17,8%; in Sicilia si è a -13,7%; in Calabria a -12,1%; in Campania a -10,5%. Ma non è solo il Sud che fatica: anche nelle altre regioni del Nord Ovest le cose non vanno bene: il Piemonte è -10%, la Liguria a -12,5, la Valle d’Aosta a -11,1%; e nel centro Italia l’Umbria, una volta regione virtuosa è a -16,1%.

Le criticità che emergono nel confronto tra l’Italia e le altre economie e tra le varie regioni, fissano una prima condizione di base con la quale è necessario confrontarsi ed è quella delle diverse capacità di affrontare le sfide che lo scenario economico attuale pone.

Sabato 7 luglio, giornata conclusiva del Congresso, è stata presentata l’indagine “L’immagine sociale dell’architetto” curata dal sociologo Mario Abis alla quale seguiranno gli interventi di Paolo Baratta, Presidente de La Biennale di Venezia; Vittorino Andreoli, Psichiatra e Scrittore; Michele Dall’Ongaro, Presidente – Sovrintendente Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Economia circolare: partiamo dall’energia – teleriscaldamento a biomassa: un investimento per il territorio.

Righini, presidente FIPER: “dai risultati dell’indagine si dimostra come e in che misura il teleriscaldamento a biomassa garantisce un’importante funzione di presidio e gestione del territorio e riduca le polveri sottili e la CO2. Un progetto di primario interesse per i decisori pubblici o gli imprenditori impegnati a promuovere iniziative di sviluppo territoriale”

In occasione del convegno FIPER: “economia circolare: partiamo dall’energia” tenutosi a Roma presso il Palazzo Santa Chiara sono stati presentati i risultati dello studio “teleriscaldamento a biomassa: un investimento per il territorio”.
Lo studio risponde all’esigenza di fornire indicazioni chiare e dati puntuali circa la convenienza ambientale, economica e occupazionale per un dato territorio di avviare un impianto di teleriscaldamento a biomassa. L’idea di fondo è che il teleriscaldamento a biomassa costituisca un intervento strutturale di primario interesse generale per il territorio e che, quindi, debba essere sempre considerato dal decisore pubblico per pianificare il rilancio delle zone rurali e montane. La valutazione di questi progetti prescinde quindi dall’esclusiva analisi energetica.

Lo studio dimostra come teleriscaldare un territorio crei i presupposti per lo sviluppo di altre infrastrutture a servizio della comunità, quali i sistemi di cablaggio per la connessione internet veloce, funzionali a attirare nuove imprese e giovani nelle aree definite “interne”.

Raccontare l’esperienza dei territori a partire dalla raccolta dei “dati di campo” è la novità di questa pubblicazione, il cui lavoro principale ha riguardato la conoscenza e l’analisi diretta del funzionamento degli impianti di teleriscaldamento “target” e della relativa catena di fornitura, la cosiddetta “filiera bosco-legno-energia”.

Un mondo caratterizzato da piccole, microimprese spesso a conduzione familiare, in cui il paesaggio montano rappresenta elemento saliente nella costruzione della propria identità e del senso di appartenenza al luogo. In termini ambientali e energetici, dal campione dei 65 impianti di teleriscaldamento a biomassa analizzati dal Politecnico di Milano, risulta un risparmio di energia fossile primaria1 compreso tra il 60% e il 80%, un valore molto elevato rispetto all’impiego di altri combustibili fossili e non. Risparmi analoghi si registrano per l’anidride carbonica (CO2) immessa nell’atmosfera. Da questa prospettiva, il TLR a biomassa è tra le tecnologie più performanti e non ha rivali in termini di produzione di energia rinnovabile e riduzione di emissioni climalteranti. Per quanto riguarda le altre emissioni in atmosfera, lo studio si è concentrato sulla produzione di polveri sottili (PM) che hanno assunto una particolare importanza a livello nazionale. L’analisi e la gestione del PM rappresenta una tematica molto discussa proprio in relazione alla combustione della biomassa e agli impatti sulla salute degli abitanti. Le valutazioni condotte evidenziano come gli impianti in questione permettano un significativo miglioramento rispetto ai dispositivi domestici a biomassa (caldaie/stufe a legna) e risultino comunque più vantaggiosi delle caldaie a gasolio, considerati il mix tecnologico di riferimento standard per le zone montane. Per esempio, un impianto di dimensioni medie (circa 5 MW) rispetto all’utilizzo dei dispositivi domestici a biomassa consente di evitare emissioni per circa 10 tonnellate di polveri su base annua.

Negli ultimi anni all’interno del dibattito condotto dai Paesi aderenti alla “Convenzione delle Alpi, si si è posta sempre più l’attenzione sull’impatto economico che la filiera biomassa-energia produce sui territori alpini. In assenza di un’analisi puntuale a livello italiano dell’impatto del TLR a biomassa in termini di sviluppo territoriale, la sezione economica di questa pubblicazione ha voluto colmare questo “vuoto” di dati e indicazioni a partire dall’analisi della catena di fornitura locale.
In particolare, lo studio ha valutato le ricadute economiche e occupazionali a livello di impatto diretto, indiretto, di indotto e fiscale.

Il target “locale” selezionato per calcolare l’entità dell’impatto è formato da 13 impianti di TLR a biomassa distribuiti in quattro aree distinte ed eterogenee per tecnologia adottata, conformazione orografica, densità di popolazione, zona climatica e caratteristiche della filiera.

Dall’elaborazione dei dati economici e finanziari delle imprese della filiera bosco-legno-energia coinvolte nell’indagine, l’impatto economico monetario generato a livello locale si attesta in 50 milioni di Euro/annuo, mentre l’effetto occupazionale è di 520 Unità Lavorative Annue (ULA).

In termini di effetto moltiplicativo, ciò sta ad indicare che per ogni euro aggiuntivo fatturato dagli impianti di TLR del campione si genera un impatto complessivo sul sistema economico di circa 2,65 €. Sul fronte occupazionale invece, per ogni ULA impiegata dal TLR ne vengono attivate 15,5 lungo tutta la filiera e nelle imprese collegate. Estendendo i risultati ottenuti su scala nazionale si ottiene che le ricadute dei impianti di TLR a biomassa esistenti corrispondono a 320 Milioni di euro/anno e di 3.300 ULA. Si è poi determinato il valore delle ricadute dei potenziali impianti di TLR a biomassa realizzabili nelle zone climatiche E ed F2 che risultano comprese tra 450 e 680 Milioni di euro/anno e tra 5.300-8.000 ULA a seconda dello scenario identificato.

Non meno importanza, il valore dell’impatto fiscale prodotto limitatamente alle imposte dirette risulta pari a 0,7 Milioni di euro/anno per il campione di 13 impianti analizzati, mentre a livello nazionale il valore si attesta intorno ai 4,6 Milioni di euro/anno (impianti esistenti). Si tratta di entrate quasi completamente a favore dei comuni interessati e, quindi, ancora una volta di stretto interesse locale, realizzando de facto un federalismo fiscale.

Commenta Righini, presidente FIPER: “lo studio dimostra come l’avvio di un impianto di teleriscaldamento produca un immediato beneficio per l’intera filiera del legno, garantendo un’importante funzione di presidio e gestione del territorio e riducendo le polveri sottili e la CO2 rispetto alle altre fonti disponibili sul territorio tale da renderlo un progetto di primario interesse per i decisori pubblici o gli imprenditori impegnati a promuovere iniziative di sviluppo territoriale”.

È made in Italy il primo prototipo dell’Inner Vertical Target, uno dei tre componenti del divertore di ITER, il grande reattore per la ricerca sulla fusione nucleare in costruzione nel Sud della Francia. Realizzato da ENEA e Ansaldo Nucleare, servirà per assemblare il divertore, l’elemento più sollecitato dal flusso termico del plasma, composto da 54 moduli in grado di sopportare un flusso termico di 20 MW per mq e temperature che raggiungono i 2mila gradi centigradi.

AL’Inner Vertical Target servirà come “bersaglio” delle particelle prodotte in eccesso dal plasma per mantenere accesa la reazione di fusione nucleare, smaltire il calore e renderlo disponibile per la produzione di energia elettrica. Pesa 5 quintali concentrati in otto tubi di lega di rame lunghi 1,8 m ricoperti di blocchi di tungsteno, un materiale con alto punto di fusione, ottima conducibilità termica e alta resistenza. Il processo di costruzione messo a punto dall’ENEA si chiama Hot Radial Pressing (HRP): in pratica il tubo in lega di rame viene accostato al blocco in tungsteno, “gonfiato” con una pressione di 60MPa (600 bar) e contemporaneamente portato a una temperatura di 600 °C.

Oltre a consentire una saldatura in grado di sopportare le più estreme condizioni di carico, la tecnologia permette il mantenimento delle caratteristiche meccaniche dei tubi in rame e la perfetta geometria della superficie rivolta al plasma, evitando ulteriori costose e pericolose lavorazioni meccaniche.

“Le pressioni e le temperature a cui avviene la giunzione possono sembrare alte, ma sono in realtà le più basse utilizzate in tutti i metodi alternativi proposti per la realizzazione di questo stesso componente”, commenta Eliseo Visca, responsabile del Laboratorio Tecnologie Speciali dell’ENEA. “Grazie a un forno hi-tech progettato nei nostri laboratori e all’esperienza decennale nella ricerca sui controlli non distruttivi, nel nostro laboratorio di Frascati abbiamo prodotto, testato e controllato tutti i tubi rivestiti di tungsteno che compongono l’Inner Vertical Target, i cosiddetti Plasma Facing Unit, divenendo un’eccellenza in campo internazionale”, precisa Eliseo Visca.

Grazie a un contratto con F4E, l’agenzia Ue responsabile delle commesse europee per il programma ITER, Ansaldo Nucleare ha lavorato all’industrializzazione del processo brevettato da Enea e ha realizzato il prototipo nelle officine di Ansaldo Energia, a Genova Campi, con il contributo degli esperti dell’ENEA e dell’azienda Walter Tosto per parte delle lavorazioni di supporto.

Nel campo della produzione della componentistica ad alta tecnologia per la fusione, complessivamente l’industria italiana si è aggiudicata contratti del valore di 1 miliardo di euro, circa il 60% del totale delle commesse europee.

“Questo risultato rappresenta un grande successo per la ricerca e l’industria italiana e dimostra ancora una volta come il Paese sia competitivo a livello mondiale in un settore fortemente high-tech, con importanti ricadute scientifiche, economiche e occupazionali”, evidenzia Aldo Pizzuto, Direttore del Dipartimento Fusione e Sicurezza Nucleare dell’ENEA.

Relativamente alla questione che coinvolge il trasferimento dell’Archivio di Stato dall’attuale sede di Palazzo Farnese all’Ex Caserma Cantore a Piacenza, l’Agenzia del Demanio precisa che l’operazione sta procedendo secondo il percorso ordinario di valorizzazione e razionalizzazione portato avanti dallo Stato in tutto il territorio nazionale per ottimizzare l’utilizzo efficiente degli immobili destinati alle Pubbliche Amministrazioni Centrali.

In particolare Palazzo Farnese è stato oggetto di un accordo condiviso e firmato da Agenzia del Demanio, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo edall’Amministrazione comunale nel dicembre 2014. L’accordo, oltre a prevedere il trasferimento di proprietà al Comune di Piacenza a titolo gratuito, secondo le procedure del Federalismo demaniale culturale, stabilisce che i locali attualmente occupati in comodato d’uso gratuito dall’Archivio di Stato, saranno liberati una volta completata la nuova sede, auspicabilmente nell’arco dei successivi 5 anni. I locali verranno rilasciati, come di consueto in questi casi, in stato di ordinaria manutenzione, liberi da arredi e attrezzature, salvo dotazioni che fossero di eventuale interesse del Comune.

Per ottemperare all’impegno sottoscritto, l’Agenzia del Demanio, in accordo con il MiBACT, ha individuato le risorse necessarie per portare a termine, tra il 2019 e 2020, i lavori di riqualificazione e adeguamento nella Caserma Cantore – Ex Monastero di Sant’Agostino e consentire così il trasferimento definitivo dell’intero Archivio di Stato. A seguito del trasloco, sarà possibile per il Comune predisporre l’ aggiornamento del Programma di Valorizzazione per il riutilizzo degli spazi disimpegnati, così come previsto dall’accordo.

“Rimane inteso – assicura Roberto Reggi, Direttore generale dell’Agenzia del Demanio – che, visto il grande interesse suscitato dall’argomento, c’è assoluta disponibilità da parte dell’Agenzia a confrontarsi sin da subito, e quindi con grande anticipo rispetto alle previsioni dell’accordo, con i rappresentati del Comune di Piacenza, con l’Onorevole Elena Murelli e l’Assessore Massimo Polledri, sull’intero percorso in atto e sugli impegni economici presi.”

“Sarà un Congresso-proposta rivolto non solo agli architetti ma soprattutto al Paese, per far emergere l’ineludibile e improcrastinabile necessità di una nuova stagione di pianificazione strategica

“Sarà un Congresso-proposta rivolto non solo agli architetti ma soprattutto al Paese, per far emergere l’ineludibile e improcrastinabile necessità di una nuova stagione di pianificazione strategica che approcci lo spazio edificato da un punto di vista olistico e incentrato sul ruolo della cultura della costruzione di qualità a tutti i livelli territoriali e cioè non solo con riferimento alle città e agli spazi urbani, ma anche a quelli periferici e rurali e alle relative interconnessioni. La cultura è un insostituibile volano della sostenibilità economica, sociale e ambientale, plasma la nostra identità e definisce la nostra eredità; per questo, come riportato nella Dichiarazione di Davos – dello scorso gennaio – dei Ministri europei della cultura, deve essere messa al centro delle politiche di sviluppo, in quanto nessun sviluppo può definirsi democratico, pacifico e sostenibile se non è fondato sulla cultura”.

Spiega così Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori il senso più profondo della tre giorni (dal 5 al 7 luglio, Roma, Auditorium Parco della Musica) che vedrà riuniti nell’VIII Congresso nazionale 3mila delegati in rappresentanza dei 155mila iscritti.

L’assise sarà preceduta, il 4 luglio, dalla Conferenza Nazionale degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori per la presentazione dei documenti congressuali e per la cerimonia inaugurale del Congresso prevista all’Acquario Romano.

Il programma dei lavori del 5 luglio, prima giornata del Congresso, prevede la relazione di apertura del Presidente del Consiglio Nazionale, Giuseppe Cappochin, sui “Principi per una nuova legge per lo sviluppo delle città del futuro prossimo e per una legge per l’architettura” alla quale faranno seguito i saluti dei rappresentanti delle Istituzioni governative e parlamentari e delle autonomie locali, delle altre professioni oltre che dei presidenti mondiale ed europeo della categoria.

Nel pomeriggio, l’analisi giuridica della proposta illustrata da Cappochin sarà al centro dell’intervento dell’avvocato Paolo Stella Richter; al termine, prevista la proiezione del video “Come cambiano le città italiane: dalle città metropolitane ai piccoli Comuni” che illustra gli spunti più significativi raccolti nel lungo percorso di ascolto dei territori – quattordici tappe da nord a sud del Paese – che ha caratterizzato i mesi di preparazione del Congresso. Percorso che ha permesso un confronto con oltre settemila tra architetti, pubblici amministratori, esponenti della politica, dell’economia, della cultura, del volontariato e, più in generale, della società civile.

Sempre nel pomeriggio della prima giornata dei lavori, tre le Tavole Rotonde previste: “Riflessioni del Comitato Scientifico del Congresso Nazionale”; “Le città resilienti. Presentazione e confronto esperienze internazionali”; “Agenda urbana 2030. Esperienze italiane e europee a confronto”.

La conclusione della giornata prevede interventi su “Il ruolo dello Stato nelle città del futuro” con la partecipazione di Giovanni Maria Flick, Presidente Emerito della Corte Costituzionale.

“Il Congresso nazionale consentirà, anche grazie agli interventi di decine di relatori nazionali ed internazionali tutti di alto livello scientifico e professionale, una analisi puntuale e approfondita – spiega ancora Cappochin – dalla quale desideriamo emerga con forza che il Paese non può più attendere – dandosi una visione strategica di lungo periodo – quel salto di qualità che se non viene compiuto relegherà inevitabilmente l’Italia in posizioni di retroguardia rispetto al resto dell’Europa. Su un tema, per di più, come l’architettura e le città che ha visto il pensiero italiano guardato come punto di riferimento da tutto il mondo”.

Proprio per consentire di analizzare tutti gli aspetti della complessa e articolata problematica città-architetti-architettura, tutta la seconda giornata del Congresso (6 luglio) sarà scandita da una serie di Tavole Rotonde che approfondiranno alcuni dei maggiori temi sul tappeto: da “Le città del futuro prossimo. Verso una cultura della costruzione di qualità” al “Consumo di suolo a saldo zero e rigenerazione urbana. Confronto tra le leggi regionali”; dai “Principi per una nuova legge per lo sviluppo delle città del futuro prossimo” alla “Legge sull’architettura. Le esperienze internazionali a confronto” a quella con al centro il tema della “Intelligenza Collettiva e Nuovo Umanesimo.”

A caratterizzare, tra l’altro, la giornata, l’intervento a fine mattina di Gil Penalosa, ex Sindaco di Bogotà, Direttore e Presidente del Consiglio Esecutivo 8-80 Cities su “Creating Vibrant and Healthy Cities for All”.

Sempre nella seconda giornata congressuale prevista la presentazione, da parte di Lorenzo Bellicini, Direttore del Cresme, della ricerca “Centri storici, periferie, città diffusa, aree interne: sviluppo e squilibri nell’Italia di oggi”: uno studio che – spiega – “racconta l’evolversi ed il cambiamento del modello insediativo italiano”. In chiusura dei lavori verrà presentata una selezione dei migliori progetti vincitori dei concorsi di progettazione in due gradi selezionati per la Mostra. Verranno anche presentati i Protocolli e i Bandi dei nuovi concorsi di architettura in due gradi.

Sabato 7 luglio, giornata conclusiva del Congresso, in programma la presentazione dell’indagine “L’immagine sociale dell’architetto” curata dal sociologo Mario Abis alla quale seguiranno gli interventi di Paolo Baratta, Presidente de La Biennale di Venezia; Vittorino Andreoli, Psichiatra e Scrittore; Michele Dall’Ongaro, Presidente – Sovrintendente Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Chiuderanno i lavori del Congresso Nazionale la presentazione del Manifesto del Congresso, la presentazione e votazione di Mozioni e l’intervento di chiusura del Presidente Giuseppe Cappochin che traccerà il bilancio delle tre giornate congressuali, importante punto di partenza per il lavoro che, nei prossimi due-tre anni, vedranno impegnati in tutta una serie di iniziative gli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori italiani. In allegato il programma.

Al via il progetto EXTRAS della NATO che punta a sviluppare un sistema capace di sventare attacchi terroristici sui mezzi pubblici.

Per la sicurezza sul lavoro scattano gli aumenti per le sanzioni del 1,9%, rivalutazione effettuata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Aumenti sanzioni dal 1° luglio

Dal 1° luglio 2018, le ammende previste per le contravvenzioni in materia di igiene, salute e sicurezza sul lavoro, saranno rivalutate nella misura del 1,9%, come previsto dal d.lgs. n° 81/2000.

Il decreto direttoriale n° 12 del 6 giugno 2018 del Capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha stabilito, appunto, la rivalutazione delle sanzioni riguardanti le violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Questo è il secondo aumento quinquennale come prevede il decreto n° 81/2008, modificato dal d.l. 76/2013 che ha previsto diverse novità.

Rivalutazione sanzioni ogni 5 anni

Le modifiche introdotte dal decreto legge e convertito in legge n° 99/2013 stabilisce sulla sicurezza che: “le ammende previste con riferimento alle contravvenzioni in materia di igiene salute e sicurezza sul lavoro e le sanzioni amministrative pecuniarie previste dal presente decreto nonché da atti aventi forza di legge sono rivalutate ogni cinque anni con decreto del direttore generale della direzione generale per l’attività ispettiva del ministero del lavoro e delle politiche sociali, in misura pari all’indice Istat dei prezzi al consumo previo arrotondamento delle cifre al decimale superiore”.

Sicurezza sul lavoro: 1°luglio sanzioni più care

Ad effettuare la rivalutazione delle sanzioni è stato l’Ispettorato nazionale del lavoro individuato dal Ministero del Lavoro. La rivalutazione è stata presa nella misura dell’1,9% e partirà dal 1° luglio 2018.

L’effetto di tale rivalutazione renderà le sanzioni più onerose per i datori di lavoro che non si attengono al regolamento. Le multe più severe sono per le seguenti omissioni:

  • omissione da parte del datore di lavoro della redazione del documento di valutazione dei rischi;
  • omissione della nomina del responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP).

Le sanzioni per queste omissioni sale da 2.740 euro a 2.792 euro per quella minima e da 7.014 euro a 7.147 euro per quella massima.

Per sapere quanto ammonta l’aumento dei singoli casi si può fare riferimento alla tabella, di tutte le sanzioni, con le tariffe del 2013 e apportare in ogni caso l’aumento dell’1,9% come previsto dal decreto.

Gli aumenti verranno applicati alle violazioni commesse esclusivamente dal 1° luglio 2018 fino al 30 giugno 2023.

Fonte: NotizieOra.it

Il Provveditorato interregionale per le Opere Pubbliche Lazio Abruzzo Sardegna ha indetto un concorso di progettazione per l’acquisizione del progetto di fattibilità tecnica ed economica al fine della rifunzionalizzazione dell’ex Caserma Simeto, da realizzarsi attraverso la riconversione degli «Ex magazzini Aeronautica» di Sant’Avendrace nella Direzione Provinciale e gli Uffici Territoriali di Cagliari.

L’oggetto del concorso costituisce uno dei primi passi nell’attività di riqualificazione di un importante quadrante urbano che il Comune di Cagliari sta portando avanti con il programma generale denominato Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza del quartiere di Sant’Avendrace. Si tratta di interventi consistenti che cambiano le caratteristiche del quartiere. In particolare si segnala l’intervento del lotto C “rifunzionalizzazione dell’ex mattatoio di via Po per housing sociale e servizi, quello più vicino all’area oggetto di intervento. Si richiede quindi ai concorrenti un’attenzione particolare, delle previsioni future, mirata a inserire l’intervento in un contesto unitario di alta qualità urbana e sociale.

L’Agenzia delle Entrate e i progettisti incaricati, avranno dunque la possibilità di rendere la sede della nuova cittadella finanziaria un primo simbolo rappresentativo di tale riqualificazione mediante un intervento integrato con quello comunale, per la forma urbana, l’interfaccia con lo spazio pubblico, l’accessibilità e le relazioni con il contesto. In particolar modo, si auspica il contributo attraverso un’accurata analisi e verifica della progettazione dei vuoti, delle sue connessioni, della gerarchia degli spazi pubblici e della qualità urbana degli stessi, avendo come riferimento i flussi pedonali provenienti dalla via Simeto e dalla via Po.

Il costo stimato per la realizzazione dell’opera è di € 35.000.000,00, al netto di I.V.A., oltre ad € 1.225.000,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso. Sopralluogo (obbligatorio), entro il 23.07.2018

Premi

  • al 1° classificato 290.224,59 euro,

  • dal secondo fino al quinto classificato è previsto un rimborso spese pari a 18.139,04 euro ciascuno

Al vincitore verrà affidata anche la progettazione di livello definitivo, il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, la progettazione esecutiva ed il coordinamento della sicurezza in fase esecutiva tramite procedura negoziata senza bando ai sensi dell’art. 63, comma 4, del D.Lgs 50/2016 e ss.mm.ii.

Fonte: UnioneArchitetti.com

L’Assemblea degli associati OICE, riunitasi oggi a Roma, ha confermato alla presidenza per il quadriennio 2018-2022 l’ing. Gabriele Scicolone, Amministratore Delegato delle Società del Gruppo Artelia in Italia. Faranno parte del Consiglio di Presidenza oltre al Presidente, anche quattro vice presidenti, eletti anch’essi oggi: l’ing. Maurizio Boi, Amministratore Unico di Tecnolav Engineering srl, con delega ai rapporti con FIDIC, EFCA e alle PMI, l’ing. Roberto Carpaneto, Direttore Generale di Rina SpA, con delega all’Internazionalizzazione, l’ing. Giovanni Battista Furlan, Presidente Net Engineering International SpA, con delega ai Grandi Committenti, al PPP e ai Progetti Speciali, l’ing. Nicola Angelo Marotta, Vice Presidente Business Italy di Technip Italy SpA, con delega ai rapporti con Confindustria e con i General Contractors. Del Consiglio di presidenza OICE fa anche parte di diritto il Presidente della Consulta Interregionale, Ing. Giovanni Kisslinger, Amministratore e Direttore tecnico di Studio KR e Associati.

Nel prossimo Consiglio generale il Presidente si riserva di attribuire altre deleghe a componenti del Consiglio Generale.

Essendo i quattro vice presidente già stati eletti consiglieri un anno fa, il Consiglio generale, in base a quanto previsto dallo statuto OICE (art. 25, par. g), dalla prossima riunione risulterà integrato ricorrendo ai primi quattro candidati non eletti lo scorso anno: ing. Nicola Salzano de Luna, ing. Giorgio Lupoi, ing. Alfredo Ingletti e ing. Franco Cavallaro.

Romano, 47 anni, laureato in ingegneria a Roma, Gabriele Scicolone opera da vent’anni per aziende multinazionali e da 15 nel Gruppo Artelia, e si è occupato di svariati progetti di costruzione nei settori oil&gas e in vari comparti del “real estate”, cooperando con molteplici investitori e Clienti di rilevanza internazionale contribuendo alla significativa crescita del Gruppo in Italia.

“La riconferma alla presidenza OICE, dopo i primi due anni di operato è un onore” dice Scicolone “ma soprattutto un onere nei confronti dei colleghi associati che mi hanno confermato fiducia. C’è tantissimo da fare per riposizionare il ruolo dell’ingegneria e dell’architettura italiana al livello che gli spetta. Siamo un elemento fondamentale della filiera delle costruzioni, parte importante del PIL del paese, ed eccellenza che può e deve trainare la crescita all’estero dove raccogliamo da anni consensi sempre più lusinghieri. Lavoreremo in squadra coesa per continuare ad essere interlocutore fondamentale delle istituzioni del paese”.

Fonte: UnioneIngegneri.com

Emilia 4, l’auto energia solare nata all’interno del progetto Onda Solare, può raggiungere una velocità di 110 chilometri all’ora, ma il suo consumo di energia è simile a quello di un asciugacapelli. A luglio parteciperà, negli Stati Uniti, all’American Solar Challenge: una gara di 3.500 chilometri attraverso le montagne rocciose, dal Nebraska all’Oregon.

Il Museo Ferrari di Maranello ha ospitato ieri la presentazione di Emilia 4, nuova auto solare, a quatto posti, progettata e costruita dall’Università di Bologna: è la prima auto italiana di questo tipo. Emilia 4 è stata sviluppata dalla squadra di Onda Solare che in passato ha già realizzato prototipi di auto solari, sempre però monoposto. Il nuovo veicolo, con i suoi quattro posti passeggero, ha invece un aspetto molto più simile a quello di un’auto tradizionale. Con una grossa differenza nel campo dei consumi, rispetto alle auto che viaggiano oggi sulle nostre strade: per muoversi Emilia 4, che può raggiungere una velocità di 110 chilometri all’ora, utilizza una quantità di energia simile a quella necessaria per far funzionare un asciugacapelli.

Emilia 4 è nata da un progetto di ricerca industriale finanziato dalla Regione Emilia-Romagna grazie ai Fondi Europei di Sviluppo Regionale (Por Fesr). È stata sviluppata e costruita interamente in Emilia-Romagna dall’Università di Bologna e dal team di Onda Solare, con il sostegno di diverse aziende e centri di ricerca, tra cui il Centro di super calcolo del Cineca e Scm Group. Il lavoro di progettazione, che ha coinvolto una sessantina di persone, è durato due anni, mentre la fase di costruzione è stata portata a termine in meno di un anno.

Emilia 4 monta due motori elettrici posizionati dentro alle ruote ed è alimentata da cinque metri quadrati di pannelli solari ad alto rendimento collegati a batterie al litio di ultima generazione. È stata sviluppata con una serie di accorgimenti di alta tecnologia: forme funzionali ed aerodinamiche, materiali avanzati come laminati e sandwich in fibra di carbonio e tubolari in titanio, soluzioni innovative per le sospensioni e per la meccanica.

Come le precedenti auto del progetto Onda Solare (Emilia 2 ed Emilia 3), anche Emilia 4 è nata per gareggiare con altre auto ad alimentazione solare. La prima prova sarà quella dell’American Solar Challenge, che si terrà dal 10 al 22 luglio negli Stati Uniti. In gara ci saranno 23 squadre, tutte universitarie e in gran parte statunitensi: la squadra di Onda Solare sarà l’unica europea tra i partecipanti.

“La nostra tecnologia e la nostra squadra sfideranno i team delle più importanti università americane: MIT, Berkeley, Georgia Tech e South California, in una gara estrema sotto ogni punto di vista”, spiega Claudio Rossi, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi” dell’Alma Mater che ha partecipato al progetto.

Il percorso dell’American Solar Challenge è lungo 3.500 chilometri e attraversa la regione delle montagne rocciose, tra Omaha, nel Nebraska, e la città di Bend, in Oregon. Un viaggio che ricalca l’Oregon Trail: una delle principali via di migrazione nel continente nordamericano, usata nell’800 da coloni, cow-boy, minatori e uomini d’affari che migravano nel West.
La squadra di Onda Solare sottolinea però che Emilia 4 non è solo un prototipo da competizione, ma “una vera auto a quattro posti”. “Su Emilia 4 – dice ancora Claudio Rossi – abbiamo montato la tecnologia che sviluppiamo quotidianamente per le applicazioni rivolte al settore industriale: ad esempio la tecnologia per la conversione fotovoltaica o per la distribuzione di celle fotovoltaiche anche sulle pareti verticali degli edifici”.

Fonte: UnioneIngegneri.com